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Le reazioni

Dimissioni di Vittorio Sgarbi, l’amarezza e il sostegno dei suoi innumerevoli estimatori fotogallery

La vicenda delle sue dimissioni lascia l’interrogativo dell’utilizzo della legge, la n. 215/2004, usata in questa fattispecie per non agevolare la presenza di attivi e disponibili esperti in una compagine di governo, per una presunta incompatibilità con la loro stessa vita e la professione che svolgono da anni, ancor prima di qualunque incarico

Bergamo. La notizia delle dimissioni di Vittorio Sgarbi da Sottosegretario alla Cultura, annunciate il 2 febbraio e accolte il 13, ha destato amarezza e sostegno nei suoi innumerevoli estimatori.

Non è la prima volta. La sera del 21 giugno 2002 egli commentava sereno e irriducibile il suo allontanamento dal Sottosegretariato per i beni e le attività culturali, difendendo il patrimonio storico-artistico e paesaggistico dal rischio di cessioni a privati e annunciando un Partito della Bellezza di tutti gli amanti dell’arte e dell’ambiente, approfondito in un omonimo libro nel 2004. Nel giugno 2008, con tono tranquillo e a tratti ironico, l’ex assessore alla Cultura del Comune di Milano riassumeva il suo biennio di battaglie per i beni culturali, poi pubblicate in Clausura a Milano e non solo, e già aveva accolto l’invito a candidarsi come sindaco nella città siciliana di Salemi.

Il 3 febbraio scorso il sottosegretario alla Cultura ha vissuto il giorno seguente al suo annuncio nella Bergamasca, inaugurando il museo della restaurata basilica di Treviglio “La porta del cielo” e visitando una chiesa, due collezioni d’arte e un archivio a Castel Rozzone, Sorisole e Bergamo, con il solito spirito attivo, curioso, loquace e liberale, che lascia di rado trapelare il temperamento innamorato e malinconico di una persona che dedica la propria vita a riscoprire, proteggere e valorizzare un inesauribile ma fragile patrimonio culturale comune, non solo materiale.

La vicenda delle sue dimissioni lascia l’interrogativo dell’utilizzo della legge, la n. 215/2004, usata in questa fattispecie per non agevolare la presenza di attivi e disponibili esperti in una compagine di governo, per una presunta incompatibilità con la loro stessa vita e la professione che svolgono da anni, ancor prima di qualunque incarico. Già non è facile coinvolgere le persone di cultura a partecipare attivamente e senza timori alla politica, come lo stesso Sgarbi ha spesso invitato a fare in incontri pubblici. Perché una norma che fa riferimento all’utilizzo del ruolo istituzionale dovrebbe invece precludere un’abituale e coerente attività professionale, alla base della stessa nomina?

Sono decenni che Sgarbi si occupa dell’arte, pubblica libri, presenta mostre, tiene spettacoli… Scrivere d’arte per lui “significa raccontare la vita e i sentimenti attraverso l’esistente; non c’è bisogno di inventare personaggi, come fanno gli scrittori, perché esistono già, basta trovarli, descriverli, conoscerne l’animo, farli rivivere; le mie pagine d’arte, come quelle più evocative di Longhi, costituiscono un romanzo di esistenza”.

In questo caso, si sono comunque privati i cittadini di un valido aiuto istituzionale nell’ambito culturale, in un’epoca che assiste al declino della connoisseurship in termini di personalità e di autorevolezza, a battaglie come quelle di Art Watch International (per evitare l’ingresso nell’opera omnia di Maestri del passato e in musei di opere che riemergono sul mercato già vagliate e ritenute di dubbia attribuzione), e che vive crisi e transizione generazionale, con perdite all’interno di una vivace scuola novecentesca di esperti d’arte, rinnovi nelle dirigenze delle case d’asta, chiusure di gallerie e dispersioni di collezioni private per vie meno convenzionali come i mercatini, riduzioni del valore materiale dell’arte…

Infatti, Sgarbi si è sempre dimostrato disponibile a contribuire, in modo spesso determinante e appassionato (perciò non retribuito e a proprie spese), a riscoprire, tutelare e valorizzare l’inestimabile patrimonio comune. Si potrebbero testimoniare in questo articolo decine di esperienze negli ultimi trent’anni non solo nella Bergamasca. “Basti piuttosto segnalare il suo ritrovamento nel gennaio 2023 dell’ex voto Madonna col Bambino, che – come aggiorna il presidente della Fondazione San Lorenzo di Genova Enrico Vassallo – è stato realizzato in pietra saponaria, nel XII secolo, e trafugato quarant’anni fa nella chiesa genovese di Nostra Signora del Garbo”.

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