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L'incontro

A Bergamo Next Level approda il Piano ‘Transizione 5.0’, che premia le imprese che innovano in digitale e green

Giovanna Ricuperati, presidente Confindustria Bergamo: “La concorrenza oggi non è tra imprese ma tra ecosistemi. Occorre puntare sulle eccellenze che rendono riconoscibili"

Bergamo. “Abbiamo un grande gap rispetto ad altri Paesi nostri competitor, abbiamo investito troppo poco in ricerca e sviluppo tecnologico, che ci porta ad avere un’Italia a due velocità. Qui a Bergamo i meccanismi sono ben oliati, ma nel nostro Paese il problema è culturale: abbiamo una tradizione scientifica applicata all’impresa poco sviluppata e registriamo una certa ritrosia da parte delle PMI a interfacciarsi con le università”. Raffaele Spallone del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, direttore generale della Divisione relativa alla Politica per la digitalizzazione delle imprese e analisi dei settori produttivi, si rivolge a una platea di studenti presenti alla conferenza Transizione 5.0.: sfide e opportunità per il manifatturiero bergamasco. L’incontro, all’interno della rassegna Bergamo Next Level – Leggere il presente, costruire il futuro, punta l’attenzione sul Piano ‘Transizione 5.0’ recentemente varato dal Governo per sostenere la transizione intelligente, personalizzata e resiliente delle imprese italiane. Un evento organizzato in sinergia con le attività del partenariato esteso MICS – Made In Italy Circolare e Sostenibile, che vede coinvolta anche l’Università degli studi di Bergamo, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma NextGenerationEU.

In soldoni, il Piano ‘Transizione 5.0.’ è un incentivo fiscale per il biennio 2024-2025 – inedito nel panorama europeo – che premia tutte le imprese, “dal piccolo commerciante alla grande industria manifatturiera”, che investono in progetti di innovazione digitale e green.

L’iter parlamentare di approvazione della norma si è concluso, ora va definita sul piano attuativo. “Ci auguriamo che il decreto possa essere pubblicato nei primi giorni di maggio (una volta ottenuta l’ok dal MASE – Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dal MEF – Ministero dell’Economia e delle Finanze)”, spiega Spallone.

Piano ‘Transizione 5.0’

Come funziona? Le misure di innovazione adottate dall’impresa devono portare a una riduzione dei consumi energetici pari al 3% (se l’innovazione investe il processo produttivo) o al 5% (se riguarda il processo produttivo). L’aliquota sale a mano a mano che sale il risparmio. Tetto degli investimenti per l’impresa: 50 milioni di euro.

“Questa misura è complessa, è una sfida importante. È complessa perché il legame tra green e digitale non è così scontato, soprattutto per le PMI. Secondo l’ISTAT, meno del 3% delle piccole e medie imprese italiane adottano le tecnologie abilitanti, ovvero quelle che sviluppano soluzioni o miglioramenti tecnologici attraverso esperienze di ricerca capaci di rivitalizzare il sistema produttivo. Questo è uno dei problemi del nostro Paese e su questo ci giochiamo la partita: dobbiamo essere capaci di accompagnare le imprese nell’uso di questi strumenti”, ancora Spallone. Che rassicura: “Non ci sarà un click-day all’italiana, per due ragioni differenti: non sarà semplice prenotarsi, perché serve una certificazione che dimostri che l’impresa ha programmato un progetto con un impatto sui consumi energetici. E poi gli oltre 6 miliardi di euro, messi a disposizione per questo incentivo, non si esauriscono in un giorno”.

E sul fronte locale, come vanno le cose? Su 196 territori manifatturieri europei – cioè, quelli che contribuiscono a più del 25 % del PIL e impiegano più del 25% dei lavoratori occupati – Brescia e Bergamo sono, rispettivamente, al primo e secondo posto. Basta questo dato per dirsi arrivati? La risposta viene da Giovanna Ricuperati, Presidente Confindustria Bergamo: “Oggi la concorrenza non è tra imprese, ma tra ecosistemi. Quelli forti sono quelli in cui tutti gli elementi che rendono attraente un territorio (centri di ricerca universitaria, formazione, istituti tecnici, imprese, centri di cultura) sono sviluppati a tal punto da essere scelti come luoghi in cui investire, lavorare, costruire la propria famiglia”.

Piano ‘Transizione 5.0’

Gli investimenti in ricerca, sviluppo, tecnologia sono uno di questi ingredienti, come insegna l’esperienza di Intellimech, consorzio privato nato 17 anni fa – cui partecipa Confindustria – di 64 tra grandi, medie e piccole aziende, finalizzato alla ricerca interdisciplinare nell’ambito della meccatronica. Perché “seguendo l’esempio emiliano-romagnolo – che vanta un ottimo rapporto tra ricerca, sviluppo e investimenti – dobbiamo definire ambiti di specializzazione, riconoscere le filiere in cui abbiamo eccellenze maggiori di altre, per costruire la riconoscibilità di un ecosistema in grado di attrarre investimenti, scuola, formazione”, chiosa Ricuperati

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