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Corte assise

Omicidio Bonomelli, il medico legale: “L’imprenditore ucciso con un intero flacone di Rivotril”

Secondo Matteo Marchesi all'80enne fu somministrata una dose 10 volte superiore all'uso terapeutico e la morte risalirebbe a 10 ore prima rispetto a quando il cadavere fu spostato dall'abitacolo della sua auto

Entratico. Non furono poche gocce di Rivotril ad uccidere l’imprenditore Angelo Bonomelli, secondo il medico legale Matteo Marchesi che praticò l’autopsia sulla salma, ma un intero boccettino. Dichiarazioni, queste, che si discostano diametralmente da quanto dichiarato da uno dei principali imputati del processo per omicidio volontario aggravato.

Matteo Gherardi, 33 anni, alla sbarra insieme al padre Luigi Gherardi, alla compagna Jasmine Gervasoni e a Omar Poretti, nella scorsa udienza aveva dichiarato di aver consegnato il farmaco all’amico, dicendogli di versarne qualche goccia nel caffè dell’80enne, al fine di stordirlo e rapinarlo per pagare un debito di gioco. “Il boccettino era mio. Faccio uso di psicofarmaci perché soffro di ansia acuta, ipocondria e attacchi di panico. Quando l’ho dato a Omar era quasi vuoto”, aveva detto nella sua deposizione.

Di tutt’altro avviso è il medico legale: “Il Rivotril in soluzione orale ha un volume di 25 milligrammi, che sono circa 250 gocce. Dall’analisi del sangue cadaverico sulla vittima si stima che gliene siano stati somministrati circa 28 milligrammi complessivamente, quindi un valore che si avvicina alla quantità di tutto il boccettino”.

L’esperto cita uno studio finlandese secondo il quale “il farmaco in questione nel post mortem non va incontro a variazioni significative”, quindi “le concentrazioni terapeutiche mediche sono 10 volte inferiori a quelle riscontrate nel corpo di Bonomelli”.

L’elevata dose di clorazepam, somministrata ad un soggetto anziano “che presenta quindi un organismo fragile a causa dell’età”, ha determinato la morte dell’imprenditore. “Le persone di una certa età faticano ad ammortizzare gli effetti tossici del Rivoltril rispetto ai soggetti giovani e in salute. Tant’è che c’è un vero e proprio alert che prevede la somministrazione agli anziani con molta attenzione e sotto stretto controllo del medico”.

L’avvocato di parte civile, Raffaella Sonzogni, ha chiesto al medico legale se la tossicità del farmaco si può contrastare. Ovvero: Bonomelli poteva essere salvato? “Sì, finché non sopraggiunge l’evento letale si può intervenire in tre modi: con una lavanda gastrica, con il carbone attivato somministrato con un sondino o con un farmaco antagonista che contrasta l’azione delle benzodiazepine”.

Quindi se i 4 imputati avessero allertato il 118 quando hanno visto che la vittima non riprendeva conoscenza, avrebbero potuto evitarle la morte. Anche perché, sempre secondo il dottor Marchesi, Angelo Bonomelli sarebbe deceduto all’incirca 10 ore prima rispetto al momento in cui il suo cadavere è stato spostato dall’abitacolo della sua auto all’interno del sacco autoptico. “L’ora del decesso in generale è difficile da stabilire e va incontro ad un elevato margine di approssimazione. Si valuta la rigidità cadaverica e le ipostasi, ovvero le chiazze che si formano nel momento in cui il cuore smette di battere. Il sangue non circola più e, per effetto della gravità, si deposita nei vasi sanguigni creando delle chiazze violacee. Sul corpo di Bonomelli erano presenti in doppia serie e ciò è determinato dal fatto che la vittima si è trovata in due posizioni differenti dopo la morte: in un primo tempo era seduto nell’abitacolo della sua auto, in un secondo tempo è stato sdraiato per essere trasportato all’obitorio”.

La prossima udienza è fissata per il 22 maggio, durante la quale inizierà la discussione.

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