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Macron e l’ipotesi di soldati europei in Ucraina: con le armi non si raggiunge la pace

La riduzione della mobilitazione pacifista non fa altro che lasciare spazio a coloro che pensano e agiscono con la convinzione che con le armi si possa raggiungere la pace, anche se le vicende Ucraine e Palestinesi ci stanno dimostrando il contrario

Sono stupito e allarmato nel leggere sui quotidiani di questi giorni che il Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron non esclude l’invio di soldati europei in Ucraina.

Ne mi tranquillizza se al momento le reazioni dei partner europei e della Nato sono state negative, ma mi allarma il sapere che, nelle conclusioni di un incontro tra i leader di una trentina di Paesi alleati di Kiev, il presidente francese si prenda la libertà di una dichiarazione di questo genere e fa emergere come questione esistenziale l’ipotesi di uno scontro diretto con la Russia.

Ormai, come si è paventato da diverso tempo, nelle nostre società europee sta prendendo corpo una sindrome bellicista che non ha più timori a palesarsi, anzi ci si sta dando da fare per renderla pubblica serve e a predisporre l’opinione pubblica a questa eventualità. La mia primaria preoccupazione nasce dal percepire queste dichiarazioni come la volontà di preparare le menti alla guerra con la Russia e inibire ogni discorso di rigetto da parte dell’opinione pubblica. Si evidenzia anche l’esistenza di una competizione tra i capi di stato europei per assumersi la guida di un processo di militarizzazione e della battaglia contro la Russia.

Siamo innanzi a una vera e propria svolta di strategia che tende ad abbandonare la politica di pace, propria della dimensione europea e a contrarre ogni sforzo e tentativo di porre fine al conflitto attraverso il negoziato e la diplomazia. Sembra che innanzi alle difficoltà dell’Ucraina sul campo di battaglia si scelga non di accentuare l’iniziativa politico-diplomatica- economica nei confronti di Putin, ma di puntare a un intervento diretto sul piano militare aggravando la guerra. L’obiettivo ufficialmente dichiarato è quello di aiutare l’Ucraina e di far perdere la Russia, la cui aggressività è unanimemente vista come una minaccia alla sicurezza dei paesi europei e non si calcola il costo umano di tutto questo.

Le dichiarazioni di Macron vanno collocate nell’ambito in cui sono state fatte: il presidente francese aveva organizzato una riunione tra gli alleati dell’Ucraina con il chiaro intento che gli alleati si attivassero per generare una “scossa” in grado di garantire la “sconfitta” della Russia e pertanto per annunciando nuove misure per fornire più armi a Kiev. In questo contesto non ha escluso che nel prossimo futuro l’invio di militari , i convenuti non hanno, per il momento, condiviso il suo punto di vista. Ma la questione è ormai posta sul tappeto e questo è a mio parere è molto pericoloso perché potrebbe ripresentarsi.

In pratica Macron ha rotto un tabu anche se le prime reazioni sembrano contraddire l’approccio francese. Il tema però è stato posto e potrebbe essere rilanciato.
Ormai è chiaro che non si tratta di mandare uomini in battaglia ma anche di non escludere questa possibilità e nello stesso tempo di aprire la strada ad azioni ben identificate come essenziali per l’Ucraina: ciberdifesa, coproduzione di armi in Ucraina, sminamento, ecc. In qualsiasi modo la si interpreti si tratta comunque di una diretta entrata in guerra.
Ho la netta impressione che la Francia, unica nazione europea in possesso di armi nucleari, più che interessata alle sorti dell’Ucraina voglia alzare la posta in gioco e il suo ruolo per poter giocare un ruolo centrale nella ridefinizione degli equilibri della sicurezza europea e nella ricostruzione ucraina.

Per quanto riguarda il Vecchio Continente, la maggior parte delle nazioni interessate si è affrettata a prendere le distanze da questo scenario già dal giorno dopo. Mentre la NATO si è affrettata ha dichiarare di non avere attualmente “piani” per inviare forze armate in Ucraina. Teniamo però presente che solo alcuni mesi fa si facevano dichiarazioni molto diverse e meno belliciste.
Il governo italiano, dal canto suo, ha sottolineato che gli aiuti occidentali all’Ucraina “non prevedono” il dispiego di forze armate europee o della Nato e che il sostegno internazionale all’Ucraina “non prevede la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o della NATO”, si legge in una dichiarazione del governo. Oggi non c’è consenso ufficiale, presunto o approvato sull’invio di truppe sul terreno. Ma come sappiano in situazioni complesse come queste le dinamiche potrebbero mutarsi e pertanto nulla dovrebbe essere escluso.

Macron, al termine di una conferenza internazionale a sostegno di Kiev tenutasi all’Eliseo, ha comunque dichiarato che si farà tutto il necessario per garantire che la Russia non possa vincere questa guerra e non non ha voluto dire di più sulla posizione della Francia su questo tema e mantenendo una grande ambiguità strategica.

Mi sto chiedendo che se l’esercito e la marina possono essere utilizzati per proteggere le rotte commerciali e la ricchezza delle nostre società occidentali, e se questo obiettivo viene ammesso sempre più apertamente , ci veniamo a trovare immersi in una progressiva militarizzazione della politica estera europea e italiana. Mentre ritengo che l’interferenza degli Houthi nella guerra di Gaza dovrebbe essere contrastata dall’Italia e dall’UE con la diplomazia e le offerte di mediazione e che si debbano respingere con estrema coerenza ogni avventura che assume coloriture neo-coloniali.

Non escludendo la possibilità che i Paesi europei inviino “truppe di terra” in Ucraina “affinché la Russia non possa vincere questa guerra”, Emmanuel Macron non ha solo rotto un tabu ma suonato la carica evocando la minaccia esistenziale che la Russia rappresenterebbe per il vecchio continente e che pertanto nulla dovrebbe essere escluso”. Il nemico è chiaramente individuato e il messaggio molto chiaro: l’Europa, anche se gli Stati Uniti dovessero andare in default in caso di rielezione di Donald Trump, non si fermerà davanti a nulla pur di far mordere la polvere a Vladimir Putin, perché secondo Emmanuel Macron sono in gioco “sicurezza e stabilità in Europa”.
Quello che emerge è che di fronte alla crescente aggressività della Russia, alle difficoltà dell’esercito ucraino, che sta esaurendo le munizioni e al ritiro degli Stati Uniti, che non hanno consegnato un solo proiettile di fucile da gennaio a causa del blocco dei repubblicani, i governanti europei sembrano presi da tremendi stati di angoscia che Macron pensa di risolvere proponendo una maggior integrazione dell’Europa nella guerra Ucraina.

Innanzi a questo senario traumatico, la mobilitazione pacifista dell’opinione pubblica diventa quanto mai necessaria per bloccare il crescere del bellicismo e rilanciare percorsi di Pace.
La riduzione della mobilitazione pacifista non fa altro che lasciare spazio a coloro che pensano e agiscono con la convinzione che con le armi si possa raggiungere la pace, anche se le vicende Ucraine e Palestinesi ci stanno dimostrando il contrario.

savino pezzotta foto agenzia Fotogramma

* Savino Pezzotta, bergamasco, sindacalista e politico italiano, è stato segretario nazionale della Cisl.

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