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L'attore al donizetti

Neri Marcorè: “La superficialità non paga mai, bisogna lavorare con amore e rispetto per il pubblico”

Poco prima di salire sul palco Neri Marcorè racconta lo spettacolo-concerto “La Buona Novella”, con la regia di Giorgio Gallione inserito nella stagione di prosa della Fondazione Teatro Donizetti

Bergamo. “I Vangeli apocrifi sono una bellissima lettura. Io considero il Vangelo, anche quelli scritti dai quattro evangelisti ufficiali, il più bel libro d’amore che sia mai stato scritto”. Così raccontava Fabrizio De Andrè a Mucchio Selvaggio nel settembre del 1992, ventidue anni dopo l’uscita dell’album “La Buona Novella”.

Secondo Neri Marcorè, celebre attore marchigiano, è impossibile negare che “i Vangeli apocrifi, e i canonici, raccontano l’avvento dell’amore, del perdono, del bene che cambia ogni cosa, sostituendosi alla vendetta e alla guerra, che noi ancora continuiamo a fare – dice l’attore –. Non a caso “ama il prossimo tuo come te stesso”, “porgi l’altra guancia”, sono i cardini della parola di Gesù”. Fino a lunedì 11 marzo, Marcorè sarà al Teatro Donizetti con un concerto spettacolo dedicato al concept album di Faber, che ci insegna che l’amore ha infiniti volti. Nel caso di Marcorè e della “sua” Buona Novella diventa amore per il pubblico, inteso come rispetto. Per l’attore esiste solo una maniera di essere su un palco: “essere preparati, mettendo la massima cura per far arrivare alle persone tutte le sensazioni che devono arrivare da un testo così importante”. Solo così è possibile essere “tramite tra De Andrè e il pubblico”. L’amore assume le forme anche della stima tra colleghi nel caso del cast e dell’intera squadra de “La Buona Novella”. “Tra noi sette sul palco e le persone che stanno dietro, come i tecnici, c’è una grande intesa e sono convinto che il pubblico percepisca la nostra unione in questa avventura”.

Mancano meno di trenta minuti all’inizio dello spettacolo, ma l’attore appare calmo e sereno nel parlare ai giornalisti. “Ogni artista ha i propri – afferma -. Il mio rito è non averne, più arrivo a ridosso dello spettacolo, senza pensieri, meglio è. C’è chi arriva ora prima in teatro per trovare la concentrazione. Per me è diverso: quando si apre il sipario scatta un clic e non penso più ad altro”.

Dopo un ventennio dedicato totalmente a cinema e teatro, la carriera di Marcorè si è aperta alla musica, che ormai porta sui palchi d’Italia da dieci anni. Dal teatro canzone di Gaber, alla poesia di De Andrè. L’attore ora torna al Donizetti, dopo esserci stato nel 2017 con “Quello che non ho”, per raccontare un altro capolavoro del cantautore genovese. Ancora una volta Neri Marcorè, al fianco del regista e drammaturgo Giorgio Gallione, Marcorè riesce a valorizzare un’opera del passato proponendola al pubblico in versione inedita. “Per lavoro faccio solo cose che mi piacciono – dice l’attore –. Cantare e interpretare De Andrè è un grande piacere, soprattutto se si condivide la musica con un pubblico che apprezza. La musica è diventata una parte importante del mio lavoro, se poi lo si condivide con un pubblico che apprezza è ancora più bello”.

L’incontro tra “La Buona Novella” e Marcorè avviene alla fine degli anni ’70. “Avevo 14 – racconta – e mia zia mi regalò il disco dicendomi che per lei era stato fondamentale. Io però non ebbi la stessa folgorazione, a quell’età preferivo il rock”. Il tempo ha fatto sì che ci fosse un nuovo incontro, più significativo. “Successivamente ho conosciuto meglio De Andrè dal punto di vista musicale iniziando a cantare le sue canzoni, ma mai ero entrato nello specifico di questo concept album seppur ritrovandomi a interpretare “Il testamento di Tito” in varie occasioni – aggiunge –. Le cose sono cambiate lavorando a questo spettacolo teatrale: abbiamo letto con la lente di ingrandimento ogni riga di testo, scoprendo un’opera polifonica con tante voci. La superficialità non paga mai”.

Il tour dello spettacolo-concerto coincide con un momento molto importante nella carriera di Marcorè, che il 4 aprile debutterà come regista con il film “Zamora”, in concorso al Bif&st di Bari, di cui è stato lanciato il trailer ufficiale il 6 marzo. “Sono convinto di aver fatto un ottimo lavoro – afferma -. Speriamo che quanto fatto, anche in questo con tanto amore da parte di tutti coloro che hanno preso parte al progetto, sia apprezzato dal pubblico. Con amore e piacere di lavorare insieme abbiamo trasformato in film la storia scritta da Roberto Perrone: una storia di formazione ambientata negli anni ’60 con figure femminili moderne, un passo avanti rispetto agli uomini, che per fortuna si trascinano dietro”.

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