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La testimonianza

Morto per un cavo d’acciaio mentre fa enduro: “Trappola folle, anche io e mio padre abbiamo rischiato”

A Teramo un 25enne è morto durante una sessione di motocross. La tragedia riporta d'attualità un fenomeno preoccupante, con segnalazioni sporadiche ma da non sottovalutare anche in Bergamasca. L'invito a denunciare

Solto Collina. Cavi d’acciaio, fili di ferro o di nylon. Torna l’incubo delle trappole tese lungo i percorsi che ciclisti e motociclisti sono soliti attraversare.

L’ultima tragica notizia è arrivata lunedì 18 marzo dalla cittadina di Bisenti (Teramo), dove un ragazzo di 25 anni è morto durante una sessione di Enduro. Damiano Bufo sarebbe finito contro una catena tesa tra due alberi mentre si allenava sui sentieri sterrati della zona. Secondo quanto emerso, stava percorrendo insieme a un gruppo di amici un terreno privato. L’impatto è stato violento e le lesioni riportate fatali nonostante l’intervento tempestivo dei soccorsi. L’esatta dinamica dell’incidente dovrà essere chiarita dalle indagini dei carabinieri, ma sembra proprio che l’inaspettata presenza della catena d’acciaio abbia causato la caduta del giovane.

Al momento, è difficile stabilire se si sia o meno trattato di un gesto doloso. Sta di fatto che segnalazioni per episodi del genere non mancano nemmeno in Bergamasca. E per quanto sporadiche, non vanno sottovalutate. Il video realizzato nel 2015 dal motociclista Daniele Consonni su un sentiero di Dossena totalizzò migliaia e migliaia di visualizzazioni e documentava la presenza di ben tre cavi tesi ad altezza uomo.

 

 

Nel mezzo, diverse altre segnalazioni tra la Valle Seriana e il Sebino. L’ultima solo poche settimana fa, diffusa sui social dal sindaco di Solto Collina Maurizio Esti. Ad imbattersi nella trappola del fil di ferro A.Z., un 25enne della zona, stessa età della vittima dell’incidente di Teramo. “Stavo guidando la mia moto da Enduro su un sentiero del Monte Cleno. Un sentiero pubblico – precisa il giovane – frequentato da motociclista, ciclista, pedoni e gente che va a cavallo”.

Per fortuna, non procedeva a velocità elevata. “Di punto in bianco mi sono bloccato in mezzo alla strada. C’erano due fili di ferro, uno teso ad almeno un metro di altezza e l’altro a 30 centimetri – racconta A.Z. -. Quello più basso è finito sotto la ruota anteriore della moto, quello più in alto sopra il parafango e il faro. Il caso vuole che dal lato destro il filo si è strappato dalla pianta a cui era ancorato – aggiunge il 25enne -. Ha rotto il radiatore e il convogliatore della moto, procurando alla moto altri danni. Se non si sfilava da quella pianta, poteva ferirmi alla pancia o al collo. La stessa cosa è capitata ad altri ragazzi del paese e parecchi anni fa, in un punto non troppo distante da questo, anche a mio padre”.

Il giovane sta valutando se sporgere o meno denuncia. “La gente per queste trappole muore – commenta risentito -. Ci sono ben altri metodi per evitare di far passare una moto o una bicicletta, senza attentare alla vita delle persone”.

Il perché di queste “trappole” non è chiaro: forse è opera di qualcuno disturbato dal passaggio di bici e moto enduro, dalle loro “scorribande”. Forse è opera di qualche bracconiere. Sta di certo che rappresentano un serio pericolo, anche perché difficilmente individuabili tra vegetazione, bosco e fogliame. Come recentemente dimostrato, in alcuni casi rappresentano delle vere e proprie trappole mortali ed è per questo che alcune associazioni di escursionisti invitano denunciare ai carabinieri ciò che si rinviene, indicando il punto esatto dove era stato teso il filo, a prescindere dal rimanerne feriti o meno.

 

Enduro trappola

 

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