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Storie di uomini e divise

Maresciallo Giorgia Di Lallo: “Da sempre ho un grande senso di giustizia, serve vocazione per stare nell’Arma”

In servizio alla caserma di Grumello del Monte, è figlia di carabiniere: il racconto di come, da donna, gestisce le emergenze

Quando si entra in una caserma ci si aspetta sempre un ambiente cupo, quasi claustrofobico, con l’odore di fotocopiatrice e di carta ingiallita delle scartoffie impilate qui e lì; invece, entrando nell’ufficio del Maresciallo Giorgia Di Lallo, nella caserma di Grumello del Monte, ti trovi di fronte ad un ambiente tutt’altro che impersonale o freddo, ma che racconta chi è Giorgia oltre la divisa. Foto di qualche viaggio, della nipote, regali degli amici, ma qualcosa in particolare attira la mia attenzione: alcuni post-it sulla parete. Sono disposizioni o consigli ricevuti dai superiori, ognuno riportante una lezione da imparare, una miglioria da apportare, che la spronano a fare meglio ogni giorno.

Capisci così che dietro alla donna in divisa che ti accoglie con l’autorevolezza che la caratterizza, c’è una donna con una famiglia, con la passione per i viaggi e le proprie debolezze umane, una persona che vive un lavoro fatto di realtà crude e talvolta disumane, che spesso lasciano poco spazio e poco tempo alle emozioni.

Una volta in ufficio lei è pronta a farsi carico di te, ad ascoltare la tua storia. E ascolta attentamente, lucida, raccogliendo ogni dettaglio, cercando sempre di avere una visione oggettiva della situazione lasciando fuori le opinioni personali, con l’attenzione allenata a cogliere incertezze o discrepanze nel racconto, per poter arrivare alla verità.

Non è un lavoro facile, si sceglie per passione e per un senso del dovere profondo, perché quando scegli ogni giorno di interfacciarti con le sfide e le difficoltà della vita, significa che hai raggiunto un livello di impegno e dedizione al prossimo al di là di quanto la maggior parte delle persone possa comprendere o sia disposta a mettere in pratica.

“Penso che per fare questo lavoro sia necessaria un po’ di ‘vocazione’. Io ho sempre manifestato un senso di giustizia maggiore rispetto a quella che era la mia compagnia di amici. Ho un papà carabiniere che è stato bravo perché ha tenuto il lavoro completamente fuori di casa e io non ne ho mai capito il perché, finché non sono diventata io stessa Maresciallo. Un giorno mio padre mi disse che in futuro avrei capito che parlare del lavoro a casa sarebbe stato inopportuno, perché casa è un mondo a parte che serve per staccare e rinnovare le energie per i prossimi impegni di servizio”.

Rispondendo alla mia domanda riguardo alle aspettative di chi si presenta in caserma per una denuncia e viene accolto da una donna anziché da un uomo, mi ha spiegato che generalmente, quando le persone si sentono dire “La faccio parlare col Maresciallo donna”, immediatamente pensano che una donna possa comprendere di più, soprattutto quando si tratta di “codici rosso” che coinvolgono altre donne.

Nonostante un primo impatto formale, riesce subito a creare un rapporto di fiducia che consente di avere un ascolto attento scevro da preconcetti e pregiudizi.

Questo le permette di capire meglio la situazione che chi le sta davanti sta vivendo: da quanto tempo sono vittime di abusi, cosa sta succedendo dentro casa, chi è a conoscenza di quello che succede. “…Successivamente, però, mi ringraziano di questo atteggiamento ritenuto freddo, dicendomi che se avessero voluto un abbraccio sarebbero andati da un amico, e che loro invece avevano bisogno di una figura autorevole che li aiutasse a risolvere il problema, non di un abbraccio. Nel finale mi apprezzano come persona e, laddove lo valuto opportuno, dico anche ‘Io sono Giorgia, quando hai problemi, chiama’”.

