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25 Aprile, in migliaia al corteo in centro: “La nostra Costituzione è antifascista in ogni suo articolo” fotogallery

Una cerimonia partecipata e che ha richiamato in piazza e per le strade migliaia di bergamaschi. Gori: "Questo giorno è radice della nostra Costituzione e quindi, necessariamente, patrimonio di tutti come patria morale degli italiani". Bersani: "Democrazia ed emancipazione sociale devono darsi la mano, per proseguire nel tempo"

Bergamo. Nel giorno in cui si celebra la Liberazione d’Italia dal nazifascismo, Bergamo ricorda l’importanza della Resistenza come monito fondamentale in un periodo fatto di conflitti, soprattutto per quanto riguarda le vicissitudini in Ucraina e Medio Oriente. Tramite un corteo, nella mattinata di giovedì 25 aprile, la città ha voluto omaggiare tutti quei partigiani che hanno messo in gioco la propria vita nel segno di un senso patriottico, di unità nazionale e soprattutto per ottenere la pace.

Il percorso, partito da Piazzale Marconi, è passato per le vie principali del centro, tra cui via Pignolo, dove è stata omaggiata la lapide in memoria di Ferruccio dell’Orto, giovane membro del Fronte della Gioventù, prelevato, torturato e ucciso dai fascisti, i quali volevano sapere i nomi dei suoi compagni; morì senza parlare.

Successivamente, in una Piazza Vittorio Veneto gremita, hanno preso luogo gli omaggi delle autorità e delle rappresentanze militari al ‘Monumento al Partigiano’ e alla ‘Torre dei Caduti’, con la deposizione di una corona d’alloro in memoria di tutte le Donne Partigiane.

Tra le autorità presenti, in omaggio a questi veri e propri eroi nazionali, sono intervenuti il sindaco Giorgio Gori, il presidente provinciale Pasquale Gandolfi e l’ex ministro e parlamentare Pier Luigi Bersani.

“Vi confesso che non ho potuto fare a meno di chiedermi – sottolinea un emozionato Gori – quanti di noi sarebbero oggi disponibili a testimoniare con la stessa forza come fatto in quel periodo, a costo della vita, con amore per la patria e la libertà; la risposta che mi sono dato è: pochi, forse pochissimi. Difficile allora non vedere la nostra incoerenza; celebriamo l’eroismo di giovani che per combattere il fascismo non esitarono a prendere le armi, pagando spesso questa scelta con la vita, mentre ora rivendichiamo la libertà come risultato acquisito, escludendo ogni rischio personale per difenderla. Siamo tutti per la pace, ma senza il sacrificio degli antifascisti del tempo, i quali combatterono con le armi, non ci sarebbe nessun 25 aprile. Questo giorno è radice della nostra Costituzione e quindi, necessariamente, patrimonio di tutti come patria morale degli italiani. Più volte ho espresso il rammarico nella difficoltà a coinvolgere, nella celebrazione alla Resistenza, i rappresentanti delle forze politiche del centrodestra, oggi ve ne sono alcuni e li ringrazio per la partecipazione”.

A conclusione del suo intervento il sindaco di Bergamo ha voluto leggere il monologo di Antonio Scurati, in celebrazione alla giornata odierna, che è salito agli albori delle cronache per essere stato censurato nella trasmissione Rai nel quale doveva essere raccontato.

Presente alla manifestazione anche un gruppo pro-Palestina, il quale, durante il discorso di Gori, ha iniziato ad intonare cori contro Israele, creando uno scompiglio sedato solo dall’intervento degli agenti della Polizia. A tal proposito, è intervenuto il presidente del Comitato Bergamasco Antifascista, Carlo Salvioni, che ha invitato i manifestanti ad esprimere le opinioni rispettando anche quelle di chi interveniva dal palco.

Le parole di Bersani

Ha sicuramente preso la scena in modo significativo con il suo intervento l’ex ministro, parlamentare e segretario del PD, Pier Luigi Bersani, sempre in prima linea nel ricordare tutti coloro che si sono immolati per una patria unita, mantenendone sempre vivi l’importanza e il ricordo.

“La prima parola di questo 25 aprile è pace, fermate le guerre. Si affidi al negoziato quello che le armi non possono risolvere, se non a prezzo di nuovi bacini d’odio, terrorismi sanguinosi e altri conflitti. Ormai si parla sempre più anche di bambini inermi che perdono la vita o vedono morire, davanti a loro, parenti e amici; davanti a questa barbarie viene da chiedersi: cosa ce ne facciamo delle ragioni e dei torti, se perdiamo una soglia minima di umanità comune e condivisa?

A chi negozia sia ben chiaro un concetto: se la pace è prima di tutto allora devi essere disposto a dare qualcosa in più di quello che dovresti, secondo le tue ragioni.

A volte guardiamo in faccia agli orrori di una devastante Guerra Mondiale; non fermiamoci solo a dire ‘mai più’: non è vero, è solo consolatorio, infatti sta succedendo ancora. Lo scatenamento della volontà di potenza e odio può sempre arrivare. Non pensiamo mai che il progresso o la storia possano risolvere questo problema. Il compito della politica e della cultura è rendere l’uomo più umano, cioè più capace di vivere in armonia con gli altri; si deve partire da qui per spiegare alle nuove generazioni cosa sia il fascismo e la differenza chiara con la democrazia. Il fascismo è nato con idee e miti che possono risorgere e che vanno combattuti al loro nascere: il mito della fascinazione e della forza, fino a fare della violenza uno strumento di lotta politica, le differenze che diventano disuguaglianza e gerarchie. Non siamo immunizzati da questi miti e idee, che sono sfociate in una guerra che era attesa da nazismo e fascismo. La lotta ci ha consegnato una democrazia radicalmente diversa a quelle idee lì, generatrici di mostri. Hanno vinto uguaglianza, bilanciamento e controllo del potere.

Non possiamo riposarci; continuano a rincorrersi le mistificazioni del ‘fascismo bonaccione’, che ha fatto cose cattive ma anche cose buone, di una Resistenza descritta come rissa, di fronte ad un’Italia indifferente e di un antifascismo come falso mito per condizionare la vita politica del paese; non ci sta. Tanto bonaccione il fascismo che fummo i primi al mondo, per dirne una sola, a sganciare i gas dagli aerei contro i civili; ebbene sì, abbiamo anche questo triste record.

Noi italiani siamo gli unici, tra gli sconfitti di quella guerra, che hanno potuto farsi da soli la Costituzione; non ce l’hanno fatta gli americani o gli anglosassoni, ce la siamo fatta noi, grazie alla Resistenza e alle forze politiche che l’hanno interpretata.

Dedichiamo questa giornata anche a tutti coloro che si opposero allo sdoganamento del neofascismo e la cancellazione dell’antifascismo, negli anni ’60. La nostra Costituzione è antifascista in ogni suo articolo, contro le pratiche del fascismo, a cominciare dai principi di uguaglianza ed equilibrio nei poteri.

Democrazia ed emancipazione sociale devono darsi la mano, per proseguire nel tempo. Se la democrazia non mantiene la promessa, perde senso nella vita dei cittadini.

Molti ragazzi sono morti per la patria e sta a noi decidere se tutti coloro che si sono sacrificati l’hanno fatto per niente o per qualcosa”.

 

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