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Area di Sosta

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Vivere Pasqua attraversando il deserto del nostro cuore

“Io non forzo mai la mano – spiega Sorella Tiziana – cerco di mettermi sul piano di ciò che può recepire l’altro e allo scopo può servire anche un sorriso per far nascere l’empatia. Proviamo a smuovere le persone sul senso delle cose, della felicità, della vita; sulla sete di verità e di autenticità spesso offuscata dall’effimero”

“Prepararsi alla Pasqua è una questione di cuore”. Messaggio chiaro e forte. Viene da Tiziana Bruni, una Sorella della Fraternità Betania, animatrice di incontri, specialmente tra i giovani, suscitatrice di riflessioni e di viaggi interiori, alla scoperta di sé stessi e di come vivere la Buona Notizia nel nostro tempo. Per passare dal dire al fare, come punto di partenza può esserci la riscoperta di un po’ di silenzio. La pace, la riflessione, il distaccarsi un po’ dai problemi della quotidianità, l’interrogarsi senza l’ansia dell’orologio: Pasqua è anche una sfida di rigenerazione personale.

Sorella Tiziana, 51 anni, laurea in architettura prima di seguire la chiamata di Dio, che ora l’ha portata alla Betania di San Quirino in quel di Pordenone, spiega che “il silenzio arriva anche a mettere in crisi, a spaventare, perché ci pone a confronto con noi stessi e può creare imbarazzo, senso di smarrimento, inquietudine”.

A prima vista, muri alti da superare, ma è una strada giusta per ritrovare Dio, che aspetta tutti. E ce lo ha ricordato con una bella immagine anche uno scrittore laico come Dino Buzzati: “Laggiù all’orizzonte, sulle acque amare, deserte, naviga certe sere Dio con una sua barchetta, invisibile passerà accanto a te che nuoti disperato e ti toccherà con la sua mano”.

Dio può aspettarci dovunque, in ogni momento, e stendere la mano per toccarci. Il problema però in un tempo in cui siamo sommersi da messaggi, sta nei modi di comunicare e far giungere a destinazione la Buona Notizia. “Io non forzo mai la mano – spiega Sorella Tiziana – cerco di mettermi sul piano di ciò che può recepire l’altro e allo scopo può servire anche un sorriso per far nascere l’empatia. Proviamo a smuovere le persone sul senso delle cose, della felicità, della vita; sulla sete di verità e di autenticità spesso offuscata dall’effimero”.

L’obiezione immediata è come si fa a parlare di amore, pace, fratellanza con le guerre in corso e in una società sempre più frammentata, frastornata e divisa, anche nelle relazioni personali. Aggiungiamoci anche un mix di solitudine, diffidenza, arsura relazionale.

E lei, pronta: “Concretamente allora parto da me: dall’amore sano che dobbiamo avere per noi stessi e per il nostro prossimo. Bisogna in ogni modo faticare per giungere al regno dell’amore, che si regge sul fiducioso abbandono nelle mani di Dio. La Chiesa con i suoi Pastori deve interrogarsi, perché spesso usa linguaggi che sono inadeguati. Lo vediamo, ad esempio nella Messa, come e quanto aprano i cuori la musica, i canti, più efficaci e veloci delle parole nel giungere al cuore delle persone. Anche l’approccio deve essere più caldo, diretto, meno formale. Forse continuiamo a portarci dietro un rigorismo superato, una rigidità, la tendenza diffusa ad assemblare in schemi freddi e ingessati. Sappiamo quanto è aperto il discorso dei divorziati, delle coppie di fatto, degli omosessuali. Un atteggiamento che non sia soprattutto giudicante mette in condizione le persone di sentirsi accolte”.

Il suggerimento finale pratico che ci lascia Sorella Tiziana Bruni verso l’imminente Pasqua 2024 e per ogni giorno è questo: “Al mattino svegliarsi, fare il segno della croce, ringraziare il Signore della vita e affidare tutto a Lui. Avendo cura, però, di rifornirci di spiritualità, così come si fa la spesa quotidiana e cercando anche i riferimenti che possono aiutarci ad alimentare il nostro credere”.

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