Tra le esperienze che l’hanno maggiormente toccata racconta di quando lei e il suo Vice Brigadiere trattarono un caso di sequestro di persona. Una donna con l’ex marito che continuava a non darle pace che un giorno, dopo aver inviato un messaggio alla zia dicendole che avrebbe parlato con l’ex e che poi sarebbe tornata a casa, era scomparsa. “Era dicembre e noi sapevamo già che a carico di quest’uomo c’erano denunce di maltrattamenti e lesioni personali, ma erano separati da almeno due anni”.

La donna, dopo aver incontrato l’uomo, era riuscita a mandare un vocale alla zia dicendole di essere stata rapita e di chiamare i Carabinieri, mentre in un secondo momento è stata addirittura in grado di mandare la sua localizzazione via WhatsApp.

Il Maresciallo e il Vice Brigadiere si attivarono immediatamente per localizzare i loro cellulari e videro che la macchina continuava a girare in tondo tra Monza, Lecco e Milano. Quando tramite la localizzazione videro che si stavano muovendo più lentamente, il Maresciallo capì che probabilmente l’uomo era rimasto senza benzina e stava proseguendo a piedi. In quella zona c’erano tre volanti della polizia, che, avvisate in quanto più vicine alla coppia ricercata e sempre in contatto col Maresciallo, riuscirono a raggiungere i due e a cogliere l’uomo in fragranza. “Tutta questa situazione si concluse alle 4 del mattino mentre noi avremmo dovuto staccare alle 20, ma siamo stati contentissimi ed orgogliosi del risultato”.

Le chiedo se si è mai trovata in situazioni in cui ha avuto bisogno di un collega di sesso maschile per bloccare qualcuno e mi spiega che non le è mai successo. “Ho fatto Karate a livello agonistico e ho la padronanza della tecnica. Pratico da quando avevo 5 anni, oltre ad aver cominciato anche il Brazilian Jujitzu che si focalizza di più sulle prese. Se devo bloccare una persona quindi, nonostante io abbia davanti un uomo più forte di me, riesco sicuramente a controllarlo”.

Le chiedo, in ultimo, se pensa che le donne nei Carabinieri influenzino positivamente la percezione che la gente ha delle forze dell’ordine. “La cosa più bella, nel mio piccolo (e di questa cosa devo rendere merito anche alla mia Caserma e al mio Comandante, come a tutti i colleghi), è questo senso di rispetto della dignità individuale che abbiamo nei confronti di tutte le persone, a prescindere da chi abbiamo davanti, sia che si tratti di qualcuno che viene a fare una denuncia, sia di un arrestato”.

Mi parla delle esperienze negative che magari le persone hanno avuto in passato con le forze dell’ordine (dal sequestro del mezzo, all’essere fermati con sostanze), riferendo però con soddisfazione che in tanti, all’uscita della sua Caserma, confidano di aver migliorato la propria stima nei confronti dei Carabinieri. “Penso che la percezione dell’Arma alle persone la si faccia migliorare un poco alla volta, partendo anche dalle piccole realtà come la nostra di Grumello del Monte. Questa, per me, è la soddisfazione più grande”.

E proprio quest’ultima considerazione del Maresciallo Di Lallo, come anche il modo e l’entusiasmo di affrontare il lavoro, incarnano perfettamente la missione dei Carabinieri, universalmente riconosciuta come un’ “Arma tra la Gente e per la Gente”.

Carabinieri lodi Covid
Marzia D'Angelo

 

*Marzia D’Angelo, “figlia dell’Arma”, essendo cresciuta nelle varie caserme d’Italia ha avuto modo di vivere da vicino la dedizione, il sacrificio e il coraggio dei Carabinieri. Attraverso questa rubrica desidera condividere con voi storie toccanti e ispiratrici di chi indossa con orgoglio l’uniforme ogni giorno con straordinaria dedizione e umanità, al servizio del cittadino.

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