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Le parole

Sofia Goggia: “Dopo l’infortunio notti insonni e sofferenza. Torno sugli sci in meno di 6 mesi”

A un mese e mezzo dalla frattura della tibia, la bergamasca racconta quei momenti: “Ero sgomenta. Non ho mai subito un'intervento così complicato. Nei primi 20 giorni ho avuto dolori lancinanti, speravo solo che arrivasse sera”

Bergamo. Lo sgomento, la paura, il dolore, le notti insonni. Il lavoro, la speranza di rivedere presto la luce. 45 giorni dopo l’ennesimo grave infortunio della sua carriera, Sofia Goggia torna a parlare, rivivendo quei momenti difficilissimi che l’hanno portata a subire la settima operazione della sua carriera. Era il 5 febbraio, si trovava nel comprensorio di Ponte Di Legno, stava allenandosi. “È stato difficile da accettare: un conto è farsi male in gara a 140 km all’ora. Stavolta è stato diverso: ero in forma, venivo da un weekend italiano faticoso, mi ero presa alcuni giorni di riposo, per poi farne due di ripresa. Ho fatto scelte per evitare che queste situazioni succedessero, invece mi sono ritrovata su un letto d’ospedale a sperare che tutto andasse bene”.

Nei giorni scorsi la 31enne bergamasca ha svolto gli esami di controllo, che hanno evidenziato il percorso positivo di recupero da una frattura complicatissima alla tibia, che si è di fatto sbriciolata nella parte inferiore, vicino ai malleoli. Un trauma da torsione fortissimo: “Essendo vicino alla caviglia, le premesse dell’intervento erano complicate. La tac era brutta, l’osso era frammentato e poterlo ricostruire era un’impresa per gli ortopedici”. L’intervento è riuscito perfettamente: “Ho una piastra a forma di L che mi tiene su la caviglia, il taglio è lunghissimo perché per infilare la placca mi han dovuto spostare i tendini”.

Quei momenti sono ancora fissi nella memoria di Sofia: “In pista, mentre stavo strisciando dopo la caduta, avevo capito che la mia tibia era rotta, che non avevo un piede. Non sono quasi riuscita a pensare a nulla, ero pervasa da un senso di sgomento, di dispiacere enorme. Quando ho visto il mio team è stato difficile raccontare cosa era successo. Ho visto nero, ero disperata dentro di me. Per chi fa sport non c’è nulla di più difficile. In elicottero per darmi forza pensavo che nel mondo c’era di peggio, che non ero sotto le bombe, ho buttato lo sguardo oltre, pensato a contesti di sofferenza ben più gravi. Sono arrivata a Milano senza bisogno di antidolorifici, mi sono tolta lo scarpone quasi da sola, non ho avuto dolore, all’inizio”.

 

gamba goggia

 

Il periodo più difficile è stato quello immediatamente seguente all’intervento: “I primi 20 giorni vedevo nel mio futuro solo un pannello nero, ho sentito una specie di morte emotiva. Mi sono quasi arrabbiata nel leggere parole che non sentivo mie: in quel momento non sentivo che sarei ‘tornata anche questa volta’. Sono stata malissimo non solo emotivamente, ma anche in termini di dolore fisico. Non riuscivo a stare né in piedi né seduta, per tante notti non ho dormito. È stata una sofferenza. Andavo dal divano al letto, ogni volta che mi alzavo mi sentivo svenire a causa del flusso sanguigno: erano dolori lancinanti. Mi alzavo la mattina e speravo solo che arrivasse presto la sera. Poi le cose hanno iniziato a migliorare, ho ritrovato la mia indipendenza: quando c’è un infortuno così anche farsi il caffè e portarlo a tavola diventa una fatica. Dipendere da qualcuno non è semplice”.

Il percorso di recupero è iniziato immediatamente, anche se i tempi di recupero sono complicati da definire: “A casa mi seguono due fisioterapisti, lavoro un’ora e mezza sulla parte fasciale e poi svolgo esercizi fisici per tenere gli altri distretti allenati per non spegnere il mio sistema muscolare e fisico. Nonostante il taglio la mia caviglia ora è molto bella e i dottori al controllo erano parecchio contenti. I miei programmi ora riguardano il quotidiano, abbiamo obiettivi scanditi dai tempi di guarigione, una volta guarito e saldato l’osso, verso i 3 mesi, avrò un recupero con una velocità esponenziale. Avendo fatto oltre l’impossibile per mantenere i muscoli, credo che il recupero non sarà tanto difficile a livello fisico, una volta che l’osso è a posto sarà più veloce progredire con i carichi sul piede. Serve pazienza. Conoscere il recupero è un’arma a doppio taglio: si sa già il percorso, ma per questo si sa anche la mole di sofferenza che si avrà davanti per riuscire ad avere nuovamente un fisico performante. La recidiva devasta dentro”.

Il rientro sugli sci potrebbe comunque avvenire anche in estate: “All’inizio avevano parlato di 6 mesi, ma i medici della Federazione mi han detto che, una volta saldato l’osso e con un fisico idoneo, posso anche rientrare prima. Dipende quando il callo osseo si forma: ho visto su me stessa che spesso sono ruscita a tornare accorciando i tempi, cosa che non voglio fare ora, ma se dovessi essere pronta a giugno anziché a luglio non è tassativo aspettare i 6 mesi”.

 

sofia goggia post facebook

 

“Sono rimasta scioccata domenica (17 marzo) guardando il gigante femminile e vedendo il volo di Marta Bassino” ha aggiunto, “ha avuto una dinamica simile alla mia, mi ha aperto il flashback di quel che è successo. A lei non si è staccato lo sci, a me sì. Marta si è rialzata, a parte un dolore al collo non ha avuto niente. Se avessi fatto io quel volo, con quella torsione del ginocchio, mi sarei fatta tibia e ginocchio. Ci sono certe cose che accadono a determinati atleti, sarà per conformazione fisica, per altre variabili… Alcuni atleti sono più soggetti di altri a determinati infortuni, e i dettagli fanno la differenza. È stata una stagione particolarmente provante per tutti, al maschile e al femminile, ma bisogna dividere gli infortuni causati da errori tecnici a quelli che sono provocati da condizioni non buone che mettono in pericolo chi corre. È stata una stagione massacrante, tantissimi di alto livello si sono fatti male, altri più di me, ognuno deve fare un’analisi propria”.

Nel frattempo Sofia si sta dedicando anche ai suoi studi accademici (è iscritta al corso di Scienze Politiche all’università LUISS): “Ho già dato due esami, poi ne darò altri 4-5 nella prossima sessione: sto preparando statistica e storia dei partiti politici. Quindi, intervallando la piscina, le fisioterapie, le altre terapie, sfrutto il tempo che ho per studiare”. E per stare con le persone care: “Mi rifugio nell’amore e nell’affetto delle persone che ho sempre accanto nei momenti difficili, perché è quello di cui si ha bisogno quanto ci si sente soli”.

 

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