Bergamo. Il focus realizzato dalla Camera di commercio di Bergamo evidenzia una diminuzione della propensione a investire da parte delle imprese manifatturiere della provincia: in particolare l’industria registra nel 2023 una riduzione della quota di imprese investitrici (dal 69% al 60%), pur restando di gran lunga il comparto con il valore più elevato, anche per via delle maggiori dimensioni medie che caratterizzano le imprese del settore. Il calo è evidente pure in Lombardia, ma a Bergamo risulta più marcato, determinando così la perdita del vantaggio registrato negli anni scorsi.
Una diminuzione parallela si verifica anche nell’artigianato: la percentuale scende dal 34% al 28%, restando all’ultimo posto tra i comparti analizzati. Nel terziario invece la quota di imprese investitrici risulta in linea a quella del 2022, confermandosi lievemente superiore a un terzo del campione (36% nei servizi e 35% nel commercio al dettaglio). Per tutti i settori si evidenzia una stretta correlazione tra propensione ad investire e dimensione di impresa.
Grafico 1: % di imprese che hanno realizzato investimenti, anni 2019-2023 – Bergamo e Lombardia.
Concentrandosi solo sulle imprese che hanno realizzato investimenti nel 2023, la maggior parte dichiara un valore in crescita su base annua. Tuttavia si può notare un rallentamento in confronto al biennio precedente, anche in questo caso evidente soprattutto nell’industria, dove la quota relativa alle imprese che hanno realizzato investimenti maggiori si attesta al 67% (era il 71% l’anno precedente). Fanno eccezione le imprese del commercio al dettaglio, che dichiarano investimenti in crescita nel 73% dei casi (dal 64% del 2022), ma in generale sembra delinearsi una minore intensità degli investimenti da parte delle imprese bergamasche.
Grafico 2: % di imprese che hanno realizzato investimenti inferiori, uguali o maggiori rispetto all’anno passato, anni 2021-2023 – Bergamo.
Tabella 3: Composizione % degli investimenti in valore nel 2023 – Bergamo.
In tutti i settori risulta predominante la componente materiale degli investimenti, con percentuali comprese tra l’82,8% del commercio al dettaglio e il 91,3% dell’artigianato, soprattutto per via della forte incidenza di impianti, macchinari e veicoli, che da soli pesano per oltre la metà del valore (con l’esclusione del commercio: 42,9%). Nei servizi appaiono significative anche le voci relative ai fabbricati e terreni (12,2%) e alle attrezzature informatiche (10,9%). Inferiore al 20% risulta invece il valore degli investimenti immateriali, dove la voce più importante è rappresentata dai software, in particolare nell’industria (7,7%). Il peso della consulenza, R&S e formazione raccoglie una quota compresa tra il 3% e il 4%, mentre risulta marginale il valore di brevetti, concessioni e licenze, che oscilla intorno all1%.
Le imprese che invece non hanno realizzato investimenti nel corso del 2023 adducono come principale motivazione la mancanza di una reale esigenza, con percentuali che vanno dal 29% dell’industria al 59% dei servizi. Sommando anche le indicazioni relative ad investimenti già realizzati negli anni precedenti o programmati per quelli successivi, si raggiunge una larga maggioranza di imprese (comprese fra il 60% e l’80% a seconda dei settori) che non ha investito per scelte proprie, indipendentemente da ostacoli o vincoli esterni, probabilmente anche a seguito dei numerosi investimenti realizzati nel biennio precedente, sulla spinta della forte crescita economica, del basso costo del denaro e degli incentivi per i lavori edili. Le prospettive di mercato incerte rappresentano un freno per una quota compresa tra il 15% (nell’industria) e il 6% (nei servizi), con percentuali in calo rispetto al 2022, mentre si riscontra una crescita per quanto riguarda la mancanza di risorse finanziarie nel commercio al dettaglio (15%) e nell’industria (9%), motivazione forse collegata agli elevati tassi di interesse registrati nel corso dell’anno, che hanno innalzato i costi di finanziamento.
Grafico 4: Motivazione mancati investimenti – Bergamo, 2023 e 2022
Al di là delle intenzioni per quel che riguarda la propria impresa, gli imprenditori bergamaschi non sono ottimisti in merito all’andamento degli investimenti nel proprio settore nel 2024: sono soprattutto gli artigiani a evidenziare una scarsa fiducia, con un saldo tra previsioni di aumento e diminuzione che risulta ampiamente negativo (-23 punti). Anche gli altri settori mostrano una prevalenza di aspettative negative (sebbene con valori del saldo prossimi allo zero), a differenza di quanto registrato lo scorso anno. Nonostante le previsioni degli analisti e dei mercati siano concordi nel delineare una probabile discesa dei tassi di interesse nel corso del 2024, le imprese non si aspettano una ricaduta subitanea sugli investimenti, temendo quindi una persistenza delle conseguenze negative della stretta monetaria sulla domanda.
Grafico 5: Previsione per gli investimenti del settore nel 2024 rispetto al 2023 (percentuali di risposte e saldo “in aumento” – “in diminuzione”) – Bergamo
Commenta Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di commercio: “Anche sotto il profilo degli investimenti il 2023 si può interpretare come un anno di adattamento a nuove sfide. Le ragioni dietro la diminuzione della propensione a investire vanno ricercate primariamente nel ciclo manifatturiero negativo, arretrato in bergamasca del -0,9%. L’atteggiamento di prudenza è anche conseguenza della situazione di incertezza a livello internazionale, della politica monetaria restrittiva e di attesa del Piano nazionale Transizione 5.0.”
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