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Storie di uomini e divise

Covid 19, il generale Margini ricorda la zona rossa a Codogno e la gratitudine dei cittadini

Il Generale Margini ricorda “Allestimmo parecchi check-point, i cittadini capirono l’emergenza e collaborarono con grande senso civico, salvo poche eccezioni"

La vita era ancora come la conoscevamo quando, la sera del 21 febbraio 2020, il Comandante provinciale di Lodi Massimo Margini, pronto a partire per pochi giorni di ferie, fu raggiunto dalla chiamata del Prefetto di Lodi.

Quasi da un mese avevamo la preoccupazione strisciante di quel “nuovo virus” da tanti localizzato solo in Cina ma che, forse, stava facendo registrare qualche malattia respiratoria anche qui da noi. Da quella sera però, il Paziente 0 aveva finalmente un nome e una città di provenienza: Codogno.

Il covid 19 per la prima volta stava colpendo in maniera tangibile il territorio italiano, mettendo i nostri medici e le autorità sanitarie e del governo in forte difficoltà organizzativa per via della situazione senza precedenti. Era dunque necessario che gli immunologi dell’Ospedale Sacco di Milano partissero per un’indagine epidemiologica andando di casa in casa a testare gli amici del Paziente 0 e cercare di prevedere e impedire la diffusione del virus. Il Prefetto aveva bisogno che il Comandante chiamato mobilitasse del personale specializzato dei Carabinieri per scortare le ambulanze presso le abitazioni dei possibili contagiati.

Erano ore concitate, l’emergenza non era ancora Nazionale ma si percepiva la tensione nei confronti di un virus del quale non si sapeva ancora nulla, se non le prime e scarse informazioni
provenienti dalla Cina. Al contempo, racconta il Generale Margini, fu attivata la sala emergenze presso la Prefettura di Lodi dove furono collocati una serie di collaboratori provenienti dalle diverse forze dell’ordine per dare una mano a gestire le tante telefonate allarmate che arrivavano dalle zone dove cominciavano ad esserci molti pazienti gravi.

 

Carabinieri lodi Covid
Febbraio 2020: il generale Margini (allora Colonnello) sta rilasciando un'intervista prima del sorvolo della zona rossa

 

È così che tra venerdì e sabato notte, il Prefetto e il Ministro della Difesa Guerini, definirono ed organizzarono la prima Zona rossa individuata per numero di contagi, che comprendeva, oltre a Codogno, altri nove comuni limitrofi. Contestualmente, sabato 22 Febbraio 2020, due Maggiori dei Carabinieri, Giorgio D’Angelo e Federico Valle operanti a Bologna e Torino, furono i primi due medici militari contattati dal Comando Generale dell’Arma con ordine perentorio di raggiungere il Comune di Lodi l’indomani mattina, dove avrebbero dovuto gestire, dal punto di vista sanitario, un contingente di circa 150 Carabinieri. L’obiettivo era chiudere Codogno e preservare la salute dei militari impegnati visitandoli dalle 3 alle 4 volte al giorno.

Dopo i primi 5/6 giorni di attività arrivarono i primi casi covid che venivano prontamente messi in isolamento, come da linee guida disposte dalle autorità Centrali. Non si potevano avere contatti
diretti con loro, bisognava lasciargli cibo e medicine fuori dalla camera. I due medici sono sempre stati a stretto contatto con gli ospedali limitrofi e con le altre forze armate presenti sul territorio, in primo luogo con l’esercito che presidiava l’ospedale di Baggio. Dovevano essere sempre reperibili e in contatto col Comando Generale che forniva costantemente i pacchetti d’ordine nei quali era specificato come comportarsi, anche dal punto di vista sanitario, anche se i dubbi sulle difese dal virus e sulle profilassi di contrasto erano tanti.

Come DPI (Dispositivi di Protezione Individuale ndr) inizialmente c’erano solo poche mascherine chirurgiche, mentre per le circostanze più gravi si doveva far ricorso al “kit NBC” (un sistema di
protezione individuale simile alle tute dei RIS) per vistare i malati covid. Più i giorni passavano e più il virus si diffondeva, anche al di fuori del territorio bergamasco, fino all’8 Marzo quando, con Decreto urgente del governo, ci fu il blocco sul territorio nazionale. Quando i due medici ricevettero il cambio, il Maggiore D’Angelo fu trasportato da Lodi a Bologna con un’autoambulanza sigillata e messo in isolamento in una camera della sua caserma per due settimane per evitare che potesse contaminare qualcuno, nonostante non avesse evidenze cliniche di malattia.

 

Carabinieri lodi Covid
Il generale Massimo Margini

 

I tamponi scarseggiavano, bisognava ancora capire quando farli, dove, e chi dovesse analizzarli per mancanza di informazioni e speditezza, che vennero acquisite in seguito.
Il Generale Margini ricorda “Allestimmo parecchi check-point, i cittadini capirono l’emergenza e collaborarono con grande senso civico, salvo poche eccezioni.” Sorride “Un signore una sera si allontanò dalla zona rossa approfittando del buio e fu fermato mentre rientrava con una pila di pizze in mano. Si giustificò dicendo che nel suo comune la pizza non era buona e quindi si era fatto due chilometri a piedi per comprarle nel comune limitrofo. Un altro invece scappò nottetempo per i campi, infangandosi, e fu intercettato e fermato in Toscana dove aveva la fidanzata”.

Nonostante i tanti momenti difficili vissuti, emergono anche molteplici episodi di umanità e solidarietà che hanno portato sorrisi a chi affrontava l’emergenza in prima linea, e non solo. “Ricordo diversi bambini accompagnati dai genitori e dai nonni che si recarono presso i check-point portando torte, biscotti e bigliettini di ringraziamento ai militari, come anche ricordo con piacere che a Borghetto Lodigiano gli stessi carabinieri si autotassarono raccogliendo mille euro per l’acquisto di generi alimentari da destinare ai più indigenti”.

 

Carabinieri lodi Covid
Carabinieri al check-point con una bambina che aveva portato dolci ai militari

 

Tra le svariate iniziative volte ad assistere i cittadini durante quel periodo di crisi, il Generale ricorda con enfasi la decisione dell’Arma dei Carabinieri di mettere a disposizione i propri uomini su scala nazionale per il ritiro delle pensioni in modo da alleviare le preoccupazioni dei pensionati che avevano timore a uscire di casa. Nessuno sapeva come e quando l’emergenza sarebbe finita ma, mentre dai balconi risuonavano cori di speranza e i bambini disegnavano arcobaleni di solidarietà, in quel 2020 c’era solo una certezza: in ogni città desertificata dal lockdown, gli uomini e le donne in divisa, forze dell’ordine così come medici, sono rimasti in prima linea con dedizione e abnegazione.

Hanno dato tutto, in molti casi purtroppo anche la vita, affinché gli arcobaleni e le frasi di incoraggiamento diventassero, quanto prima possibile, la realtà che ci era stata tolta e che oggi possiamo e dobbiamo, nuovamente, apprezzare giorno per giorno.

 

Carabinieri lodi Covid
Marzia D'Angelo

 

Marzia D’Angelo, “figlia dell’Arma”, essendo cresciuta nelle varie caserme d’Italia ha avuto modo di vivere da vicino la dedizione, il sacrificio e il coraggio dei Carabinieri. Attraverso questa rubrica desidera condividere con voi storie toccanti e ispiratrici di chi indossa con orgoglio l’uniforme ogni giorno con straordinaria dedizione e umanità, al servizio del cittadino.

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