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L'anniversario

Giulio Questi, l’intellettuale bergamasco amico di Fenoglio (e Garcia Márquez) e stimato da Tarantino video

Regista, scrittore e partigiano: l'eclettico artista bergamasco avrebbe compiuto 100 anni. Da "Se sei vivo spara" a "Uomini e comandanti", una carriera straordinaria che merita maggior considerazione

Bergamo. Inclassificabile regista, scrittore autentico e irriducibile partigiano. Nella sua vita Giulio Questi è stato tutto questo e molto di più. La sua recente riscoperta rende solo parzialmente onore all’ecletticità di una delle figure artistiche più originali della storia italiana.

Amico vero di Beppe Fenoglio e Gabriel Garcia Márquez, stimato – se non venerato – da Quentin Tarantino, Questi nacque a Bergamo esattamente cento anni fa, il 18 marzo 1924.

La sua gioventù è irrimediabilmente segnata dall’impegno nella Resistenza bergamasca: dopo l’8 settembre Questi sale sulle Orobie e per ben due lunghi inverni combatte contro le brigate fasciste e l’esercito tedesco che occupava i nostri territori. Un’esperienza che lo segnerà per tutta la sua lunga vita, che attraversa l’intero Novecento e i primi anni del XXI secolo.

Le radici della sua carriera artistica sono saldamente ancorate ad una dimensione prettamente letteraria: a Bergamo, alla fine della guerra, fonda una rivista – L’approdo – sulle cui pagine la sua schietta penna giovanile porta approfondimenti su svariate tematiche dell’attualità; a Milano invece, dopo il conseguimento della laurea in Lettere e Filosofia, inizia a scrivere sul Politecnico, la rivista fondata da Elio Vittorini.

Anche per quanto riguarda il cinema Questi debutta nella sua città natale con un documentario girato in Città Alta nel 1948 e che viene tanto apprezzato da ricevere un invito alla Mostra del cinema di Venezia. Grazie ad una serie di cortometraggi in pochi anni egli si impone sul panorama nazionale come maestro del genere documentaristico.

Il 1960 è un anno fondamentale nella vita di Questi: è il tempo del trasferimento a Roma, uno spostamento dettato dalla grande forza seduttiva che il cinema ormai applicava nei suoi confronti. Il regista non lascerà più la città eterna. Qui conosce tra gli altri Franco Arcalli, detto Kim, ex partigiano che diviene suo caro amico e collaboratore artistico.

Nei primi anni romani Questi collabora con personalità di fama internazionale come Valerio Zurlini, Cesare Zavattini e Federico Fellini. Il suo esordio autonomo in regia avviene nel 1967 con Se sei vivo spara, un’opera cult adorata da Quentin Tarantino. Si tratta di una pellicola provocatoria, in cui Questi incanalò le violenze vissute in prima persona durante gli anni della Resistenza. Il film affianca ad una trama western tradizionale una serie di ambientazioni e personaggi surreali – “quasi uscissero da un racconto di Kafka”, scrive il sito di cinema Taxidrivers. Le aggressive scene di violenza sono talmente inquietanti ed esibizioniste da risultare “iperrealiste”.

Come ricorda il presidente di Lab80 Angelo Signorelli, negli anni successivi il regista bergamasco dirige altre due pellicole, La morte ha fatto l’uovo e Arcana, altri due perfetti esempi di lavori compiuti in totale autonomia creativa, “esercizi di stile di un umore corrosivo e di una originalità perduta sul grande schermo”.

 

giulio questi
Foto parte dell'archivio privato Giulio Questi

 

Nella parte finale della sua carriera – e della sua vita -, anche grazie all’influenza del presidente dell’Isrec di Bergamo Angelo Bendotti, Questi si riscopre scrittore. Risale al 2014 Uomini e comandanti, raccolta di racconti partigiani ambientati sulle montagne bergamasche. Storie dalle quali emergono i fantasmi della memoria di una stagione vissuta da poche centinaia di uomini e celebrata, strumentalizzandola, da tutti gli altri.

 

 

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