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Discorsi al caminetto

Martina Bagnoli, “Sogno una Carrara di tutti, anche di coloro che temono di non appartenere al mondo dell’arte”

Ospite ai 'Discorsi al caminetto' è la nuova direttrice dell'Accademia, una rinomata storica dell'arte che vorrebbe rendere il museo un faro nella vita dei cittadini bergamaschi

Bergamo. Un compito delicato ma autorevole, una carica che a Bergamo esprime prestigio e merito: da gennaio 2024 Martina Bagnoli è la nuova direttrice dell’Accademia Carrara.

La storica dell’arte ricoprirà questo ruolo per i prossimi quattro anni – dopo l’esperienza pluriennale come direttrice delle Gallerie Estensi di Modena, Sassuolo e Ferrara – e si è trovata subito in sintonia con il capoluogo orobico (“Bello ma anche funzionante”). Dopo aver scelto un appartamento non distante dal museo, la direttrice ha già iniziato ad esplorare la nostra città grazie alle sue abituali camminate.

Ad attenderla in piazza Giacomo Carrara Martina Bagnoli ha trovato un museo “splendidamente riallestito” dalla sua predecessora Maria Cristina Rodeschini; la neo direttrice accoglie l’eredità rodeschiniana e, nella consueta location del Relais San Vigilio in Città Alta, racconta ai ‘Discorsi al Caminetto‘ i tre pilastri alla base del suo impegno: la ricerca, il coinvolgimento del pubblico e la formazione. Fondamenta che nella sua lucida visione renderanno l’istituzione cittadina “un faro nei settori iscritti nel suo Dna”: non solo la storia dell’arte, ma anche le scienze educative e l’innovazione tecnologica.

Una ricerca e una formazione che devono essere indirizzate al miglioramento del welfare, in una prospettiva che mira a mettere in stretta connessione l’arte con il benessere stesso dei cittadini. Un museo “per tutti e di tutti, anche di quelle persone che guardando la nostra facciata così bella si sentono un po’ escluse e hanno il timore di non appartenere a questo mondo”. Un concetto che la direttrice ricollega a quello di eredità culturale, un patrimonio che secondo lei è di vitale importanza legare ad ognuno di noi, in modo da evitare che esso vada perso nell’inevitabile trascorrere del tempo (“L’oblio è il nemico peggiore della tutela e della conservazione artistica”).

La storica dell’arte applaude il lavoro svolto durante l’anno della Cultura (“Non tutte le città riescono come Bergamo a sfruttare questo grande momento di interesse e di maggiori risorse”) e annuncia come sia già stato stilato un programma di mostre per i prossimi tre anni. La prima si apre il 23 aprile 2024 e si intitola ‘Napoli a Bergamo’, un’esposizione interessante che porta alla scoperta dell’eredità della pittura partenopea del Seicento nella nostra città, mostrando la vicinanza di due capoluoghi che all’apparenza appaiono così lontani.

Bagnoli tocca poi il tema dei prestiti, “un aspetto positivo perchè indica l’importanza della nostra collezione”. Il San Sebastiano di Raffaello attraverserà nel 2026 l’Oceano Atlantico per approdare in una mostra al Metropolitan Museum di New York; nello stesso anno la Madonnina di Benozzo Gozzoli andrà a Palazzo Strozzi, mentre presto l’Andromeda di Piero Bernini si trasferirà temporaneamente alla Galleria Borghese. “I prestiti in uscita permettono di consolidare i rapporti con le istituzioni culturali di altri paesi – ricorda la direttrice -. Non dimentichiamoci che la politica dei prestiti è una politica del dare ma anche del ricevere”.

Al termine dell’intervista, alla richiesta di quale tra gli innumerevoli capolavori della collezione sceglierebbe se avesse la possibilità di portarne uno a casa, Martina Bagnoli ne nomina due: il primo, il Ritratto di Leonello d’Este di Pisanello, per ricordare la sua ultima casa, rappresentando il dipinto il “momento magico del Rinascimento ferrarese”; il secondo è invece l’opera di cui è attualmente innamorata: la Madonna del Latte di Bergognone, simbolica per “l’incredibile poesia della vita comune che si trova nell’arte lombarda”.

 

 

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