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Tribunale

Accusata di maltrattamenti, furto e uso indebito di carte di credito: badante a processo

La donna ha lavorato 11 mesi per un'86enne di Arzago d'Adda. Secondo l'accusa dal conto corrente dell'anziana che accudiva sarebbero spariti circa 40mila euro

Arzago d’Adda. È accusata del furto di preziosi, di denaro e di un forno a microonde, di uso indebito di carte di credito e di maltrattamenti nei confronti dell’anziana che assisteva in qualità di badante. A processo una donna tunisina di 72 anni, che per la pensionata di Arzago d’Adda, all’epoca 86enne, aveva lavorato per poco meno di un anno. In quel periodo, secondo l’accusa, dal conto corrente della donna erano spariti circa 40mila euro.

Giovedì 21 marzo in aula è stato sentito il nipote della donna, deceduta nel 2020. “Mia zia non aveva un carattere facile. Io la sentivo al telefono e la andavo a trovare e mi sono accorto che non era più in grado di gestirsi da sola. Spesso la trovavo sporca, non si faceva da mangiare, era molto trascurata. Le avevo quindi proposto di andare in una casa di riposo, ma lei si è opposta con fermezza. Così, mia sorella e io, abbiamo deciso di prenderle una badante”.

La signora tunisina è arrivata nel 2016 e le sue condizioni sono subito migliorate: “Mi ero premurato di far attivare alla zia una carta bancomat in modo che non ci fossero contanti per casa e le spese fossero rendicontate – prosegue il nipote -. Né io né mia sorella avevamo accesso al suo conto corrente e la badante la pagava lei. Un giorno sono stato contattato dalla banca per un prelievo da 5mila euro effettuato dal conto della zia, così le abbiamo chiesto la ragione e lei dapprima ha negato, poi ha ammesso, ma in casa c’erano solo 4mila euro”.

I nipoti avevano poi scoperto che una polizza assicurativa era stata disinvestita e sul conto della zia erano stati versati 49mila euro.

L’86enne spesso si lamentava con i nipoti: “Diceva che la badante la picchiava, la trattava male, la insultava, le dava le gocce e la metteva a letto presto, anche se lei non voleva. Io pensavo che fossero bugie, dato che in alcuni momenti perdeva lucidità. Inoltre quando andavo a trovarla la trovavo sempre un po’ intontita, ma pensavo fosse un effetto dei farmaci. Col senno di poi ho ricollegato tante cose”.

Un giorno il nipote aveva ricevuto una chiamata dall’imputata: “Mi diceva che non ce la faceva più e che voleva dimettersi e io, conoscendo il carattere di mia zia, le avevo risposto di fare ciò che si sentiva”. Così la donna se n’era andata e la nipote aveva chiesto di poter diventare tutrice dell’anziana. Una volta controllato il conto corrente, i parenti si erano accorti che, dei 49mila euro, ne erano rimasti solamente 11mila. Inoltre erano stati registrati prelievi al bancomat, anche due in un solo giorno, nonostante la zia non uscisse di casa e non sapesse effettuare l’operazione, rifornimenti all’auto e cambio delle gomme, anche se l’86enne non aveva nessuna vettura. La nipote aveva quindi presentato un esposto dal quel è poi nato il procedimento penale.

Nulla esclude che sia stata proprio l’anziana a chiedere alla badante di effettuare i prelievi o di pagare il carburante quando la accompagnava a fare le visite.

Nella prossima udienza, fissata per il 14 maggio, verrà sentita l’imputata.

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