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La gerla dei semi di betulla

Favole per fanciulli di ogni età

La musichetta della Champions

Accendo il forno. Pregusto il sapore della pizza. Ma proprio quando sto per gustare il frutto del mio lavoro, ecco suonare il campanello. Un colpo al cuore! Chi osa disturbare il mio momento sacro? Devo andare ad aprire, se non altro per azzannare chiunque abbia avuto il coraggio di disturbare il mio rito

Sono un uomo semplice, in fondo.

Il venerdì, mentre il resto del mondo va in subbuglio, io mi concedo da anni il lusso della mia meravigliosa serata “pizza”, che parte così: telefono rigorosamente spento, bibite in fresco, musica di Donald Fagen a giusto volume, e infine il mio outfit da chef, un grembiule con l’immagine di Kung Fu Panda indossato a mezza gamba.

E stasera, con la pioggia che danza fuori e il vicino in vacanza in Oriente (che sia la volta buona che si perde?), tutte le condizioni al contorno sono perfette.

Persino il mio fedele Border Collie stasera ha deciso di dormire, sognando corse tra montagne di polpette.

Mi immergo nel caos ordinato dei colori degli ingredienti: il pomodoro rosso come la passione, la mozzarella bianca come l’innocenza, e l’impasto grigio come… beh, come l’impasto.

Tutto sincronizzato con le note trascinanti di The Nightfly.

Gioco con la farina, la affronto senza paura, ne compatto la leggera anarchia con il rigore delle mie mani esperte.

Quando stendo la salsa di pomodoro sull’impasto è come dipingere un capolavoro su tela degno della Cappella Sistina.

Non mi preoccupo della perfezione, taglio la mozzarella a pezzetti irregolari, sfidando il mio innato desiderio di simmetria con impudenza.

È nella fusione degli opposti che trovo la vera bellezza.

L’impasto sotto le mie mani diventa un’opera d’arte in divenire.

La morbidezza della mozzarella al tatto è impagabile.

Il lievito nuovo che ho scoperto mi permette di lasciar riposare l’impasto per soli trenta minuti; dodici ore coi lieviti tradizionali era un attentato alla lussuria.

Accendo il forno. Pregusto il sapore. Mi domando cosa aggiungere per migliorarlo. Taglio qualche fetta di culatello, mai provato sulla pizza!

Con la voce cerco di mimare la chitarra. Sto per infornare…

Ma proprio quando sto per gustare il frutto del mio lavoro, ecco suonare il campanello.

Un colpo al cuore! Chi osa disturbare il mio momento sacro?

Devo andare ad aprire, se non altro per azzannare chiunque abbia avuto il coraggio di disturbare il mio rito.

Apro, e sei tu.

Con i tuoi ricci ribelli. Con il profumo che conosco così bene. Con il tuo seno più morbido, se possibile, della mozzarella. Con il sorriso che conoscevo. Con il tuo modo di entrare dalla porta che non ha nessun altro. Con il tuo ruvido scostarmi per farti passare.

Passi combattiva davanti al forno, e nemmeno ti premuri di spegnerlo. Attenderà acceso. Ti indico timidamente la pizza pronta posata sul tavolo. Mi indichi meno timidamente il divano. Non ho alternative.

Anche Donald Fagen si zittisce. La mozzarella può resistere. Io no.

Sul divano, prima dell’aspra pugna, sfiori con l’anca il telecomando; parte la musichetta della Champions…. E da lì diventa tutto un trionfo.

Alla faccia della pizza. E del forno.

Sono un uomo semplice, in fondo.

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