• Abbonati
Bergamo

Guerra Israele-Palestina, Nicora: “In università confronto e dialettica”

La prorettrice con delega all'internazionalizzazione: "Ateneo luogo di confronto"

Bergamo. La guerra e le crescenti tensioni in Medioriente non hanno ripercussioni solamente in quei territori. Nei giorni scorsi, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, la consigliera dell’Ugei (Unione dei giovani ebrei d’Italia) Anna Tognotti, 22enne torinese studentessa di ingegneria gestionale al Politecnico, ha affermato: “Questa guerra è la tragedia dei giovani in Israele ma anche qui in Italia perché non ci sentiamo più sicuri”.

La giovane ha raccontato che gli episodi di ostilità subiti da alcuni studenti ebrei sono aumentati e ha sottolineato che da un sondaggio è emerso che quasi 9 persone su 10 tra i ragazzi ebrei hanno cambiato le loro abitudini: “Abbiamo dovuto rivedere la nostra vita. Ci sono studenti ebrei che hanno smesso di seguire le lezioni all’università ed è un fenomeno che sta accadendo in tutta Italia. Non portano più la kippah (copricapo tradizionale, ndr) in luoghi pubblici, non parlano più in ebraico, non utilizzano il proprio nome e cognome se tipicamente ebraico, non utilizzano oggetti o indumenti che siano riconducibili alla loro identità”.

All’Università di Bergamo non si hanno segnalazioni di problematiche di questo tipo. Tracciando il punto della situazione, la professoressa Flaminia Nicora, prorettrice dell’Università degli Studi di Bergamo con delega all’internazionalizzazione, spiega: “Nel nostro ateneo abbiamo tre studenti di nazionalità israeliana, due dei quali iscritti al primo anno, mentre al momento non ci sono palestinesi. Non siamo in grado di dire nulla rispetto alla loro affiliazione religiosa perché è un dato che non raccogliamo e, parallelamente, potremmo avere anche studenti di religione ebraica ma non di nazionalità israeliana. Complessivamente, gli studenti stranieri nella nostra realtà sono pari al 7% degli iscritti e questa percentuale sale al 25% quando si parla degli iscritti ai corsi in lingua inglese, presenti in numero significativo nelle lauree magistrali. Non abbiamo ricevuto segnalazioni di disagio e notizie di ostilità o minacce nei loro confronti. Ho letto gli articoli pubblicati sui giornale e devo dire che fortunatamente la situazione di Bergamo è diversa: penso che dipenda dal clima di dialogo e di accoglienza che contraddistingue l’Università di Bergamo”.

“Non abbiamo segnalazioni – prosegue la professoressa Nicora – che il credo religioso possa essere elemento di discriminazione, né da parte ebraica né musulmana. Abbiamo avuto riprova di solidarietà recentemente, con l’impegno degli studenti quando c’è stato il terremoto in Turchia. Sicuramente le notizie di attualità stimolano una discussione, ma è improntata al rispetto reciproco”.

Tornando ad allargare lo sguardo alle università italiane, in vari atenei nelle scorse settimane si sono svolte le proteste “Boicotta Israele”; finalizzate a contestare le collaborazioni con lo stato israeliano. In merito alle relazioni con quest’ultimo, la professoressa Nicora afferma: “Quando era stato indetto il bando Italia-Israele non abbiamo partecipato, ma ci sono rapporti individuali di nostri docenti con quelli di università israeliane. L’internazionalizzazione della ricerca è una degli elementi caratteristici del nostro ateneo e i nostri scambi, che sono precedenti all’attentato del 7 ottobre scorso, sono sempre stati più legati a mobilità di studenti e docenti, ma allo stato attuale tutto è sospeso a causa della guerra”.

Inoltre, la professoressa Nicora sottolinea: “La nostra posizione è quella dell’accoglienza rispetto a qualsiasi studente che chieda di iscriversi al nostro ateneo. Abbiamo un profilo di cautela, invece, rispetto agli studenti in uscita, in modo da evitare che sia loro sia i nostri docenti vadano in aree sconsigliate dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale: la collaborazione con questo dicastero fa sì che ci si preoccupi in prima istanza della loro sicurezza”.

“È la ragione per cui ci consideriamo sempre un luogo di dialogo e di dibattito” – aggiunge la professoressa Nicora, che annota: “L’università, come ha indicato anche la Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane, ndr) è un luogo di dibattito e di esercizio della dialettica, che non significa pensarla tutti allo stesso modo, ma condividere il fatto che ci si possa confrontare in maniera tale da non mettere al primo posto la violenza ma il confronto, l’apprezzamento della complessità di una realtà contemporanea e di una geopolitica che si stanno modificando e vanno seguite senza dare nulla per scontato. L’università è il luogo della complessità, quindi non può avere paura di quest’ultima e della differenza delle opinioni: ha gli strumenti culturali e di dibattito per fare in modo che il confronto intellettuale non diventi violenza”.

Non manca uno sguardo particolarmente attento sull’attualità. La prorettrice conclude: “C’è sempre molta attenzione a quello che succede e molte volte si crea un dibattito. Insieme ad altre università italiane stiamo ragionando sulla possibilità di condividere risorse di biblioteca con studenti che sono coinvolti in eventi che rischiano di compromettere il proseguimento dei loro studi, come sta avvenendo in questo momento in Palestina, in particolare nella striscia di Gaza. Queste risorse sono online e quindi fruibili a distanza: è una forma di vicinanza che stiamo esplorando assieme ad altri atenei”.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI