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A martinengo

Ha ucciso il marito a coltellate, Caryl Menghetti dall’ospedale al carcere: “Mi manca mia figlia”

La 46enne, trasferita nel penitenziario di Torino, ha scritto una lettera ai parenti per chiedere loro di prendersi cura della bimba. Lunedì l'udienza sul sequestro della villetta dell'omicidio

Bergamo. Le prime parole che ha pronunciato sono state per la figlia di cinque anni che non vede dal 26 gennaio scorso, quando avrebbe ucciso con 25 coltellate il marito Diego Rota, 56 anni, nella loro villetta di via Cascina Lombarda 15 a Martinengo. Dalla stanza del reparto ospedaliero del carcere di Torino, dove è stata trasferita un mese fa dopo le prime settimane nel reparto di psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, Caryl Menghetti continua a ripetere il nome della sua piccola e a chiedere di poterla rivedere.

Nei giorni scorsi la 46enne ha scritto una lettera ai cognati per dire loro di non essere in grado di spiegare il motivo che l’ha spinta a uccidere l’uomo di cui si era innamorata una decina di anni fa. Tra le poche righe, poi, un invito a prendersi cura della sua bimba, momentaneamente affidata ai nonni materni, in attesa della decisione del tribunale che dovrebbe sancire l’affidamento a una zia.

Nel corso di uno degli incontri con il suo avvocato Danilo Buongiorno, la donna si è anche detta dispiaciuta per suo marito, che avrebbe ucciso perchè vedeva in lui i demoni che la tormentavano da tempo, fin dal parto della bimba che tanto aveva desiderato, forse dovuti anche al fatto che quel giorno un gemellino nacque già morto.

Inutili le terapie, tra le quali anche un trattamento sanitario obbligatorio, a cui era stata sottoposta per curare quei disturbi, che si manifestarono pure la mattina dell’omicidio e che portarono una vicina di casa a chiamare l’ambulanza: trasportata nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Treviglio, nel pomeriggio venne dimessa con una cura farmacologica. Poi, verso le 23, l’uccisione del marito in camera da letto.

Lunedì (15 aprile) in tribunale a Bergamo si è tenuta l’udienza del riesame, dopo che il pm Laura Cocucci ha impugnato la decisione del Gip di negare il sequestro conservativo della villetta in cui si è consumato il delitto: il giudice si è riservato la decisione.

Il sostituto procuratore ha anche chiesto una perizia psichiatrica in incidente probatorio per accertare la capacità di intendere e di volere dell’imputata. Un esame costituito da due fasi: la prima per capire se la donna è in grado di sostenere un processo, la seconda per verificare le sue condizioni psichiche al momento dell’omicidio.

La prossima udienza è in programma il 29 aprile.

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