Che sia lo sport del momento non c’è ombra di dubbio: ovunque ti giri, qualunque cosa tu stia facendo, qualsiasi sia il contesto dentro il quale ti trovi, la possibilità che dietro camici, giacche e cravatte, grembiuli o scarpe antinfortunistiche si nasconda un padelista amatoriale è ormai altissima.
Basta questo per comprendere anche solo in parte il successo che il padel sta riscuotendo a livello nazionale e bergamasco in particolare, dove il movimento è piuttosto vivace, tra numero di giocatori in costante crescita e nuovi centri che sbucano un po’ ovunque: sempre più grandi, sempre più di qualità, sempre più determinati a creare veri e propri circoli.
Una moda? No, è già molto di più.
William Rota è stato tra i primi a prendere in mano una “pala” nella nostra provincia ed è un volto conosciutissimo nell’ambiente: maestro nazionale Fitp, tra i primi 30 giocatori d’Italia di seconda fascia e oggi in Serie A, è anche direttore tecnico dei centri Yep Padel (sei in tutto) e nel 2019 ha fondato un’Academy che porta il suo nome.
“Di base è uno sport abbastanza facile – spiega -: senza avere grandi caratteristiche tecniche, uno prende in mano la racchettina, la pallina, il campo è piccolo e si riesce a giocare e competere. Che abbia giocato a tennis o meno. In alcuni colpi si può essere avvantaggiati, ma soprattutto per il gioco al vetro il tennista ha più difficoltà. È uno sport che è già entrato nella nostra quotidianità”.
Solo un paio di piccoli passi in più potrebbero farlo esplodere definitivamente: una maggiore esposizione a livello mediatico e un idolo italiano che possa trascinare il movimento già a partire dai più piccoli. Un Sinner del padel, per intenderci.
“Il tema è questo, serve un idolo che non seguano solo gli adulti ma anche i ragazzini. La parte scuola-padel, benché esistano già realtà ben avviate, è ancora un po’ indietro rispetto agli altri sport. Gioca tantissimo l’amatore Over 35, però è difficile far uscire un idolo da un ragazzo che inizia a 30 anni. Più facile che sia un ragazzino che inizia il percorso didattico e impara a giocare a padel: avrà sicuramente più chance di diventare effitivamente forte e andare nei tornei dove ci sono i big”.
I più forti, per ora, parlano tutti spagnolo, che siano sudditi di Re Felipe o argentini: “Non vorrei fare l’uccellaccio del malaugurio, ma se parliamo di top top ci vogliono un po’ di anni per avere lì un italiano. Abbiamo dei signori giocatori, ma siamo ancora lontani perché sostanzialmente ci manca ancora un giocatore cresciuto sul campo da padel”.
Consigli su come avvicinarvi a questo sport e qualche piccolo segreto (di pulcinella) per avere successo?
Non vi resta che guardare la dodicesima puntata di “Un Drink Con…”, realizzata come sempre all’Hortus, in via Tasso 88 a Bergamo: è disponibile nell’apertura dell’articolo, sul nostro canale YouTube, in podcast su tutte le piattaforme, da SpotifySpotify ad Apple Podcast.Apple Podcast.
E, come sempre, salute.
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