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L'invito

Elogio alla bellezza: ecco le poesie di primavera

Difficile trattenersi dal regalarli a un foglio bianco, in rime che danzano lente e delicate nel mondo che si carica di una luce nuova e meravigliosa

Bergamo. Un tavolino sul terrazzo, i fiori di ciliegio nel giardino di fronte e un venticello leggero e piacevole come una carezza sul viso: quasi impossibile non abbandonarsi a una tale bellezza e lasciarsi trasportare dai pensieri. Difficile trattenersi dal regalarli a un foglio bianco, in rime che danzano lente e delicate nel mondo che si carica di una luce nuova e meravigliosa. Così, la primavera finisce per farsi spazio nelle produzioni di innumerevoli poeti, elogiata e raccontata in tutto il suo splendore: ecco alcune poesie.

Gianni Rodari – La Primavera

Conosco una città

dove la primavera

arriva e se ne va

senza trovare un albero

da rinverdire,

un ramo da far fiorire

di rosa o di lillà:

Per quelle strade murate

come prigioni

la poveretta s’aggira

con le migliori intenzioni:

appende un po’ di verde

ai fili dei tram, ai lampioni,

sparge dei fiori

davanti ai portoni

(e dopo un momentino

se li riprende il netturbino).

Altro da fare

non le rimane,

per settimane e settimane,

che dirigere il traffico

delle rondini, in alto,

dove la gente

non le vede e non le sente.

Di verde in quella città

(e dirvi il suo nome non posso)

ci sono soltanto i semafori

quando non segnano rosso.

Cesare Pavese – Passerò per Piazza di Spagna

Sarà un cielo chiaro.

S’apriranno le strade

sul colle di pini e di pietra.

Il tumulto delle strade

non muterà quell’aria ferma.

I fiori spruzzati

di colori alle fontane

occhieggeranno come donne

divertite. Le scale

le terrazze le rondini

canteranno nel sole.

S’aprirà quella strada,

le pietre canteranno,

il cuore batterà sussultando

come l’acqua nelle fontane –

sarà questa la voce

che salirà le tue scale.

Le finestre sapranno

l’odore della pietra e dell’aria

mattutina. S’aprirà una porta.

Il tumulto delle strade

sarà il tumulto del cuore

nella luce smarrita.

Sarai tu – ferma e chiara.

Patrizio Farnelli – Mi sveglierò

Mi sveglierò soltanto

quando saremo fuori dall’inverno.

Allora

lame di luce

il sole

tra le persiane e il pavimento –

sarà più caldo

e sereno

radersi il mattino;

non più

caffè amaro e nero

e assoli in do minore

addosso

tutto il giorno.

Tu sei nata quasi in primavera;

forse potrai capire.

Johann Wolfgang Goethe – Primavera vicina

Più morbida, più lieve

l’aiuola, ecco, s’inturgida;

candide come neve

ondeggian le campanule,

un vivo ardor di fuoco

va dispiegando il croco;

il suol di sangue stilla,

lo smeraldo sfavilla.

Le primule si gonfiano

con borioso piglio;

mentre l’astuta mammola

s’asconde ad ogni ciglio;

un alito possente

scuote la vita intera.

E’ viva, è qui presente

ormai la primavera.

Emily Dickinson – Una luce c’è in primavera

Una luce c’è in primavera

non presente nel resto dell’anno

in qualsiasi altra stagione –

Quando marzo è appena arrivato

un colore appare fuori

sui campi solitari

che la scienza non può sorpassare

ma la natura umana sente.

Indugia sopra il prato,

delinea l’albero più lontano

sul più lontano pendio che tu sappia

quasi sembra parlarti.

Poi come orizzonti arretrano

o il mezzogiorno trascorre,

senza formula di suono

esso passa e noi restiamo –

e una qualità di perdita

tocca il nostro sentimento

come se a un tratto il guadagno

profanasse un sacramento.

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