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L'intervista

“Saremo per sempre grati ai genitori del bimbo che ha donato il cuore a nostro figlio”

Lo scorso 21 dicembre il piccolo M., 7 anni, ha subito il delicato intervento al Papa Giovanni e ora sta bene. Il papà: "A chi è in attesa di un trapianto dico non perdere mai la speranza"

Bergamo. “Adesso questo cuore è mio?”. La prima domanda del piccolo M. ai suoi genitori dopo l’operazione tradisce tutta la dolce ingenuità di un bambino di sette anni che non si può rendere ancora conto di aver appena ricevuto il dono più importante della sua vita. Era il 21 dicembre scorso, quando all’ospedale Papa Giovanni gli è stato trapiantato un cuore nuovo perchè il suo soffriva di cardiomiopatia dilatativa, una condizione che si verifica quando la cavità cardiaca si allarga in seguito a una perdita di forza di contrazione del muscolo cardiaco, riducendone così la capacità di pompare il sangue.

La scoperta della disfunzione quando aveva 5 anni, in Romania, Paese di origine della sua famiglia: “Mio figlio da piccolo era un bimbo normalissimo – racconta G., il papà, con a fianco la moglie P. e l’altra figlia di 11 anni nel loro appartamento di Bergamo – . A maggio 2022 inizia a sentirsi poco bene, con febbre piuttosto alta. I medici pensando a un’influenza ci prescrivono la Tachipirina. Ma nulla, sta sempre peggio e così ci rivolgiamo ad alcuni specialisti che dopo accurate analisi scoprono il suo problema”.

I dottori spiegano subito ai genitori di M. che non ci sono cure e che l’unica soluzione è il trapianto. E, con molta onestà, aggiungono che in Italia il sistema ospedaliero è molto più efficiente di quello rumeno: “Senza pensarci due volte abbiamo iniziato a organizzare il trasferimento nel vostro Paese – prosegue il papà – . Abbiamo scelto di venire a Bergamo perchè informandoci abbiamo scoperto che c’è un ospedale, il Papa Giovanni, tra i migliori in Italia. Tramite alcuni conoscenti siamo entrati in contatto con l’associazione Aletheia che assiste famiglie come la nostra, e la presidente Oana Raduti è stata fin da subito molto disponibile. Oltre a fornirci indicazioni preziose per il viaggio, ci ha aiutati ad avere una casa in affitto quando tutti ci dicevano di no in quanto disoccupati, ha trovato un lavoro per me e una scuola per i nostri figli. Ha accompagnato M. alle visite mediche insieme alla madre e nel giorno dell’intervento si è inventata una storiella per farlo sembrare come un gioco ed evitargli la paura”.

Arrivati nella nostra città, M. viene inserito nella lista di attesa per il trapianto e i genitori iniziano a sperare. Fino al 21 dicembre scorso, proprio a ridosso delle festività natalizie, quando dal Papa Giovanni arriva la chiamata: c’è un cuore disponibile. A effettuare sia il prelievo che il trapianto, il primo in Italia da donatore a cuore fermo su un bambino, è stata l’equipe del centro trapianti diretta dal dottor Amedeo Terzi, in collaborazione con gli specialisti del dipartimento cardiovascolare. L’équipe è stata assistita dai rianimatori, coordinati da Lorenzo Grazioli, dai perfusionisti e dallo staff tecnico e infermieristico, per un totale di una cinquantina di persone coinvolte su tre sale chirurgiche adiacenti e 13 ore ininterrotte di lavoro, dalle nove del mattino alle dieci di sera.

“Dopo l’operazione il dottor Terzi ci ha chiamato nel suo ufficio per spiegarci come era andata – svela ancora il padre – e io non toglievo gli occhi dalle sue mani perchè per me hanno fatto un miracolo. Lui e gli altri componenti del suo gruppo sono degli angeli. Adesso il nostro bimbo sta bene, prende dei farmaci immunosoppressori e degli integratori, ma non ci sono problemi particolari. Per quattro mesi dovrà rimanere in isolamento. Gli mancano la scuola e gli amici, ma gli abbiamo spiegato tutto e ha compreso la situazione”.

Cosa direbbe alla mamma e al papà che hanno fatto questo regalo a M.? “Per questioni di legge, non potremo mai incontrarli. Ma li ringrazieremo in eterno e ogni giorno preghiamo per loro perchè la decisione di donare gli organi del figlio deceduto è stata molto coraggiosa. Ci prenderemo cura di questo piccolo cuore e faremo in modo che cresca bene, con principi sani e con un grande rispetto per la vita e per chi ce l’ha donato. Tra l’altro con fegato e reni hanno salvato la vita ad altri tre piccoli pazienti”.

Vuol lanciare un messaggio ai genitori che sono in attesa di un trapianto? “Dico di pregare tanto Dio, come abbiamo fatto noi nei mesi scorsi e come stiamo continuando a fare. Poi ci vogliono tanta pazienza e speranza, quelle non devono mai mancare. Ma vi assicuro che poi vedere il sorriso del proprio figlio ripaga di tutta la sofferenza”.

 

ospedale papa giovanni
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