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Christian Frosio canta e si interroga se è proprio “Tutto al posto giusto”

Compositore e arrangiatore dei testi che interpreta, il cantautore pop-rock di Sant'Omobono Terme lancia un'interessante novità in vista di un album che uscirà in autunno. Dalla sua carriera al passaggio dal melodico a un genere impegnato con un significativo cambio di passo

“Tutto al posto giusto” è la novità con cui il cantautore bergamasco Christian Frosio, 44 anni – nascita e radici a Sant’Omobono Terme – si ripresenta al pubblico.

Si tratta di un brano coraggioso che si addentra nello sconfinato campo – molto più che quello largo di certa politica – della modernità, delle relazioni, della comunicazione in senso esteso e che dovrebbe riguardare tutti i cittadini (compresa l’alta percentuale di chi diserta le urne e poi mormora e si indigna con l’antico “piove, governo ladro”). Questo va scritto e posto come premessa all’ascolto di Frosio nella nuova uscita primaverile 2024: perché tutto del vivere è responsabilità e implica scelte, a partire dalla difesa primaria delle libertà personali. E al riguardo i lati che dal 2020 hanno scricchiolato e scricchiolano sono stati e rimangono molti, come l’informazione cerca di documentare.

Christian canta il suo “sentire”, manifesta il suo percepibile disagio a fronte di certe realtà e situazioni e ce ne sono verosimilmente molti che si riconoscono in questo “status” che il cantautore valdimagnino ha ben rappresentato, messo in parole e in musica. C’è un passaggio – “Sono un animale primordiale” – che sicuramente incuriosisce e l’ascoltatore può rendersi conto nell’ascolto che Frosio offre ai lettori di Bergamonews. L’intervista consente di percepire un po’ della personalità artistica del cantautore che da un repertorio romantico e sentimentale passa a farsi carico anche di problematiche impegnative e ineludibili. Lo pretende la complessità delle sfide che entrano direttamente in casa, anzi sul palmo di una mano con gli smartphone, e in un modo o nell’altro ci coinvolgono. È un interessante banco di prova in questo presente che chiede comunque ad ognuno la risposta a un quesito non trascurabile: come si fa ad essere un contemporaneo responsabile del/nel futuro che ci attende?

 

frosio tutto al posto giusto

 

“Mi piace far cantare anche gli strumenti”

Christian Frosio, di nuovo sulla scena con un brano che sa anche di test. Quanto ci hai lavorato?
Circa 3 anni. Da cantautore che cura ogni aspetto dell’arrangiamento, sentivo la necessità di non ripetermi rispetto al disco precedente e di aggiungere un discorso orchestrale che ho composto utilizzando per la prima volta lo spartito. Ho quindi studiato e l’orchestrazione, insieme alla produzione, mi ha occupato diverso tempo.

Che pagella ti dai in un esame autocritico?
Sono molto soddisfatto di quanto ottenuto e della qualità del suono che per me è quasi un’ossessione. Il risultato va condiviso con Francesco James Dini dello studio 1901.Factory di Alzano (BG) con cui ho prodotto i brani. FJD è un grande professionista che prende a cuore un progetto musicale… cosa non scontata.

Tu sei un autodidatta. Testi e musica, tutta opera tua o con qualche condivisione? Quanti brani hai fatto? Quanti registrati?
Come il disco precedente, questo è un lavoro interamente mio, testi musiche e arrangiamenti. Le batterie sono state poi suonate magistralmente da Marco Morabito, e alcune chitarre elettriche sono state fatte da FJD. Il resto è suonato da me. I brani saranno nove e le incisioni sono già concluse.

Quale il filo conduttore?
Rispetto al percorso di prima, di netta impronta esistenzialistica, nel nuovo corso e in particolare nel brano c’è anche una forte componente sociale.

Dove ti collochi nel panorama dei cantautori: melodia, rock, folk, pop o che altro?
Mi definisco un cantautore pop-rock, attento alle melodie vocali, ma anche strumentali: mi piace far cantare gli strumenti.

