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Bonate sotto

Schiacciato da una parete alla Comac, i colleghi in aula: “C’erano procedure e orari da rispettare”

Non si poteva accedere al capannone mentre erano in corso i lavori, ma solo in pausa pranzo e dopo le 17. Olivio Torri ucciso da due pesanti blocchi di cemento

Bonate Sotto. Che per la gestione del cantiere per l’allargamento di due pareti nel capannone Comac 4 ci fossero delle procedure ferree lo hanno dichiarato tutti i testimoni. Non si poteva accedere per nessun motivo, se non durante la pausa pranzo e dopo le 17, quando gli operai della ditta Cisana Srl, incaricati del lavoro, non erano all’opera. E c’erano anche dei cartelli che lo comunicavano, uno dei quali era stato attaccato sulla porta d’accesso dello stesso capannone.

L’unico ad avere le chiavi era Olivio Torri, 61 anni, che per la Comac di Bonate Sotto, ditta per la quale lavorava, coordinava lo spostamento di manufatti e semilavorati. Il 15 maggio 2019 è morto sul lavoro, schiacciato da una pesante parete di cemento. A processo per omicidio colposo sono finiti Elio Cisana, titolare della Cisana Srl, Giorgio Donadoni, legale rappresentante della Comac, Cristian Forlani, responsabile della sicurezza e Roberto Locatelli, l’operaio che aveva eseguito il taglio della parete.

Simone Alborghetti, collega della vittima, durante la sua deposizione ha ricordato il giorno dell’infortunio mortale: “Mi aveva chiamato Forlani e mi aveva  ha detto di andare subito alla Comac 4 perché era successo un incidente. Io ero entrato e avevo visto solo le gambe del povero Olivio sbucare da sotto la parete. Non mi ero avvicinato, ero uscito ed ero andato alla Comac 2 per aspettare l’ambulanza. Per noi Torri era come uno di famiglia”.

Fabio Donadoni, fratello dell’imputato Giorgio, era direttore tecnico, dirigente della sicurezza e responsabile dei cantieri esterni per l’installazione dei macchinari. “Mi sono occupato del cantiere Comac 4 solo in fase di progettazione, nella scelta delle modifiche che venivano fatte all’interno del capannone. La procedura da seguire era stata illustrata in una riunione e affissa in due punti ben visibili. Nessuno poteva entrare, per noi la sicurezza è un must”.

“Per accedere al capannone dovevamo chiedere a Olivio le chiavi – ha dichiarato il responsabile della produzione della Comac Stefano Gotti -. E lui stesso ci aveva raccomandato di non chiedergli di andare a prendere i materiali fuori dagli orari stabiliti perché non poteva entrare nemmeno lui”.

Anche il responsabile di gestione Marino Radaelli dichiara che era stata approntata una procedura con orari di accesso al capannone.

Quella mattina la parete era stata tagliata in quattro blocchi e intorno alle 14.30 erano terminate le operazioni di fissaggio attraverso dei cunei di legno. Dopo pochi minuti sarebbe arrivato il camioncino attrezzato per poterli asportare in sicurezza. Due di questi pesanti blocchi sono caduti proprio mentre Olivio Torri si trovava nei pressi della parete e lo hanno schiacciato uccidendolo sul colpo.

Prossima udienza il 16 maggio.

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