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L'intervista

Nuovo contratto metalmeccanici, Benaglia: “Si allinei ai nuovi bisogni: meno ore di lavoro, più soldi ed equilibrio con la vita privata”

Il segretario generale della Fim Cisl nazionale ha illustrato al direttivo bergamasco i principali contenuti della proposta fatta in modo unitario dai sindacati di categoria: dal salario alla sicurezza, fisica e sociale

Zanica. Un aumento di 280 euro del minimo salariale, una progressiva riduzione delle ore di lavoro fino ad arrivare a 35 settimanali e un welfare più esteso: sono solo alcuni dei punti cardine sui quali si poggia l’ipotesi di piattaforma formulata da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil per il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici, in scadenza il prossimo 30 giugno, per il triennio 2024-2027.

L’obiettivo è arrivare a quello che i sindacati hanno definito “il contratto della dignità”, retributiva certo, ma anche sociale che permetta una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Un documento esaustivo che riporta tutte le richieste che saranno presentate a Federmeccanica e Assistal, dando il via a quel punto a una trattativa che si annuncia lunga e alla quale saranno spettatori direttamente interessati più di 1,5 milioni di lavoratori e lavoratrici impiegati in circa 30mila aziende.

Numeri altrettanto importanti anche a livello locale dove il settore è composto da circa duemila aziende per poco meno di 60mila lavoratori: “Aziende significative e internazionali, traino di tutta l’economia – sottolinea il segretario Fim Cisl Bergamo, Luca Nieri – Il 70% circa delle imprese è coperto dai contratti aziendali e questo ci dà spazio per andare a redistribuire la ricchezza prodotta. Oggi la sicurezza è un impegno costante e quotidiano, che non si misura a slogan: bisogna lavorare sulla cultura della prevenzione e anche le imprese devono vederla non solo come costo ma come investimento sulle persone”.

Per illustrare nel dettaglio le proposte che i sindacati in modo unitario presenteranno in sede di definizione del nuovo CCNL, il segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia, mercoledì ha partecipato al direttivo della categoria, svoltosi al club La Rosa Bianca di Zanica.

Roberto Benaglia Fim Cisl
Roberto Benaglia

Benaglia, a che punto siamo con la piattaforma?

Dopo l’approvazione degli Organismi dirigenti l’abbiamo presentata alla “Assemblea dei 500”: è una piattaforma che è frutto di una fortissima elaborazione tra Fim, Fiom e Uilm. Ora siamo entrati nella fase delle assemblee nei luoghi di lavoro, perché questo contratto deve vivere e avere il forte consenso e sostegno dei lavoratori. La parola d’ordine deve essere rendere più attrattivo e sostenibile il nostro settore, non solo in termini salariali, ma anche su welfare, conciliazione vita-lavoro e competenze, fondamentali oggi per avere un lavoro di qualità. Oggi la gente vuole lavorare meglio in fabbrica, starci di meno, di avere un lavoro che non uccida o emargini la vita privata: abbiamo il dovere di dare una risposta concreta ai cambiamenti in atto nel mondo del lavoro e ai nuovi bisogni manifestati dai lavoratori.

Quali sono i vostri obiettivi principali? 

Sicuramente il tema salario è primario, soprattutto in un’epoca di alta inflazione ed erosione del potere d’acquisto: stiamo proponendo un contratto che porterà a un aumento di oltre il 16% delle buste paga e credo che siamo sulla strada giusta per far pagare di più il lavoro dei metalmeccanici. Ma proponiamo anche un ammodernamento del welfare, affrontando anche la grande sfida degli orari di lavoro: se le fabbriche cambiano modo di produrre, dobbiamo ridurre e rimodulare gli orari di conseguenza, per renderle più produttive e con un lavoro che sia più sostenibile. C’è poi tutto il tema delle competenze: il lavoratore deve avere il diritto a competenze maggiori, su digitalizzazione e intelligenza artificiale ad esempio. Devono essere preparati per non esserne travolti.

Si è parlato di un “contratto della dignità”: in che senso? 