 

 

Oggi di fronte al dopo-Covid…

Par di cogliere qualche non velata critica a certo conformismo, venuto anche dall’alto. Con chi ce l’hai?
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una volontà politica, e quindi mediatica, di affermare un unico pensiero “giusto e superiore”, che diventa quasi un dogma a cui adeguarsi. Il diverso parere viene etichettato e bollato, idem con persone e gruppi. Ne soffrono il confronto e la dialettica e si diffonde un pensiero che accredita un’unica verità, creando spaccature sociali. La crisi sanitaria deflagrata con il covid lo sta del resto dimostrando con evidenza lampante e in termini talora anche drammatici sulla salute delle persone malate o bisognose di cure.
Bisogna stare in guardia e contrastare una società dagli scenari sempre più distopici, in cui venti di guerra e di controllo sociale stanno prendendo pieghe pericolose.

Questo cambio di passo nella musica e in certi testi si coglie anche in “Tutto al posto giusto” …
C’è una musica più elaborata nella composizione e nell’arrangiamento e la componente rock si fa più decisa. Questa prima uscita ne è la prova. Affronto tematiche sociali con taglio critico verso il “potere di turno”. Sento il bisogno di restituire alla musica anche un approccio all’occorrenza anti-sistema, utile a favorire una reale democrazia e pluralità di idee.

I primi riscontri di pubblico come stanno andando?
I commenti che mi stanno arrivando sono di apprezzamento e molti soprattutto di incoraggiamento a proseguire nella scia delle tematiche anticipate con il brano anti-distopico “Tutto al posto giusto”.

Come vanno le cose con il tuo mondo musicale?
Mi sono creato il mio “Mille Direzioni Studio”, in cui ho registrato in autonomia molte delle parti di questo nuovo lavoro. Ho la libertà di esprimermi e produrmi in maniera indipendente e questa è una fortuna non da poco.

Le prime canzoni all’età di 17 anni

Quando e come ti è venuta la folgorazione per questa avventura?
Con la scrittura delle prime canzoni, a 17 anni da qui al Dams-musica a Bologna il passo è stato quasi automatico, sino a diventare produttore arrangiatore di me stesso.

Dovendo fare un bilancio della tua esperienza?
Positiva e di crescita continua. Con “Mille Direzioni”, il primo disco uscito un mese prima che scoppiasse la pandemia, ho avuto le mie belle soddisfazioni: Biella Music Festival, Palco d’Autore, vittoria a un festival in Canada ecc… Con questo nuovo lavoro ho alzato l’asticella del discorso musicale.

Quanti concerti fai e dove?
Con il progetto-solista partirò in maniera più mirata nell’autunno prossimo. Intanto proseguono i live del duo di cantautori Frosio-Montmasson, condiviso con il cantautore Daniele Nava, con cui abbiamo pubblicato un 45 giri digitale lo scorso dicembre.

Il facile e il difficile al tempo dei social

Siamo nell’apoteosi dei social, dovrebbe essere più facile far conoscere la propria produzione. Personalmente trovi che la strada del successo è più facile o complessa?
È più facile avere un seguito e riscontri immediati, ma è più difficile emergere. L’ascoltatore oggi ha mille sollecitazioni a cascata ininterrotta e c’è il rischio del disorientamento. La musica e la canzone esigono un ascolto attento. Per attirare l’attenzione sulla musica serve qualcosa al di là della musica: un palco e un contorno che rende virale il tuo brano fino a farlo entrare in testa. Il palco di Sanremo st a dimostrare.

Hai qualche amico famoso nel mondo dei cantanti?
Più che amicizie strette, ho avuto modo di conoscere e condividere il palco, facendo l’apertura a concerti di Omar Pedrini (più di una volta), Paolo Benvegnù, Capovilla per citarne alcuni.

Cosa c’è sul tuo calendario?
L’uscita del disco anticipato da alcuni episodi, come questo di “Tutto al posto giusto”; un nuovo 45 giri digitale con il duo Frosio-Montmasson; date live e poi la voglia studiare e mettermi al lavoro su nuovo materiale.

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