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Il caso

No di 41 Comuni al termovalorizzatore della Montello: “Non serve ed è un rischio per ambiente e salute”

Un documento condiviso e inviato a Provincia, Ats, Arpa, Regione e Mimit nel quale vengono espresse diverse perplessità di natura ambientale, sanitaria ed economica

Dalla A di Alzano alla Z di Zandobbio, dall’hinterland cittadino fino alla Val Seriana e alla Val Cavallina: sono 41 i Comuni che attraverso un documento condiviso e indirizzato a Provincia, Ats, Arpa, Regione e ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno voluto esprimere le proprie forti preoccupazioni riguardo l’istanza di valutazione ambientale presentata dalla Montello Spa per la realizzazione di un termovalorizzatore.

La scorsa estate l’azienda aveva infatti inoltrato in via Tasso la richiesta di modifica “dell’esistente installazione sita in Via Fabio Filzi 5 consistente nella costruzione ed esercizio di un impianto per la produzione di energia elettrica e termica per autoconsumo della installazione che utilizzerà come combustibile i residui decadenti dagli impianti di recupero e riciclo dei rifiuti trattati nello stabilimento”.

Il progetto prevedrebbe la realizzazione di un impianto da 154 MW di potenza, composto da una fossa di ricevimento e stoccaggio dei residui provenienti dalle piattaforme di recupero rifiuti, due linee di combustione, due linee di trattamento fumi, una linea di combustione di back-up costituita da forna a griglia e caldaia di recupero, un’area chiusa di stoccaggio delle ceneri pesanti decadenti dalla combustione, una sezione di recupero energetico (elettrico e termico), un sistema di invio aria esausta dai biotunnel alla camera di combustione, due capannoni funzionali all’impianto, servizi ausiliari (impianto di produzione di acqua demineralizzata, cabina elettrica AT e linea AT di connessione alla cabina elettrica principale, impianto aria compressa, officina manutenzione, magazzino di ricambi, impianto antincendio e di emergenza, ecc), uffici e locali di servizio (spogliatoi, bagni, sala mensa).

Il primo ad esprimere pubblicamente il proprio dissenso era stato a inizio mese l’onorevole bergamasco Devis Dori (Alleanza Verdi Sinistra) che, tramite apposita interrogazione parlamentare indirizzata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, e al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, aveva chiesto estrema chiarezza e di bocciare un progetto che senza troppi giri di parole aveva definito “un rischio ulteriore per la salute dei cittadini e per l’ambiente”. 

Ora a mettere nero su bianco il proprio parere negativo alla realizzazione dell’impianto, “perché non necessario per la Provincia di Bergamo ed in ogni caso perché aumenta evidentemente il rischio sanitario dei cittadini”, sono, come detto, 41 sindaci che rappresentano una porzione di territorio importantissima: Alzano Lombardo, Azzano San Paolo, Bagnatica, Berzo San Fermo, Bianzano, Bolgare, Borgo di Terzo, Brusaporto, Calcinate, Carobbio, Casazza, Cavernago, Cenate Sopra, Cenate Sotto, Chiuduno, Costa di Mezzate, Endine, Entratico, Gaverina Terme, Gorlago, Gorle, Grassobbio, Grone, Grumello del Monte, Luzzana, Monasterolo del Castello, Nembro, Orio al Serio, Pradalunga, Ranica, Ranzanico, Scanzorosciate, Seriate, Spinone al Lago, Telgate, Torre Boldone, Torre de Roveri, Trescore Balneario, Vigano San Martino, Villa di Serio e Zandobbio.

“Non sta a noi evidenziare i vantaggi che l’intervento genera in favore dell’economia e dell’imprenditore, già ben evidenziati nelle relazioni illustrative dell’intervento – scrivono i sindaci – ma certamente numerosi sono gli
svantaggi ed i fattori di rischio che un intervento come quello proposto comportano per i cittadini e l’economia locale”.

A partire, nuovamente, dalla salute, la cui tutela rientra tra le primarie competenze dei primi cittadini: “Nonostante le rassicurazioni contenute nelle relazioni allegate al progetto ci permettiamo di esprimere qualche
perplessità non tanto sulla bontà dei dati esposti ma sulla circostanza che i dati non tengono conto della situazione generale in cui si inserisce l’impianto – spiegano i sindaci – . I dati della qualità dell’aria in Provincia di Bergamo sono ogni anno sempre più allarmanti e l’aggiunta anche solo di un impianto di produzione comporta automaticamente un peggioramento di una situazione già fortemente critica con conseguenze immediate e dirette sulla salute dei cittadini. Recenti studi hanno dimostrato che l’incenerimento dei rifiuti è considerato pericoloso per l’ambiente. L’ulteriore carico ambientale che dovrà sopportare la zona è a nostro avviso insostenibile. Ricordiamo che già sopportiamo a servizio di tutta la Provincia cave, aeroporto, due impianti di trattamento rifiuti, impianti per la produzione di asfalti e prodotti bituminosi. Insomma, localizzare tale impianto in una zona fra le più abitate ed inquinate d’Italia ci sembra quanto meno inopportuno e dal punto di vista ambientale devastante”.

I Comuni evidenziano anche come l’impianto sorgerebbe in una zona dall’alto valore naturalistico e dalla forte vocazione turistica e sia “palesemente in contrasto con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), piano incentrato sull’obiettivo della economia circolare e sulla lotta ai cambiamenti climatici che non vede con favore la termovalorizzazione. La Commissione Europea nel delineare la attività che rispettano il principio ‘non arrecare danno significativo all’ambiente’, ha incluso l’incenerimento dei rifiuti quale attività che arreca un danno significativo all’ambiente”.

Per queste ragioni, concludono i sindaci, “invitiamo gli Enti che dovranno assumere la decisione finale ed in particolare quelli deputati alla tutela della salute pubblica a prescrivere tutte le mitigazioni ambientali e sanitarie necessarie per ridurre allo zero l’impatto sanitario ed ambientale dell’insediamento, sollevando se necessario l’eccezione sanitaria prevista dalla legge 241/90 ostativa al rilascio dell’autorizzazione”.

 

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