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L'incontro

Manzoni presenta il suo cortometraggio Solipsiae: “Nel mondo dell’animazione servono passione e costanza”

A Tono, festival del Politecnico delle Arti, il lancio del prodotto di Lab80 e l'artista racconta la propria esperienza nel mondo dell’animazione

Bergamo. Passione e costanza, per creare ed immergersi in un mondo nuovo, dando forma ad un’idea. Racconta molto del proprio lavoro e della propria passione nei confronti dell’animazione Marco Manzoni, in occasione dell’incontro a Daste venerdì 9 febbraio, durante Tono il Festival del Politecnico delle Arti di Bergamo.

Manzoni che all’Accademia Carrara si è formato, per fare del proprio sogno una professione. Diplomato una decina di anni fa, studia Nuove Tecnologie per poi spostarsi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino, studiando animazione in 2D prima di muoversi per lavoro a Londra e in Irlanda.

Ora è in fase di produzione di “SOLIPSIAE” (insieme a Lab80), cortometraggio presentato al festival, occasione per raccontare il proprio mondo e tutto il lavoro che si cela dietro cortometraggi e lungometraggi animati.

“Serve avere un’idea – spiega Manzoni – , svilupparla in modo coerente e, soprattutto, la costanza mentale di non abbattersi durante la lavorazione di un progetto”. Idea che può nascere da un’immagine, come nel caso di “SOLIPSIAE”, per poi essere tradotta in prodotto audiovisivo. Un edificio che, sotto le fondamenta, nasconde corpi in decomposizione, immagine macabra che aiuta, come afferma Manzoni, “a non vedere la morte come un paradigma, ma accettandola, riportando i corpi sottoterra, per fare in modo che diventino nuova vita”. Nel proprio cortometraggio, Manzoni racconta di uno scultore che esegue maschere mortuarie e calchi in cera di spoglie mortali. Corpi che, decomposti, donano vita a colonie fungine, ad un giardino, dove il protagonista può ritrovare gli spiriti delle persone che ha seppellito.

Un’idea di trasmutazione, nata da una semplice immagine e tradotta da Manzoni in un cortometraggio capace di riflettere su uno dei misteri più profondi della vita. Una riflessione che passa necessariamente dal lavoro, attraverso un linguaggio dalle infinite possibilità come quello dell’animazione, per la quale però servono impegno e costanza.

Manzoni descrive le varie fasi del processo creativo, facendo emergere come, in un mondo veloce come quello di oggi, l’animazione tradizionale in 2D sembra riservarsi ancora uno spazio dove è necessario prendersi il giusto tempo per effettuare un lavoro all’altezza e realizzare un’opera. Dalla raccolta di immagini per avere ispirazione (dal mondo dell’animazione, ma non solo) alla ricerca sul design e la realizzazione di turn-around dei personaggi (eseguiti, ad esempio, con TVPaint), dalla ricerca stilistica dei toni cromatici al location design allo storyboard. Sono diversi i passaggi necessari per la realizzazione di un prodotto animato che, oltre a rimanere disegnato, si avvale spesso anche di riprese dal vivo, per migliorare movimenti e tempi da dare poi all’animazione. Una pre-produzione che passa anche da layout e background delle scene (a mano e Photoshop), per poi vedere tutto amalgamato nella decisiva fase di compositing.

Varie fasi che portano al risultato finale, con procedimenti che aiutano rispetto ai modelli di animazione delle origini, ma che possono, allo stesso tempo, trasmettere ancora la magia e il calore di un tratto umano. Un calore ancora necessario per Marco Manzoni, che si affida il meno possibile alla ricostruzione digitale, per tentare di riportare ancora alla magia dell’animazione che nasce dal disegno su carta.

Un lavoro difficile, ma allo stesso tempo stimolante, che può essere portato a termine in maniera proficua solo con costanza e passione, necessarie per donare, ad un’idea, una forma artistica compiuta.

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