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Bergamo

La chitarra elettrica e la carriola preparata del collettivo Tyrso aprono “Orlando”

Venerdì 3 maggio il concerto d’improvvisazione “Chthulucene. L'umana parentela” di Alexandra Lagorio e Luca Barachetti, riflette sulla necessità di una tentacolarità extra-famigliare fra esseri umani, per sopravvivere su un pianeta infetto a livello ambientale e psichico

Bergamo. “Che cosa posso dare al mondo / se non ricompostarmi nel garbuglio / di tutti gli humus sinaptici e ventrali / nel noi che imparentando genera / la scorza tenera e l’intruglio / di un mondo nuovo / altro mostro nostro?”. “Compostarsi” nell’altro, allungare i propri tentacoli verso l’esterno, in un’azione generativa che porta l’uomo ad essere qualcosa di differente, proprio grazie al contatto con l’altro. Un contatto che possa generare connessioni con chi o cosa non si conosce, cardine della nuova edizione di “Orlando” e punto di partenza anche nella performance “Chthulucene. L’umana parentela” del collettivo T¥RSO, che venerdì 3 maggio (dalle 18.00 alle 20.00) nella Sala dell’Orologio in Piazza della Libertà inaugura il festival (promosso dall’Associazione Culturale Immaginare Orlando e Laboratorio 80) con un concerto d’improvvisazione per chitarra e carriola preparata.

Fondato nel luglio scorso da Luca Barachetti ed Alexandra Lagorio, il collettivo musicale aperto T¥RSO (formato da sette musicisti ed un artista figurativo) deve il suo nome ad un passaggio del “De Rerum Natura” di Lucrezio ed al bastone sacro di Dioniso, simbolo di fecondità e generazione. La ¥ che sostituisce la i nel nome T¥RSO è il simbolo di due valute: quella dello yuan cinese e dello yen giapponese. Un segno economico decontestualizzato dall’ambito capitalistico ed inserito in una parola che si rifà alla vita, alla natura e alla fecondità, che racconta in modo ambiguo la volontà del collettivo, indirizzato verso un ritorno ad un’idea essenziale di musica, “lontana alle logiche del mercato – spiegano Barachetti e Lagorio – , da proporre in luoghi dove l’attenzione, la cura e l’accoglienza verso il pubblico siano centrali”.

Il collettivo si avvale principalmente della chitarra elettrica di Alexandra Lagorio e della carriola preparata di Luca Barachetti. Un incontro particolare tra uno strumento classico ed uno “non tradizionale”, realizzato da Barachetti mentre era voce del gruppo avant-blues dei Bancale. “Una carriola che inizialmente veniva solo percossa selvaggiamente nella dimensione live con il gruppo, per poi diventare oggetto capace di produrre suoni molto diversi tra di loro – spiega Barachetti – Non una carriola nuova, ma una utilizzata in cantiere, arrugginita, sporca di cemento, che nel suo essere vissuta riesce a rendere una quantità incredibile di suoni”. Carriola che è stata successivamente “preparata” con microfoni a contatto sulla superficie, collegati a pedali per chitarra, ed altri materiali ancora. Uno strumento senza note, che ha in sé solo timbri, da suonare con attrezzi da lavori ed altri oggetti.

Il duo apre ORLANDO con “Chthulucene. L’umana parentela”, un concerto d’improvvisazione con un landscape sonoro nel quale risuonano anche le parole di Donna Haraway, tratte in particolare dal suo “Chthulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto”, che trasmettono la necessità di una vita più tentacolare, quindi interconnessa all’altro. Una performance con due cornici (ed un “gioco di filo” finale), con musica improvvisata, che nella prima parte si caratterizza per una “malinconia per il mondo infetto”, mentre nella seconda esplora “la giungla dei mostri fantastici” dello Chthulucene. Un concerto che descrive una tentacolarità extra-familiare, necessaria per sopravvivere su un pianeta infetto, sia a livello ambientale che psichico, affrontando il problema della melanconica accelerazione-alienazione delle vite sempre più consumate della contemporaneità. “Haraway cita Shakespeare, quando indica come possano esistere relazioni parentali non così forti rispetto a quelle extrafamiliari – spiegano i musicisti – . Una connessione che è prendersi cura, ma anche stabilire relazioni inaspettate con chi non si conosce, nelle quali possiamo rispecchiarci. Un senso di cura che si amplia alla collettività, quando c’è l’impegno di proteggere il luogo in cui si vive, rispettando anche le leggi che lo regolano”.

Un “avere premura” che in questo “Chthulucene” (nome derivato dal ragno Pimoa Cthulhu, specie endemica che vive sotto i tronchi degli alberi nelle foreste di sequoia in California) non può che essere una scelta obbligata ed irreversibile.

“Per capirlo, basta vedere lo scenario geopolitico di questo momento e la nostra quotidianità – spiega Barachetti – . Scene di un individualismo sempre più efferato, che è uno dei valori fondanti del capitalismo. Efferatezze come uccidere 34mila persone a Gaza, un gesto talmente ridonante che è assolutamente individualistico. Come risposta, è inevitabile, secondo noi, attuare queste forme di interdipendenza, di cura, di attenzione e di accoglienza dell’altro, nella sua diversità, nella sua difficoltà, nella sua radicale differenza. Se non facciamo questo, difficilmente potremo mettere in atto delle autentiche azioni per tentare di salvare questo pianeta. Credo che ciò che facciamo noi ma anche quello che sta dicendo ORLANDO (che ringraziamo per l’invito) siano tra le più urgenti al momento. È in atto un meccanismo di estinzione fisica, ma prima di tutto psicologica. Una morte psicologica che è il tema della nostra performance, quella che viene chiamata ‘melancolia’. È solo nel riconoscersi nell’altro che riusciamo, con fatica, a superarla. Noi non ci sentiamo particolarmente meritevoli di esporre questo argomento, ma è semplicemente la realtà che viviamo tutti i giorni. L’unico percorso possibile è ritrovare la relazione con le altre persone. Non è solo un discorso sociale o politico, ma anche personale e psicologico. È una partita che si gioca su due campi contemporaneamente, il personale e l’universale: solo con la premura e l’attenzione verso l’altro, è più facile prendersi cura anche del proprio dolore”.

Un’apertura verso l’altro difficile ma necessaria, in cui è indispensabile accogliere anche le diversità. Un’idea che, musicalmente, si traduce nell’incontro tra due oggetti che apparentemente non hanno punti di contatto, come una chitarra ed una carriola. Una diversità forse inconciliabile, capace però di essere generativa di sintonia di suoni ed identità sonore, attraverso i microfoni della carriola che catturano anche le note della chitarra, a loro volta campionate e manipolate. Specchio di un’azione, grazie al contatto con l’altro, a sua volta generativa.

Ingresso gratuito a offerta libera, prenotazione consigliata scrivendo a prenotazioni@orlandofestival.it. L’evento è preceduto da un aperitivo di benvenuto.

Informazioni sull’accessibilità:

Durata 40’;
Ingresso allo spazio con breve scalinata, presenza di ascensore;
Evento non accessibile a persone sorde;
Evento parzialmente accessibile a persone cieche e ipovedenti (musica e testo);
Bagni accessibili e gender free.

Tutte le informazioni su orlandofestival.it

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