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Lutto cittadino

A Cologno l’addio a Joy: “Tornerà in Nigeria, dai suoi tre figli e dalla nipotina” fotogallery

I funerali della 49enne uccisa dal compagno. Il parroco: "C'è un 'io' violento in ognuno di noi, dobbiamo sotterrarlo"

Cologno al Serio. Era madre Joy Omoragbon, la 49enne nigeriana uccisa lo scorso 28 marzo con sei coltellate dal compagno Aimiose Osarumwense, suo connazionale. Era madre e nonna.

Il parroco, don Giuseppe Navoni, parlando ai funerali celebrati sabato mattina (6 aprile) manda un ideale abbraccio alla comunità nigeriana. Ai parenti di Joy: ai pochi che abitano in provincia di Bergamo e a quelli arrivati apposta a Cologno al Serio per portarle un ultimo saluto. E, appunto, ai suoi figli: Kennedy, Osarol e Sandra. E alla sua nipotina. Che hanno seguito parte della cerimonia funebre sui social grazie ai video dei parenti. “Vorremmo tanto portarla in Nigeria da loro”, dice un nipote, visibilmente commosso sul sagrato della parrocchiale. Straziante il dolore di una zia: “Joy, cosa è capitato”, ripete in lacrime davanti alla bara della donna.

 

funerali joy omoragbon

 

 

Al dolore dei parenti si è unita l’amministrazione di Cologno al Serio con il sindaco Chiara Drago, che ha proclamato lutto cittadino. “Si può morire così? Per mano della persona a cui si vuole bene e nella casa simbolo del percorso fatto insieme? Sì, si può – ha ammonito il parroco durante l’omelia -. C’è un ‘io’ violento nel cuore di ognuno di noi, dobbiamo sotterrarlo”.

Joy Omoragbon, tumulata nel cimitero di Cologno al Serio, è stata ferita a morte dal compagno afflitto da problemi psichici. L’aveva già minacciata con un coltello e aggredita una decina di anni fa. Lui fu sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio (Tso), ma la denuncia finì archiviata. Nel mezzo, anni all’apparenza tranquilli, come raccontano i vicini di casa della coppia, che abitava in una palazzina di via Donizetti, pieno centro storico del paese. Le loro non erano vite semplici, ma non li avevano mai sentiti litigare.

Lui era seguito da un centro psico-sociale (Cps), ma qualche mese fa aveva smesso di assumere i farmaci che gli erano stati prescritti e aveva perso il posto di lavoro. Joy aveva capito che i disturbi psichici del compagno stavano prepotentemente riemergendo e lei stessa lo aveva accompagnato in un Cps della zona. Quarantotto ore dopo, si è consumata la tragedia.

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