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La storia

Da New York a Treviglio: la famiglia Mänas e la resilienza durante l’Olocausto fotogallery

Rolando Politi ritorna nelle terre bergamasche per conoscere i luoghi dove di nascosto nacque e visitare la pietra d’inciampo in memoria della nonna, posta davanti al palazzo comunale

Treviglio. Uno straordinario viaggio, di sofferenza e resilienza, dalle strade di New York fino alle terre bergamasche che sottolinea l’importanza di preservare la memoria di coloro che hanno sofferto durante l’Olocausto: è la storia di Rolando Politi, nato a Treviglio nel 1942 e sopravvissuto per miracolo alle persecuzioni razziali del governo fascista.

Romina Russo, consigliera provinciale con delega alla Cultura, Juri Imeri, sindaco di Treviglio ed Elisabetta Ruffini, direttrice Isrec Bergamo, hanno accolto Politi e insieme hanno raccontato la storia della famiglia Mänas, scoperta grazie alla curiosità di un giovane uomo di Romano, Alessandro Rachelli, e ricostruita con il collaboratore Silvio Cavati.

È importante riportare dei cenni della storia della famiglia Mänas per arrivare alle dichiarazioni di Politi. La famiglia originaria di Vienna vive la sua storia durante gli anni cruciali dell’occupazione nazista e della Seconda Guerra Mondiale. Rachele Lea Stern, polacca, e Simon Mänas, rumeno, diventano genitori di 5 figlie in Austria, ma nel 1938 l’occupazione nazista dell’Austria li rende cittadini tedeschi e quindi perseguitati sulla base delle leggi razziste. Così si rifugiano in Italia, ma presto si ritrovano nuovamente nel mirino delle leggi razziali fasciste. Internati in vari campi, tra cui Civitella della Chiana, Agropoli e Polla, la famiglia deve affrontare le brutalità della persecuzione.

Durante questo periodo difficile, Cecilia Mänas, una delle figlie, trova amore e rifugio in Gerardo Politi, con cui si sposa a Treviglio nel 1942, poco prima della nascita del loro figlio Rolando. Dopo l’8 settembre, quando l’Italia si schiera contro la Germania nazista, la persecuzione nei confronti degli ebrei si intensifica. I genitori di Cecilia, rimasti a Treviglio, vengono arrestati. Rachele Mänas viene deportata ad Auschwitz-Birkenau, dove trova la morte, mentre Simon Mänas muore nel carcere di Treviglio nel gennaio del 1944 a causa di una emorragia cerebrale. Si è venuti a conoscenza della morte della nonna di Rolando attraverso le carte degli archivi, ma come testimonia Politi, la sua famiglia ne è a conoscenza attraverso Primo Levi, il quale era legato a suo papà tramite il lavoro comune da chimico.

Romina Russo spiega come Rolando Politi è legato a Bergamo e ai suoi nonni: “Alla nonna Rachele Lea Stern Mänas hanno dedicato una pietra d’inciampo posta di fronte al Comune di Treviglio il 27 gennaio 2022 per volontà e impegno condiviso tra Comune di Treviglio, Provincia e Isrec”. Il progetto delle pietre d’inciampo dell’artista Gunter Demnig, promosso dalla provincia e dai comuni della bergamasca, rappresenta un simbolo di memoria e di resistenza. La rete dei piccoli sanpietrini ricoperti d’ottone che collegano città, paesi e contrade è testimone silenziosa della vita di uomini e donne che il nazifascismo ha cercato di cancellare dalla storia. Russo aggiunge un altro valore a questo progetto: “La posa delle pietre d’inciampo è un lavoro di condivisione collettiva, dove il ricordo delle vittime diventa momento di memoria e consapevolezza”.

Juri Imeri, sindaco di Treviglio spiega come queste pietre d’inciampo diventano dei veri e propri oggetto di incontri, anche per le scuole, e diventano delle dichiarazioni di storie vere e autentiche: “Seguendo questo percorso delle pietre, viene trasmesso il valore della famiglia, e di come un regime totalitario possa distruggerla”. Il primo cittadino ricorda un’altra vicenda storica avvenuta sempre a Treviglio: la morte di Simone Mänas, il nonno di Rolando Politi, avvenuta nel carcere di Piazza Setti il 30 gennaio 1944.

Elisabetta Ruffini, direttrice Isrec Bergamo, spiega come l’Istituto coordina il progetto delle pietre d’inciampo e di quanto sia difficile decidere quali vite ricordare, e quali no, di persone vissute durante la Seconda Guerra Mondiale: “Oltre ad essere state delle vittime delle persecuzioni razziste, sono state delle persone con desideri. La famiglia Mänas è un esempio di famiglia che ci racconta sia delle violenze subite, ma anche di persone che sono riuscite a dire di no alle leggi razziste, questo anche grazie alla capacità di trovare una rete di relazioni”. Ruffini spiega come Rolando, nato clandestino a Treviglio, viene conosciuto attraverso la lista del sequestro dei beni degli ebrei, in quanto oltre ad esserci la biancheria e calze di nylon, vi erano oggetti per bambini, come pannolini e scarpine.

Durante la ricostruzione della vicenda, è interessante notare anche un’ulteriore differenza, in particolare di come il racconto familiare fornito a Rolando da sua mamma e dalle sue zie, si discosta completamente dalle ipotesi fatte sui suoi nonni: “I miei nonni erano riusciti a scappare dalla casa in campagna fuori Treviglio attimi prima che venissero i carabinieri a fare i fermi, a quel punto sapevano di essere ricercati. Mia nonna, poi, tornò nel rifugio a cercare o la biancheria, o le mie scarpine o le calze di nylon di sua figlia, ed è proprio in quel momento che fu messa sotto arresto. Mio nonno riuscì a scappare, non si sanno bene le dinamiche, però non vedendo più mia nonna tornare, andò lui stesso, volontariamente, alla caserma in Piazza Setti e là fu messo sotto arresto”.

Nel certificato di morte di Simon Mänas era riportata la dicitura “morte per emorragia cerebrale”, per questo si pensava ci fosse stato dietro un arresto violento per entrambi insieme. La verità non si sa, per questo, Emanuela Ruffini esprime il suo desiderio nel chiedere al Comune di Treviglio un aiuto ai Carabinieri per trovare il verbale d’arresto e fare più chiarezza.

Attraverso le pietre d’inciampo e le testimonianze delle vittime e dei sopravvissuti, come Rolando Politi, possiamo onorare il passato e tenerlo in vita, assicurandoci che le tragedie storiche non vengano dimenticate e che le lezioni apprese siano tramandate alle generazioni future.

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