Bergamo. Lunedì (18 marzo) si svolge la cerimonia di commemorazione per le vittime del Covid al Cimitero Monumentale di Bergamo. Presenti tutte le autorità cittadine, regionali e del territorio: presente anche Paolo Gentiloni, il Commissario europeo per gli affari economici e monetari.
"Il dolore di Bergamo, le immagini del 18 marzo hanno contribuito a far cambiare verso all'Europa - dichiara Gentiloni -. L'inizio è stato difficile, con le grandi chiusure e la mancanza di apparecchiature mediche: gradualmente abbiamo avuto miracoli di solidarietà europea, anche in termini economici. Guardando indietro, molto è dipeso dalla percezione del dolore e della risposta di questa città. Nelle crisi ci sono delle immagini simbolo, e Bergamo lo è stata per la pandemia".
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"Abbiamo passato le prime due o tre settimane a Bruxelles cercando di far togliere i divieti all'export tra paese e paese - ricorda il commissario europeo -. Nessuno aveva protocolli da seguire, ma è chiaro che la prima risposta fu di chiusura assoluta: Francia e Germania vietarono l'esportazione di mascherine e respiratori, ed è incredibile come da quelle chiusure si è poi arrivati a quell'immagine di solidarietà".
"I carri, le tombe, immagino che hanno cambiato la storia - prosegue -. Bergamo ha vissuto nelle prime settimane una certa solitudine, l'Europa ha tardato a reagire nella tragedia. Ha avuto un ruolo in questo cambio di marcia: le immagini del 18 marzo hanno cambiato il verso delle cose".
"Quattro anni fa la notte terribile, nell’apice della prima ondata della pandemia, con i mezzi militari in uscita dal cimitero cittadino a formare quel lugubre corteo nelle strade della nostra Bergamo - commenta Roberto Calderoli, Ministro per gli affari regionali e le autonomie -. Da bergamasco, che ha vissuto a Bergamo quella prima ondata, rivolgo il mio primo pensiero alle migliaia di vittime bergamasche e alle loro famiglie".
"Il secondo pensiero, doveroso, agli eroi in prima linea in quei giorni terribili: i medici, gli infermieri, tutto il personale sanitario negli ospedali, nelle ambulanze, nei ricoveri, nelle assistenze domiciliari, e poi tutti i volontari impegnati sui vari fronti, insieme alle forze dell’ordine - prosegue -. Da bergamasco mi stringo intorno alla mia città e a tutta la nostra provincia, alla mia comunità, al mio territorio così fortemente colpito. Sono passati quattro anni, da quelle macerie invisibili siamo ripartiti, rimboccandoci le maniche, come siamo abituati a fare noi bergamaschi, e intorno a noi è ripartita tutta la Lombardia così duramente colpita. Ma a distanza di quattro anni resta impossibile dimenticare, anche se abbiamo voltato pagina: perché ‘Mola mia’ qui a Bergamo non è mai un modo di dire".
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