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Il pd all'attacco

Superbonus, Misiani: “Il Governo fa cassa su anziani e poveri”, Gori: “Si svegliano al duecentesimo miliardo di buco. Ci vuole del talento”

Il senatore sullo stop alle agevolazioni: "Serve un riordino più coraggioso degli incentivi, evitando scelte estemporanee come quelle che penalizzano le aree terremotate". Il sindaco: "A farne le spese il terzo settore, le case e le residenze popolari"

Bergamo. Lo stop voluto dal governo sul Superbonus continua a tenere banco e ad alimentare la polemica sono proprio i politici dell’opposizione del Governo Meloni. Il testo contiene mette il freno allo sconto in fattura e alla cessione del credito anche per barriere architettoniche, per le case popolari (Iacp), per le cooperative di abitazioni, per onlus, per le aree terremotate o alluvionate, ad eccezione solo per gli iter avviati), prevede lo stop alla remissione in bonis, l’obbligo di comunicazione preventiva, il blocco della fruizione dei bonus edilizi da parte dei soggetti che hanno debiti nei confronti dell’erario e la prevenzione delle frodi in materia di cessione dei crediti ACE. Le nuove misure entreranno in vigore solo dopo la pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale.

“L’ennesimo decreto per tentare di riportare sotto controllo il superbonus conferma il sostanziale fallimento delle misure decise precedentemente dal governo Meloni e il fatto che i conti pubblici stiano andando molto peggio delle previsioni – così Antonio Misiani, senatore Pd, commissario del PD in Campania e responsabile Economia e Finanze, Imprese e Infrastrutture del Partito Democratico nella segreteria nazionale di Elly Schlein -.
Il governo Meloni è ormai in carica da diciotto mesi ma in tutto questo tempo non è riuscito a gestire in modo ordinato ed efficace il riordino degli incentivi per la riqualificazione degli edifici. Il fiasco delle misure salva-conti si è ripercosso nell’esplosione del deficit 2023, previsto al 5,3 per cento dalla Nadef ma impennatosi al 7,2 per cento a consuntivo essenzialmente a causa degli extra costi del superbonus. Anche nel 2024 la situazione complessiva dei conti pubblici sta rapidamente peggiorando rispetto alle previsioni iniziali del governo. 
Pesa il trascinamento della coda del super bonus ma anche un’andamento dell’economia più debole rispetto alle (ottimistiche) stime dell’esecutivo e, paradossalmente, la brusca frenata dell’inflazione, che comprime la dinamica del PIL nominale. Se a tutto questo aggiungiamo l’entrata in vigore dall’anno prossimo del nuovo patto di stabilità europeo, il quadro che emerge è decisamente preoccupante.
È tempo che il governo faccia i conti con la realtà: servono scelte molto più coraggiose sia sulle entrate – abbandonando la politica lassista sul fronte dell’evasione fiscale – che sulle spese. Il governo Meloni ha fatto cassa sui pensionati e sui poveri ma una vera spending review non è mai partita. 
Serve, in particolare, un riordino più coraggioso degli incentivi per l’edilizia sostenibile, evitando scelte estemporanee come quelle che penalizzano le aree terremotate e cambiando radicalmente prospettiva. Alcune proposte, come quelle di passare ad un meccanismo di erogazione diretta di spesa con un tetto annuale predeterminato, adottando criteri più selettivi e mirati di accesso alle agevolazioni, indicano una strada ragionevole per incentivare in modo finanziariamente sostenibile la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare”.
Anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, candidato in pectore alle Europee Dem, racconta tutto il suo disappunto sulla sua pagina Twitter: “Al duecentesimo miliardo di buco, dopo averne perso totalmente il controllo, il governo si sveglia e decide di mettere uno stop al Superbonus. E chi sceglie di penalizzare? Il terzo settore, le case popolari, le residenze popolari e la ricostruzione nelle aree del terremoto. Ci vuole del talento”. 
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