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Il convegno

Intelligenza artificiale, la Camera di Commercio mostra gli effetti sul sistema economico locale

Le realtà produttive bergamasche devono prepararsi a quella che si annuncia come una nuova rivoluzione industriale

Bergamo. A nemmeno una settimana dall’approvazione, da parte del Parlamento europeo, dell’Artificial Intelligence Act, ieri pomeriggio (lunedì 18 marzo) la Camera di Commercio cittadina ha aperto le porte di un suo ‘Consiglio tecnico’ alla comunità bergamasca ed in particolare al mondo delle imprese.

Accanto al presidente dell’Ente, Carlo Mazzoleni, e al Segretario generale, Maria Paola Esposito, due ospiti di indiscusso spessore: Antonio Romeo, direttore generale di Dintec, il Consorzio per l’Innovazione tecnologica espressione di Unioncamere, Enea e del sistema camerale italiano, e Gualtiero Fantoni, consulente dello stesso Consorzio oltre che docente associato del Dipartimento di Ingegneria civile e industriale di UniPisa.

Scopo dell’iniziativa: mettere in luce i possibili effetti, sul sistema economico locale, di un verosimile crescente ricorso, da parte delle aziende, all’Intelligenza Artificiale.

Lo stato dell’arte offerto ieri, ai partecipanti al Consiglio camerale tecnico, dice in modo inequivocabile che c’è molto lavoro da fare su questo fronte. Nell’ultimo triennio, infatti, la percentuale di imprese italiane che hanno usato in modo consapevole applicazioni di IA, si è attestato su un misero 7,7% medio. Poi, naturalmente, ci sono Gruppi con spalle sufficientemente larghe che possono investire percentuali assai più rilevanti in questo comparto.

Nonostante sia ancora troppo presto, anche solo per immaginare la miriade di reali conseguenze che si manifesteranno, una cosa è emersa con estrema chiarezza dal confronto e dal dibattito che ne è seguito: tutte le realtà economiche operanti in provincia – a cominciare dalle micro alle piccole – possono e debbono prepararsi rapidamente a quella che si annuncia essere l’ennesima rivoluzione industriale.

Nonostante sia diffuso, fra i lavoratori, il timore di perdere i propri posti di lavoro (il 60% del campione interpellato dall’Ocse si è espresso in tal senso) a causa dell’introduzione dell’IA nei cicli produttivi aziendali, al tempo stesso il 63% di quanti hanno avuto la possibilità di vedere l’IA all’opera, ritiene “che la qualità del lavoro sia migliorata”.

E in un contesto del genere, che lascia ben intendere quanto sia marcata la distanza tra chi è propenso al ricorso all’IA (soprattutto dopo averla sperimentata) e chi invece ha più che comprensibili ritrosie (prima di aver compreso il suo vero valore aggiunto), che cosa può fare il mondo delle imprese? E il network delle Camere di Commercio?

Qualche suggerimento ha provato ad offrirlo Romeo. Secondo l’alto dirigente di Dintec, le imprese possono prepararsi al cambiamento mettendo in campo un poker di iniziative: “Innanzitutto – ha esordito – implementando un quadro di politiche e processi volti a garantire che solo i modelli conformi di IA vengano utilizzati, sviluppati e immessi sul mercato. Successivamente, allineandosi alle iniziative finalizzate alla gestione del patrimonio di dati personali e non personali. Terzo punto: mappando i propri processi e valutando il livello di conformità dei propri sistemi di Intelligenza Artificiale alle nuove regole, mitigando i rischi. Infine, informando e formando il Personale”.

E le Camere di Commercio, che ruolo possono giocare in questa partita? Sempre secondo il DG di Dintec, anch’esse avranno almeno altrettante carte da giocare. “La prima è quella della formazione del proprio Personale. La seconda: potenziare soluzioni allo scopo di efficientare i servizi camerali. Poi, informando e formando le MPMI lungo questo percorso, grazie al supporto dei PID, i Punti di Innovazione Digitale. Da ultimo: dando vita ad ecosistemi locali (fra cui Centri di competenze e start up) sull’Intelligenza Artificiale”.

È evidente che, per far funzionare una realtà così pluri-sfaccettata, sia necessario, innanzitutto, andare avanti col processo normativo, che dovrebbe entrare definitivamente in vigore nel 2026; cioè due anni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.

E, sempre secondo Romeo, ci sono almeno sei buone ragioni per regolamentare l’uso dell’Intelligenza Artificiale: innanzitutto per una questione di equità, cioè i sistemi di IA devono trattare gli individui in modo equilibrato gli individui. In secondo luogo, per ovvie ragioni di privacy e sicurezza. Poi, per motivi di trasparenza (i sistemi di IA devono essere comprensibili). Quarta ragione: l’inclusività (i sistemi di IA devono coinvolgere tutti gli individui). Inoltre, tali sistemi debbono essere affidabili ma deve essere inequivocabilmente possibile identificare le persone responsabili di errori di progettazione (Accountability).

Alla fine, a chi si applicherà la Legge sull’Intelligenza Artificiale? “Ai soggetti pubblici e privati – risponde il dirigente – all’interno e all’esterno della UE, a condizione che il sistema di IA sia immesso sul mercato dell’Unione o che il suo utilizzo abbia effetto su persone che si trovano entro i confini comunitari”. Qualche esempio? “Dai fornitori, tipo uno sviluppatore di uno strumento di screening dei Cv agli operatori di sistemi di IA ad alto rischio; dagli importatori di sistemi di IA ai fornitori di modelli di IA per finalità generali”. Il quadro giuridico avviato in Europa, non si applicherà invece nei confronti di chi svolge attività di ricerca, sviluppo e prototipazione oltre che nei confronti di sistemi di IA che assolvono scopi militari, di difesa o di sicurezza nazionale.

Ma che dimensioni si valuta abbia e si stima possa avere, in prospettiva, il mercato dell’Intelligenza Artificiale? “Nel 2022 il settore ha toccato i 137 miliardi di dollari. Lo scorso anno, invece, il business relativo al mondo IA si è attestato sui 187 milioni”. Per la fine di quest’anno si prevede che tocchi quota 255 miliardi di dollari. Un tasso di crescita vorticoso che, a fine 2027, potrebbe ampiamente superare i 600 miliardi di dollari, pari ad un incremento annuo composto del 37,3%, fra il 2022 e il 2027.

 

intelligenza artificiale camera di commercio

 

Un settore sul quale c’è e ci sarà un gran bisogno di investire, soprattutto per svolgere attività di ricerca. “Cassa Depositi e Prestiti – anticipa il presidente Mazzoleni – conta di investire almeno un miliardo di euro”. “E – aggiunge – ci sono buoni motivi per credere che tale plafond possa addirittura triplicare”.

D’altra parte, se la Camera di Commercio di Bergamo intende fiancheggiare le Micro e le Piccole imprese del territorio, sostenendole nel fronteggiare adeguatamente questa colossale sfida, è necessario che disponga di risorse adeguate.

“Nonostante la tecnologia sia particolarmente promettente e alla portata di tutti – conclude il prof. Fantoni -, ci sono ombre e rischi di un utilizzo poco consapevole. L’idea è che l’IA sia al servizio dell’intelligenza umana e non della sua pigrizia”.

 

 

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