Oggi c’è un forte bisogno di sicurezza, non solo di quella intesa come prevenzione degli incidenti sul lavoro, ma anche sociale. Oggi magari non abbiamo lavoratori con contratti precari, però allo stesso tempo capita che vivano in una situazione incerta riguardo il proprio posto di lavoro nella filiera e si chiedano: “Cosa capiterà alla mia azienda tra 4-5 anni?”. Noi dobbiamo ricostruire questa sicurezza sociale, che non significa dare una garanzia a vita su quel posto di lavoro, ma vuol dire gestire preventivamente ogni cambiamento. Vogliamo anche rendere le Rsu più partecipi alla vita dell’azienda, perché di fronte a cambiamenti epocali il lavoratore non può non essere coinvolto. Poi il tema della dignità è certamente legato al valore del lavoro: un lavoro che sta diventando di grande qualità, dove gli operai di catena di montaggio sono sempre meno e sono sempre di più invece gli operatori di processo. Dobbiamo fissare regole moderne e dare un buon riconoscimento salariale e normativo su questi aspetti. L’ultima grande novità riguarda le aziende che non hanno il sindacato al loro interno: vogliamo creare premi sostenibili anche in quei contesti.

In un territorio come quello di Bergamo, dove il tessuto è composto soprattutto da tanti piccole e medie imprese, se non micro, come può incidere questo nuovo contratto? 

Voglio lanciare un messaggio di grande dialogo alle nostre controparti: sediamoci al tavolo senza fare alcun braccio di ferro. Perché in gioco c’è la competitività. Le aziende metalmeccaniche hanno il problema di attrarre giovani e lavoratori, di formare le persone. Mancano figure chiave, il come rendere attrattivo e sostenibile il settore metalmeccanico non è una richiesta che il sindacato fa per portare via risorse alle aziende. Vogliamo far capire alle imprese che è anche un loro problema, perché oggi i giovani non vogliono stare in fabbrica e noi dobbiamo fare in modo che diventi invece un luogo sostenibile, dove si lavora in sicurezza e dove è garantita anche la vita fuori. Siamo di fronte a un tema nuovo, che 20 anni fa non c’era e sul quale bisogna ragionare tutti insieme. Alle controparti chiediamo di non avere una lettura ideologica della piattaforma: è una bella sfida, se si vuole consentire ai territori come Bergamo di continuare a essere campioni di competitività ed export, si deve puntare sui lavoratori e vederli come risorsa decisiva. Dobbiamo coinvolgerli e creare le condizioni affinché anche donne e giovani ritengano le fabbriche dei luoghi attrattivi.

Che tempistiche dobbiamo aspettarci per la definizione del nuovo contratto? 

Da settimana prossima partiremo con le assemblee nei luoghi di lavoro, che termineranno il 10 aprile. Poi ci sarà una sintesi, e nel frattempo a marzo presenteremo alle controparti la piattaforma. Nella seconda metà di aprile presumibilmente partirà la trattativa, che sappiamo già sarà lunga. La affronteremo con il passo del mezzofondista, bisognerà avere pazienza. In autunno si entrerà nel merito: il contratto metalmeccanico è un grande momento politico e sindacale del Paese, un’occasione per discutere della sua competitività e di come si possa avere un lavoro più sicuro, dignitoso e meglio remunerato. Sappiamo che le controparti potrebbero avere atteggiamento prudenti su salario, orari e altro, dobbiamo però affrontare la questione punto per punto. Non sappiamo quando concluderemo, ma puntiamo a un accordo complessivo che tracci la strada per i prossimi anni, nelle sfide della transizione ecologica e digitale e dell’intelligenza artificiale che arriveranno in tutte le fabbriche.

Su cosa non siete disposti a cedere? 

Diciamo che non rinunceremo a una buona trattativa: non ci dovranno essere pregiudizi, ma risposte su tutti i punti. Allo stesso tempo non vogliamo che ci siano argomenti che uccidano gli altri: il salario è importante, ma un contratto collettivo nazionale di lavoro non è fatto solo di minimi tabellari, ci sono anche tante parti normative altrettanto importanti che non devono passare in secondo piano. Il nostro obiettivo è avere soluzioni, non sventolare slogan.

 

 

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