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Il caso

Morgan: “Le dimissioni di Sgarbi? Un danno al Paese” fotogallery

Il cantautore e musicista Marco Castoldi, in arte Morgan: "Vittorio Sgarbi è più importante di queste vicende; venendo a mancare la sua qualità in quel ruolo istituzionale, si fa un danno al Paese. Un conto è se lui se ne fosse andato da un posto dove aveva le mani legate"

“Il problema non è facile da affrontare – riflette il cantautore e musicista Marco Castoldi, in arte Morgan –: le Leggi di questo tipo possono talora rivelarsi limitanti, servono a regolamentare e instradare chi non ha una grande capacità di gestirsi, perché non è estremamente autonomo come lo sono personalità specializzate ed eccellenti. Per queste ultime non sembra corretto che le norme risultino penalizzanti. Sono persone insostituibili, che nascono ogni trecento anni. È come chiedere in un test se si ha paura dei leoni: un domatore di leoni risponderebbe che non ne ha, ma uno su un milione è un domatore di leoni. Poiché siamo di fronte a una qualità rara, la ratio della norma non dovrebbe mettere in conflitto l’abituale vita professionale e quella politica nei casi di un sottosegretario come Sgarbi o di un ministro come Veronesi, di una senatrice a vita come Levi Montalcini… Perciò credo che l’applicazione della legge possa essere una scusa e che sussista una volontà di distruggere la figura di Sgarbi, forse per invidia, forse per competitività, perché è libera e lotta contro questo genere di meschinità. Non credo che ci possa essere nessuno migliore di lui per l’incarico di sottosegretario alla Cultura. Chi ha disturbato questa situazione armonica in cui Vittorio Sgarbi era l’uomo giusto nel posto giusto? Se l’uso di una norma può toglierlo dal suo posto, significa fare un danno, ma la legge non dovrebbe causare danni, la giustizia non dovrebbe lasciare adito a risvolti ingiusti. L’importante è riuscire a superare il livello burocratico e mettere a fuoco la parabola narrativa di questo accanimento. Vittorio Sgarbi è più importante di queste vicende; venendo a mancare la sua qualità in quel ruolo istituzionale, si fa un danno al Paese. Un conto è se lui se ne fosse andato da un posto dove aveva le mani legate”.

“Attualmente l’Italia – constata Morgan – soffre il problema di una profonda depressione culturale, connessa a una svalutazione artistica. È una dimensione tragica, di autosvalutazione del nostro principale valore e di disistima del popolo stesso. Non siamo noi a dirlo, ce lo dice il mondo che le arti sono la nostra più grande risorsa, un ambito in cui eccelliamo rispetto agli altri Paesi. Invece trascuriamo i nostri ministeri culturali, non diamo loro fondi. Se l’Italia fosse gestita in modo favorevole al Paese, si ripristinerebbe e irrobustirebbe questa sua forza agli occhi del mondo: s’investirebbe nell’istruzione, si favorirebbe l’artigianato, si salverebbero dall’estinzione gli antichi mestieri, si organizzerebbero festival dove la tradizione musicale verrebbe onorata… Sbaglieremmo se non cercassimo di proteggerla. Parafrasando lo sceneggiatore, letterato e umorista Ennio Flaiano, l’intelligenza è saper trovare soluzioni a dei problemi, la burocrazia è trovare problemi alle soluzioni. Togliere l’incarico a Sgarbi non è stata una soluzione”.

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