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Stalking

Perseguita la ex con appostamenti e continue chiamate: condannato a 1 anno e 2 mesi

La versione dell'imputato: "Siamo stati insieme 8 anni, ci siamo lasciati più volte ma ci siamo sempre rimessi insieme. Pensavo fosse ancora così"

“Oggi è un brutto giorno, ma da domani si ricomincia, lei ha tutta la vita davanti. Non è un mostro, io ho condannato il reato che ha commesso, non la persona”.

A margine dell’udienza, il giudice Beatrice Purita si è rivolta così all’imputato, un operaio di 25 anni condannato a 1 anno e 2 mesi per stalking nei confronti dell’ex fidanzata, con pena sospesa e non menzione subordinate ad un percorso di recupero per persone condannate per questo tipo di reato.

Per due anni il giovane si è appostato quotidianamente sotto casa della ex, inviandole anche 50 messaggi al giorno, tempestandola di chiamate dapprima con il suo numero di telefono poi, vedendosi bloccato, con quello del fratello e con utenze anonime. Perfino il giorno del funerale del padre di lei gli atti persecutori non si sono fermati: il ragazzo si è presentato nei giorni precedenti sotto casa, portando fiori, facendo recapitare pizze a domicilio. È dopo la morte del genitore che la ragazza, rimasta sola con la madre, ha deciso di sporgere denuncia perché non si sentiva più al sicuro. E in seguito ad un altro episodio per l’operaio è scattata la misura cautelare del divieto di avvicinamento, che è sempre stata rispettata.

In aula, venerdì 15 marzo, il giovane ha fornito la sua versione dei fatti, raccontando di una relazione nata quando lui aveva 14 anni e lei 12 e proseguita per circa 8 anni. Nel 2016 lui era andato a vivere a casa di lei e dei genitori per un paio di mesi. Il loro rapporto era piuttosto conflittuale: “A volte mi lasciava lei, altre volte la lasciavo io, ma poi ci siamo sempre rimessi insieme – ha spiegato -. Io la chiamavo, la aspettavo sotto casa sua, anche per più giorni, poi ci chiarivamo, facevamo la pace e tutto tornava come prima”.

È per questo motivo che, come ha raccontato il 25enne, dal febbraio 2021 al giugno 2023, non si è mai perso d’animo e ha continuato a cercarla con insistenza. Creando però nella ragazza uno stato d’ansia molto forte, tanto che la stessa non usciva più di casa, si faceva accompagnare ovunque per paura di incontrarlo nel parcheggio vicino alla sua abitazione o nel giardino condominiale nel quale spesso l’imputato entrava scavalcando il cancelletto, modificando le sue abitudini per evitare di incrociarlo. Fino a decidere di intraprendere un percorso psicologico.

Il ragazzo ha spiegato che con il padre di lei aveva un buon rapporto: “Gli avevo chiesto come potevo riconquistare sua figlia e lui mi aveva risposto che ci sarebbe voluto del tempo, dato che lei era arrabbiata perché l’avevo tradita. Se era gelosa di me vuol dire che ci teneva ancora alla nostra storia”.

I genitori della ragazza avevano deciso di andare a parlare con la famiglia di lui: “Da quel momento non l’ho più cercata. Poi è stata lei a chiamarmi per dirmi che suo padre era morto. Io non volevo andare al funerale, così ho chiamato mia nonna per chiederle un consiglio e lei mi ha detto che invece ci dovevo andare per rispetto, visto che lo conoscevo bene. Altrimenti avrei avuto il rimorso per tutta la vita. Invece loro mi hanno cacciato e fatto le foto con il flash, mettendomi in ridicolo davanti a tutti i parenti”.

Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 1 anno e 2 mesi: “Appostamenti, messaggi continui, minacce, pedinamenti, regali non graditi. Tutto ciò ha creato un vero stato di angoscia nella parte offesa, tipico dello stalking”.

L’avvocato di parte civile Marcella Micheletti, che assiste la vittima, ha chiesto un risarcimento di 15mila euro e una provvisionale di 8mila euro: “Questo è il tipico caso di stalking, che in inglese significa braccare: per due anni interi non ha mai lasciato in pace la sua ex, che non si è sentita più libera di vivere come voleva”.

L’avvocato Zambelli ha chiesto l’assoluzione o la derubricazione del reato in molestie: “Questi due ragazzi sono cresciuti insieme, hanno avuto un rapporto litigioso ma sono sempre tornati insieme. Lui interpretava gli appostamenti sotto casa come una sorta di corteggiamento. Non è mai stato aggressivo, non ha mai minacciato, imponeva solo la sua presenza ma senza intenti persecutori. Quando lei lo ha chiamato per informarlo della morte del padre lui lo ha interpretato come una richiesta, pensava avesse bisogno di lui”.

Il giudice ha accolto la richiesta dell’accusa pronunciando la condanna.

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