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Oltreconfine: economia e geopolitica

Made in Italy: perché essere ottimisti

Made in Italy è un concetto molto ampio, e può essere inteso come la sintesi di tante realtà che producono in Italia ed esportano nel mondo, promuovendo la bellezza, la qualità ed il saper fare italiano

Il governo Meloni ha istituito da quest’anno la giornata del Made In Italy: il 15 aprile, ricorrenza della nascita di Leonardo Da Vinci, viene celebrata l’eccellenza del nostro Paese, con l’obiettivo di
promuovere e valorizzare le nostre filiere nazionali, riconoscendone il ruolo chiave per lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese.

Made in Italy è un concetto molto ampio, e può essere inteso come la sintesi di tante realtà che producono in Italia ed esportano nel mondo, promuovendo la bellezza, la qualità ed il saper fare
italiano. Nella sua accezione più visibile, viene talvolta definito come il Bello e Ben Fatto (BBF): un portafoglio di settori e prodotti di alta qualità che spaziano dall’abbigliamento, all’alimentare, al
legno e arredo, alla gioielleria, alla pelletteria, alle calzature e a molti altri.

Protagoniste del Made in Italy sono senza dubbio le piccole imprese: si stima che la dimensione media delle aziende facenti parte di questo comparto sia pari a 7,3 addetti. Nonostante le dimensioni ridotte, queste straordinarie imprese sono in grado di competere a testa alta sui mercati internazionali, come una sorta di contemporaneo Davide contro Golia, proponendo prodotti di
grande qualità a prezzi premium, generando una profittabilità decisamente elevata rispetto alla media.

L’indagine pubblicata nel rapporto “Esportare la Dolce Vita 2023” curato dal Centro Studi di Confindustria (CSC), ci fornisce una fotografia molto accurata e positiva della situazione: considerando una misura standard di redditività (il margine operativo lordo in rapporto al valore aggiunto), si registra una marginalità del 38,6%, con punte nell’intorno del 50% per i comparti delle bevande e della cosmetica: risultati eccezionali, che si traducono in investimenti e assunzioni, sostenendo un circolo virtuoso con ricadute sociali positive nei territori di origine.

Nel complesso, il Bello e Ben Fatto (BBF) si conferma quindi un potente motore dell’export italiano: vale oltre 122 miliardi annui, e costituisce un fattore di ottimismo quando volgiamo lo sguardo
verso il futuro del nostro Paese. Nonostante le tante difficoltà all’interno ed all’esterno dei nostri confini, questo esercito di Piccole e Medie Imprese (PMI) continua a vincere la sfida con i mercati
globali, sostenendo l’impalcatura dello Stato attraverso la costruzione, mattone per mattone, di un saldo della bilancia commerciale positivo, conquistando e mantenendo quote di mercato sia nel
centro che nella periferia del villaggio globale.

Le aziende del BBF presidiano infatti sia mercati avanzati, che assorbono circa 104 miliardi di euro di export, sia mercati emergenti, che ne assorbono circa 19. Ma il dato che fotografa ancora meglio la situazione riguarda la varietà di settori e mercati nei quali le nostre aziende sono presenti con successo: a livello globale l’Italia è seconda solo alla Cina per quanto riguarda il numero di mercati presidiati, risultato ancora più sorprendente considerando le diverse scale produttive dei due paesi, e tenuto conto del fatto che la popolazione italiana è pari al 4% di quella cinese.

Volgendo lo sguardo al futuro, la prospettiva appare positiva. Secondo il CSC il margine potenziale di incremento delle esportazioni nei settori del BBF è ancora importante: circa 96 miliardi di euro all’anno, ripartito per tre quarti nei paesi avanzati, in particolare USA, Germania e Sud Corea, ed un quarto nei paesi emergenti. Un dato di questo tipo è particolarmente incoraggiante alla luce delle tensioni geopolitiche con le quali ci stiamo abituando a convivere: sviluppare e mantenere connessioni particolarmente strette con alcuni dei nostri più solidi alleati internazionali non è solo opportuno, ma anche necessario in caso di shock esterni come quello di cui siamo stati testimoni con l’invasione russa in Ucraina.

Nel contesto di una strategia che preveda il rafforzamento bilaterale delle relazioni con gli Stati Uniti ed un trend di de-risking nei confronti della Cina, risulta quindi particolarmente positivo
constatare come gli Stati Uniti siano il partner con il più alto potenziale in termini assoluti per quanto riguarda lo sviluppo delle relazioni commerciali: 22,6 miliardi di possibile export aggiuntivo, cui si possono aggiungere ulteriori 4,6 miliardi se consideriamo il Canada parte di un unico blocco nordamericano. Il potenziale espresso dalla Cina per le aziende italiane del BBF si attesta invece
nell’ordine dei 2,4 miliardi, una misura decisamente più contenuta.

In ultimo, considerando il trend di diversificazione delle catene del valore in atto, un’area da seguire con grande attenzione per il Made in Italy è quella dei paesi ASEAN (i 10 paesi del Sud Est Asiatico, tra i quali Thailandia, Indonesia, Malesia e Vietnam), che potrebbero costituire un tassello importante nell’ambito di una strategia di friend-shoring (produzione in paesi alleati) oltre
che di intensificazione degli scambi commerciali, a patto di negoziare un abbassamento delle barriere tariffarie (dazi) e non tariffarie (certificazioni, ispezioni, test dei prodotti) che ancora oggi
limitano l’espansione del BBF in questi mercati.

I fondamentali, il posizionamento e le opportunità di crescita delle aziende del Bello e Ben Fatto sembrano quindi solidi e coerenti con una strategia di lungo periodo allineata alle priorità della
geopolitica, regalandoci una ventata di ottimismo per gli anni a venire. In un Paese come il nostro, nel quale conviviamo con il pessimismo generato dalle innumerevoli sfide irrisolte che ci troviamo davanti, volgere lo sguardo alle eccellenze del Made in Italy è come ammirare un fiore meraviglioso che continua a crescere, nonostante le avversità, ricordandoci la forza e la bellezza
della nostra terra.

Alessandro Somaschini

 

Alessandro Somaschini*, bergamasco, classe 1984, è Vice Presidente Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Membro del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli Affari Esteri (MAECI) e Membro del Gruppo Tecnico Internazionalizzazione di Confindustria.

È inoltre Membro della Task Force Trade & Investment del B20 – Brasile 2024, engagement group ufficiale della comunità imprenditoriale presso il G20, Membro del Comitato Esecutivo di YES for Europe e Presidente della delegazione italiana della G20 Young Entrepreneurs Alliance, oltre ad essere Consigliere di Amministrazione di diverse aziende bergamasche.
In passato è stato Membro di Task Force all’interno del B20 nelle edizioni organizzate in Italia (2021), Indonesia (2022) e India (2023), ed in precedenza ha ricoperto le cariche di Membro del
Comitato Esecutivo dell’Associazione Italiana dei Costruttori di Organi di Trasmissione (ASSIOT) e di Vice Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Bergamo.
È stato Consigliere di Amministrazione di Somaschini Automotive ed Executive Vice President di Somaschini North America, lavorando negli Stati Uniti nel settore della componentistica meccanica.
Ha cominciato la sua carriera a Roma nel settore Aerospazio e Difesa all’interno del Gruppo Finmeccanica (oggi Leonardo), dopo essersi laureato con lode in International Management presso l’Università Bocconi di Milano.

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