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Arte

I bestiari

Il lupo, per secoli lo abbiamo condannato: ma è l’immagine di noi stessi

"Esistono "due lupi": uno reale, concreto, in carne e ossa; l'altro fantastico, frutto di un'immaginazione a volte mitica, altre volte distorta, fatta di leggende, fantasie e superstizioni. Pochi animali, infatti, hanno caratterizzato e influenzato la cultura umana come il lupo"

Chi pecora si fa,
il lupo se la mangia.
Fedro

È tornato il lupo sulle alpi orobiche e questo è bastato a risvegliare quel legame atavico con una natura autentica e profonda e a suscitare in noi la paura di un animale così ombroso e, al contempo, così affascinante. Coraggioso, resistente, cooperativo nel branco e protettivo verso i cuccioli, il lupo da sempre è presente non solo nei nostri territori ma anche nel nostro immaginario.

La mitologia greca è colma di lupi affamati e violenti; questo animale venne utilizzato dalle divinità per punire noi comuni mortali o altri dei. I romani, invece, videro
fiorire la loro civiltà attraverso una lupa, inviata da Marte, nutrire col proprio latte i gemelli Romolo e Remo. Nel medioevo la storia più celebre fu quella del lupo di Gubbio, il quale in città si aggirava seminando terrore e ferocia. San Francesco d’Assisi venuto a conoscenza della brutalità della bestia gli andò incontro, chiamandolo fratello, rimproverando il suo comportamento ma riconoscendo in lui il fatto che fosse la fame a farlo agire e reagire in maniera così violenta, il Santo quindi lo spronò a cambiare il suo atteggiamento, inducendolo a far pace con gli abitanti, i quali in cambio promisero di nutrire e prendersi cura dell’animale.

Rimanendo nel Medioevo, i bestiari mostrano il lupo come l’animale del diavolo, il quale adotta tutte le strategie più astute, ad esempio travestendosi con pelli di pecora per introdursi negli ovili ghermendo così gli agnelli più teneri. Feroce e crudele, il lupo fino al XVIII secolo assunse un ruolo importante nelle credenze correlate alla farmacopea animale, si pensava infatti che nutrendosi delle sue carni si potessero acquisire le doti tipiche dell’animale: velocità, resistenza, coraggio, vista acuta e vigore sessuale.
Fu così che molti uomini, completamente presi dalla follia, fuggivano nei boschi urlando come lupi, tentando persino di sbranare le persone, poiché credevano realmente si potesse diventare licantropi o lupi mannari, fenomeno al quale anni dopo venne dato il nome di licantropia. Dal Medioevo al Rinascimento, troviamo il lupo raffigurato nel 1565, insieme al cane e al leone, nel dipinto di Tiziano dal titolo Prudenza – qui il lupo simboleggia la memoria, la quale ci induce a ricordare il passato e a trarne insegnamenti per imparare. Successivamente incontriamo l’animale nelle favole, insieme al leone e alla volpe, ma come nei bestiari Medievali anche nelle favole continua ad avere il ruolo del malvagio, diventando vittima di sé stesso poiché sovente si trova a combattere con altri animali, meno forti ma molto più scaltri.
La favola con il lupo maggiormente conosciuta è Cappuccetto rosso, iconica, stupenda e ricca di simbologie è nota nelle versioni di Charles Perrault nel 1697 e dei fratelli
Grimm nel 1812. Nella versione di Perrault la storia non è a lieto fine poiché nessun cacciatore salverà la bimba e la nonna. L’autore conclude la narrazione spiegando la morale: “Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovani carine, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il lupo ottiene la sua cena…”.

Lupo bestiari
Charles Perrault - Le petit chaperon rouge, Paris, 1909. Illustratore ignoto

 

Anni dopo, l’illustre etologo e conservazionista Farley Mowat nel libro Never  Cry Wolf, dirà: “Abbiamo condannato il lupo non per quello che è, ma per quello che abbiamo deliberatamente ed erroneamente percepito che fosse – l’epitome mitizzata di un selvaggio e spietato assassino − che è, in realtà, nient’altro che l’immagine riflessa di noi stessi”.

Nel 1942 dalla mano di Tex Avery nacque il lupo antinazista nel cartoon animato Blitz Wolf , mentre nel 1967 troviamo il cartoon animato Il libro della giungla narrare la storia del piccolo Mowgli smarrito nella foresta, allevato e accudito da un branco di lupi.
Oggi molti pregiudizi sul lupo stanno diminuendo, da animale predato e perseguitato, sta diventando un animale studiato, seguito e soprattutto protetto. Lo scrittore Carmine Esposito nel libro Il lupo, scrive: “Per ignoranza e pregiudizio, il lupo è stato per secoli considerato dall’uomo un animale pericoloso, “nocivo”, da distruggere. Pur essendo stato uno degli animali più barbaramente perseguitati, pochi di noi ne conoscono la vera natura: il forte attaccamento ai propri compagni, la dedizione assoluta ai cuccioli e l’incredibile fedeltà, in grado di legare una coppia di lupi fino alla morte. Intelligente, altruista e adattabile, è spesso sorprendentemente simile all’uomo. Esistono “due lupi”: uno reale, concreto, in carne e ossa; l’altro fantastico, frutto di un’immaginazione a volte mitica, altre volte distorta, fatta di leggende, fantasie e superstizioni. Pochi animali, infatti, hanno caratterizzato e influenzato la cultura umana come il lupo”.

LUPO COPERTINA
Lupus est lupus - collage fotografico 30x40 cm. 2024 di Giovanni Fornoni

Bibliografia:
– Citazione in apertura tratta dalle favole di Fedro, Il lupo e l’agnello
– Il Lupo una storia culturale, Michale Pastoureau, Ed. Adriano Salani, 2018
– Le petit chaperon rouge, Charles Perrault, 1909
– Never cry Wolf, Farley Mowat. Ed. Baj Books, 2001
– Il lupo, Carmine Esposito, Ed. Franco Muzzio, 2007

Giovanni Fornoni ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. All’attività di artista affianca quella di docente. Con i suoi Bestiari sovrappone o accosta la condizione umana a quella animale, indagando simbolicamente fatti di cronaca contemporanea, mettendo in rilievo verità ataviche, antropologiche, sociali e culturali.

Immagine dell’opera: Lupus est lupus – collage fotografico 30×40 cm. 2024
Freepik archive, image reworked by the Artist

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