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Salute

L'approfondimento

Il deficit vestibolare acuto, più comunemente conosciuto come labirintite

Scopriamo di cosa si tratta, come riconoscerla, come diagnosticarla e soprattutto come curarla con l’aiuto del dottor Mario Papalia, responsabile dell’Unità Operativa di otorinolaringoiatria del Policlinico San Pietro

Molti di voi avranno sentito di qualcuno, amico, parente o conoscente, che ha avuto un episodio di vertigine importante e fortemente debilitante, descritta come “labirintite”. Scopriamo di cosa si tratta, come riconoscerla, come diagnosticarla e soprattutto come curarla con l’aiuto del dottor Mario Papalia, responsabile dell’Unità Operativa di otorinolaringoiatria del Policlinico San Pietro, dove da anni è presente un servizio di rieducazione vestibolare, a cura di personale adeguatamente formato sotto attenta supervisione del dottor Enrico Bolandrini, otorino vestibologo, che può rivelarsi molto utile per velocizzare la guarigione anche in caso di “labirintite”.

Che cos’è la labirintite

“Quella che un tempo si chiamava labirintite (infiammazione del labirinto), oggi è più correttamente definita con il termine di deficit vestibolare acuto” sottolinea il dottor Papalia. “Si tratta della improvvisa perdita di funzione dell’apparato vestibolare di un lato (destro o sinistro), ovvero il sistema di organi dell’orecchio interno la cui funzione principale è garantire l’equilibrio”. L’apparato vestibolare, in particolare, è costituito da particolari raggruppamenti di cellule situate nel vestibolo:

  • le cupole dei tre canali semicircolari
  • le macule dell’utricolo e del sacculo.

Queste strutture sono organizzate in modo da percepire le accelerazioni angolari e lineari a cui è sottoposto il nostro corpo, sia durante i movimenti sia da fermo (forza di gravità). Questi segnali vengono poi inviati attraverso il nervo vestibolare al cervello e al cervelletto dove vengono elaborati, integrati con le informazioni visive e propriocettive (derivanti da muscoli, articolazioni, cute) e servono a mantenere la visione stabile durante i movimenti della testa, a regolare l’attivazione dei muscoli degli arti che ci sostengono, a darci la percezione di essere in equilibrio e correttamente orientati nello spazio che ci circonda” continua lo specialista.

Come si manifesta

“Quando un apparato vestibolare è danneggiato e smette improvvisamente di funzionare, il cervello (a livello inconscio) registra erroneamente che il nostro corpo sta ruotando su se stesso nella direzione del vestibolo funzionante e in modo automatico fa sì che gli occhi si muovano lentamente e continuamente verso il vestibolo danneggiato per stabilizzare lo sguardo: è il “nistagmo spontaneo”. Questo movimento automatico e incessante degli occhi è percepito come vertigine, come il vedere girare tutto quello che ci sta attorno”. Questa sensazione si accompagna a all’impossibilità di mantenere la stazione eretta, nausea, vomito, perdita dell’orientamento spaziale, ansia ed è assolutamente invalidante” continua lo specialista.

Quanto dura la fase acuta

La fase acuta della “labirintite” dura di solito 2-3 giorni ed è seguita da un periodo più o meno lungo (da 2 settimane a diversi mesi) caratterizzato da disequilibrio, sensazione di instabilità, difficoltà di visione nitida durante i movimenti rapidi della testa o durante il cammino, sensazione di non essere perfettamente in equilibrio. “Questo è dovuto al fatto che, già poche ore dopo l’evento lesivo, il cervello cerca di “compensare” il deficit di un vestibolo utilizzando in modo diverso le informazioni provenienti dal vestibolo sano, le informazioni visive e le informazioni propriocettive sfruttando la sua notevole plasticità (capacità di adattamento)” spiega il dottor Papalia.

Le cause

Le cause più comuni di “labirintite” sono:

  • un’infiammazione virale del nervo vestibolare (neuronite vestibolare);
  • un’occlusione vascolare a carico di minuscole arterie che irrorano il vestibolo (più comune nelle persone anziane o con fattori di rischio cardiovascolare);
  • la malattia di Meniere, dovuta a uno squilibrio dei liquidi labirintici per cause metaboliche, che a volte può esordire con una vertigine acuta.;
  • la dislocazione degli otoliti, ovvero i cristalli di carbonato di calcio normalmente presenti in alcuni punti del labirinto, che si accumulano nei canali semicircolari determinando una vertigine da “urto” dovuta all’impatto di questi “sassolini” con le strutture nervose del labirinto stesso a seguito di ben determinati movimenti;
  • problematiche di occlusione dentaria (cause stomatognatiche) oggi esaminabili facilmente con la stabilometria computerizzata.

“Un po’ da sfatare è invece la vertigine “da cervicale”. Un tempo spesso additata come causa di “labirintite”, oggi il suo coinvolgimento è molto più limitato e in molti casi legata a condizioni di contrattura muscolare da stress” puntualizza lo specialista.

Come si diagnostica

La diagnosi è fatta dallo specialista otorinolaringoiatra che valuta attentamente l’anamnesi (i sintomi riferiti dal paziente e la loro modalità di insorgenza) e la presenza di alcuni importanti segni come:

  • caratteristiche del nistagmo spontaneo
  • tendenza a deviare e cadere da un lato
  • alterazione della capacità di mantenere gli occhi su un bersaglio durante un movimento rapido della testa,
  • variazioni del nistagmo spontaneo dopo scuotimento del capo….

“Questa valutazione può essere integrata da esami strumentali: esame audiometrico tonale, video head impulse test, potenziali evocati miogenici, registrazione del nistagmo spontaneo e provocato, esame stabilometrico per lo studio della postura, manovre posizionali (manovre liberatorie di Semont ed altre varianti). In caso di sospetto di patologia del sistema nervoso centrale (piccolo ictus del tronco encefalico o del cervelletto, che raramente può mimare un deficit vestibolare acuto) viene effettuata una Risonanza magnetica encefalo e tronco encefalico con mezzo di contrasto”.

Come si cura

La cura dipende dall’origine della labirintite. “Nel caso in cui l’infezione sia di origine virale il cortisone è impiegato come potente antinfiammatorio” spiega lo specialista. “In fase acuta, per controllare la vertigine, il vomito e l’ansia, lo specialista prescrive farmaci cosiddetti vestibolo-soppressori, anti-emetici (contro la nausea), ansiolitici. Il loro utilizzo, però, deve essere circoscritto a pochi giorni, poiché un uso più prolungato ha un effetto negativo sul compenso vestibolare e quindi sulla guarigione. ”Oltre alle terapie farmacologiche, è importante mobilizzare oculatamente la persona appena possibile (dopo 2-3 giorni), poiché l’immobilità e la mancanza di stimoli visivi rallentano il compenso” avverte lo specialista. Se invece la “labirintite” è dovuta a una patologia otolitica (la malattia dei sassolini) si ricorre a efficaci manovre terapeutiche che riposizionando gli otoliti risolvono immediatamente la vertigine. Se ancora l’origine è stomatognatica e muscolare si opera in sinergia con odontoiatri gnatologi e fisiatri”.

La rieducazione vestibolare

Esistono delle situazioni in cui, nonostante la terapia farmacologica e la ripresa del movimento, i pazienti fanno fatica a recuperare. “In questi casi un aiuto importante è rappresentato dalla rieducazione vestibolare, che, effettuata il prima possibile, è in grado di velocizzare la pronta guarigione” conclude il dottor Papalia.

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