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I grandi della storia

I grandi della storia

Pietro Calamandrei, figura nobilissima di intellettuale, politico e patriota

Passato nelle file socialdemocratiche, dopo la fine del Partito d'azione, Piero Calamandrei rimase quello che era sempre stato: un intellettuale lucido e con la schiena diritta, spesso dissociandosi dalle scelte politiche del suo schieramento

La storia, sovente, fa scherzi bizzarri: è capricciosa, la storia e, qualche volta, perfino beffarda. Così, capita che le date, le ricorrenze e i genetliaci si accavallino in maniera curiosa: e massime la storia biografica. D’altronde, c’è chi crede nell’astrologia: il che prevede di immaginare, perlomeno negli oroscopi che compaiono sulla stampa popolare, destini analoghi per persone nate lo stesso giorno, anche se con presupposti totalmente diversi. L’esatto contrario del cosiddetto “behaviorismo”.

Sia come sia, verso la fine di aprile dell’anno di grazia 1889, in luoghi affatto dissimili e in ambienti che nulla avevano in comune, vennero al mondo due personaggi politici destinati a far parlare molto di sé, sia pure per opposte inclinazioni. Il primo venne alla luce a Braunau, tra Linz e Salisburgo, in Austria, il 20 aprile: si chiamava Adolf e di cognome avrebbe fatto Schicklgruber, se suo padre, Alois, non avesse ottenuto il riconoscimento del suo genitore naturale.

Questi si chiamava Hiedler, ed egli divenne perciò Alois Hiedler, cognome che, poi, trasmise al piccolo Adolf e che diventò uno dei più tristemente noti, trasformandosi successivamente in Hitler. Il secondo, invece, nacque 24 ore dopo, a Firenze, e si chiamò da subito Calamandrei: Piero Calamandrei, padre di molte cose, tra cui un codice di procedura civile, il Partito d’Azione nonché la nostra Costituzione repubblicana.

Di Hitler non vale la pena di dire: troppo celebre il personaggio e troppo cupa la sua fama. Diremo, invece, di Calamandrei, che fu una figura nobilissima di intellettuale, di politico e di patriota. La prima cosa da dire è che, a differenza di moltissimi altri intellettuali, che prima furono fascisti e poi si scoprirono antifascisti, a fascismo morto e sepolto, Calamandrei fu uno dei pochi che avversarono il regime da subito: per cominciare, rifiutò di prendere la tessera del partito e, soprattutto, fu un instancabile attivista in gruppi antifascisti.

Va detto che, nel 1931, si piegò, a malincuore, al giuramento di fedeltà al fascismo, sia pure solo per mantenere la propria cattedra universitaria, da cui operava, surrettiziamente, contro la dittatura. Negli anni bui della guerra, due sono le azioni per cui Calamandrei merita senz’altro una memoria particolare: la stesura del codice di procedura civile e, soprattutto, la fondazione, insieme a Parri e a La Malfa del Partito d’Azione, autentico progenitore dei partiti laici moderni. Dopo la guerra, egli lavorò alacremente per compilare la Costituzione repubblicana, che egli avrebbe voluto federalista e presidenzialista o, perlomeno, fondata su di un premierato di stampo britannico.

Gran giurista, Calamandrei aveva subito compreso che uno Stato sbilanciato in senso parlamentare sarebbe stato quasi ingovernabile ed individuò immediatamente quei difetti della nostra Costituzione che sarebbero venuti a galla, alla prova dei fatti. Purtroppo, la sua idea federale e presidenziale dello Stato si rivelò minoritaria, rispetto al timore di un esecutivo troppo forte e al progetto di un’Italia centralista: se gli avessero dato retta, ci saremmo risparmiati un mare di problemi.

Passato nelle file socialdemocratiche, dopo la fine del PdA, Piero Calamandrei rimase quello che era sempre stato: un intellettuale lucido e con la schiena diritta, spesso dissociandosi dalle scelte politiche del suo schieramento. In definitiva, possiamo dire che, più che un semplice democratico, egli fu un uomo animato dallo spirito risorgimentale, che voleva vedere una rinascita dell’Italia sotto l’egida della libertà, ma anche dell’onestà e del diritto: l’esatto contrario dei moderni arruffapopoli, che si riempiono la bocca di parole altisonanti, ma che sono desolatamente poveri a contenuti. Calamandrei di contenuti ne aveva a iosa e li riversò sempre nella sua attività di giurista, di docente e di politico, mantenendo le mani e la coscienza nette.
Morì il 27 settembre del 1956; e Dio sa se, oggi, avremmo ancora bisogno di gente come lui…

marco cimmino

 

* Marco Cimmino è uno storico bergamasco, classe 1960. Specializzato nello studio della guerra moderna, fa parte della Società Italiana di Storia Militare. Ha all’attivo numerosi saggi storici, prevalentemente sulla Grande Guerra e collabora con diverse testate, nazionali e locali. Per Bergamonews ha curato, in precedenza, una storia a puntate della prima guerra mondiale e una storia dell’Unione Europea.

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