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Bergamo

Tribunale e Procura, la protesta del personale amministrativo: “Chiediamo ciò che ci spetta” fotogallery

Manifestazione del personale amministrativo: “Questo è il primo passo. Dovremmo riuscire a portare a casa quello che ci spetta”. A Bergamo 110 lavoratori si sono riuniti per spiegare nuovamente le ragioni della loro protesta e chiederne il sostegno alle autorità componenti

Bergamo. I lavoratori degli uffici amministrativi del Tribunale e della Procura di Bergamo si sono preparati ad un’azione di protesta con un presidio di fronte alla Prefettura di via Tasso. Mercoledì 8 maggio alle 11 si è svolta la protesta del manifestazione. La decisione di mobilitarsi è stata motivata dalla modifica unilaterale dell’orario di lavoro, oltre a una serie di problemi che affliggono gli uffici giudiziari in tutta Italia.

Tra le principali lamentele dei lavoratori vi sono stipendi non adeguati al caro vita, salari accessori poco remunerativi e ritardati, buoni pasto fermi da vent’anni e problemi di sicurezza negli uffici. Oltre a ciò, si lamentano della mancanza di riqualificazioni, formazione inadeguata rispetto alle continue riforme del settore, e il ritardo nel pagamento delle mansioni elettorali, delle udienze protratte oltre l’orario di lavoro e di un Fondo Unico di amministrazione irrisorio.

“Il personale amministrativo del Tribunale di Bergamo è in stato di agitazione dal 30 gennaio, dopo avere svolto una serie di assemblee. La protesta è iniziata per una modifica unilaterale da parte della dirigenza del vigente accordo, siglato nel 2017 dopo un lungo periodo di trattativa sull’orario di lavoro” dichiarano Leopoldo Chiummo per Fp-Cgil, Fabio D’Aniello per Cisl-Fp, Francesca Mezzanotte per Flp e Antonello Solimeno per Usb Pubblico Impiego, con i delegati Rsu di Tribunale e Procura.

“L’accordo risultava essere molto lungimirante e innovativo in materia di flessibilità: in particolare, tra le altre misure, venivano autorizzate nove ore al mese di eccedenza oraria che potevano essere utilizzate, a ore o per l’intera giornata, entro il mese successivo. – aggiungono i sindacalisti – La Dirigenza, dopo una serie di capriole interpretative, dapprima ritenendo il plus orario ‘fuorilegge”, ha ridotto la possibilità di accumulo da nove a quattro ore, introducendo anche un limite giornaliero di 29 minuti” proseguono i sindacalisti.

“Questa modifica unilaterale ha scatenato la proclamazione dello stato di agitazione, in considerazione dell’apporto dato da tutti i dipendenti negli anni, della carenza cronica di organico, delle
ispezioni subite e superate con grandissimi sacrifici e, non ultima, della specificità di una sede falcidiata dal Covid che, anche nei momenti più bui, non ha mai chiuso”.
Durante il presidio, Stefania Lombardo, delegata e componente Cgil, ha rilasciato un’ulteriore dichiarazione, per rivendicare alcuni diritti persi a seguito della modifica: “Non dimentichiamo che noi svolgiamo un servizio per i cittadini, e ora, a seguito di questa modifica unilaterale, le difficoltà si sono solo implementate. A grande voce chiediamo supporto, perché il problema riguarda tutti i lavoratori della giustizia e ricade sui cittadini. Vogliamo essere ascoltati.” Francesca Mezzanotte, Coordinatrice della Flp, e lavoratrice del Tribunale di Bergamo, sottolinea le loro aspettative: “Ci aspettiamo a livello nazionale un’attenzione per gli uffici di periferia; dalla dirigenza, invece, un passo indietro rispetto alla modifica unilaterale”.

L’incontro in Prefettura lo scorso 22 marzo, al quale ha partecipato un rappresentante del Ministero della Giustizia, non ha portato risposte soddisfacenti. Le richieste di sospensione delle modifiche unilateri sono state respinte dalla dirigenza, aggravando ulteriormente la situazione.

“Era infatti intervenuto il Direttore dell’Ufficio IV del Ministero che però non ha fornito riposte esaustive ed anzi ha mantenuto un atteggiamento, di fatto, dilatorio” sottolineano Chiummo, D’Aniello, Mezzanotte e Solimeno. “A quel tavolo, ci era stato assicurato che da Roma avrebbero presentato un interpello all’Ispettorato del Lavoro per avere una risposta definitiva sulla legittimità o meno dell’accordo ma che ci sarebbero voluti almeno sei mesi. Tutte le organizzazioni sindacali presenti, dimostrando grande senso di responsabilità e apertura, al fine di evitare altre proteste e dunque disagi ai servizi, hanno preso atto di quanto detto e hanno richiesto che la modifica unilaterale dell’accordo venisse sospesa fino alla risposta dell’interpello. La risposta è stata negativa, totale è stata la chiusura del dirigente del Tribunale. Ci è stato chiesto di fare un passo indietro, sospendendo la protesta, ma da parte datoriale nessun passo è stato mosso, dando ancora una volta
dimostrazione di mancanza di rispetto nei confronti delle regole basilari della contrattazione”.

Anche le Rsu della Procura della Repubblica di Bergamo si sono unite alla protesta per la grave carenza di organico che affligge l’ufficio.
In un’unione di voce e determinazione, i lavoratori amministrativi del Tribunale di Bergamo e della Procura hanno manifestato con fermezza le loro istanze, rimarcando la necessità di risposte concrete e soluzioni efficaci alle sfide che affrontano quotidianamente.

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