• Abbonati
Luzzana

“No Fake!”, 63 artisti digitali della generazione millenials al Museo Gaini Meli fotogallery

Saranno esposte nella collettiva nel Museo d’arte contemporanea Donazione Gaini Meli di Luzzana da sabato 10 febbraio - con inaugurazione alle 17 - fino al 29 febbraio 2024

No Fake! Sessantatré artisti digitali della generazione millenials si chiedono se attualmente – tra influencer, negazionisti, complottisti, meme e fake – sia ancora possibile parlare di jammers, cioè di disturbatori culturali come il movimento del Culture Jamming degli anni ’80 del ’900. Le loro centoventi immagini digitali, lavorate in post-produzione, stampate su carta di cm 15×21 e ora esposte nella mostra “No Fake”, riflettono su sollecitazioni, problemi e interrogativi dell’attualità iper-mediata.

Saranno esposte nella collettiva nel Museo d’arte contemporanea Donazione Gaini Meli di Luzzana da sabato 10 febbraio – con inaugurazione alle 17 – fino al 29 febbraio 2024 (sabato 9-12.30, domenica 15-18, mercoledì 14.00 – 18.30 e altre disponibilità su richiesta). La collettiva, curata da Lidia Veronese, in collaborazione con Agustin Sanchez e Stefano Valli e inclusa nel Festival del Politecnico delle arti di Bergamo, coinvolge gli studenti del primo anno di Corso di nuove tecnologie per l’arte dell’Accademia di belle arti G. Carrara e intende consolidare il rapporto tra l’associazione Amici del Museo e l’accademia, intrapreso in quattro iniziative dal 2019 e destinato a diventare annuale, in febbraio.

Più giovani artisti digitali scelgono di “dare coscienza e far riflettere sulle nostre scelte presenti e future” in merito alla “civiltà” dell’immagine, della moda e del consumo. Se Chiara Cocco recupera con ironia un certo citazionismo anni Ottanta, rivisitando la pop art americana (in particolare Roy Lichtenstein), l’opera “Beautiful Inside” di Francesca Rigamonti rammenta “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, aprendo a profondi interrogativi sulla vita e sulla condizione femminile.

Più opere denunciano la necessità di un cambio di marcia e di concezione a favore della sostenibilità ambientale e contro l’assuefazione alla guerra. Per esempio, il logo studiato da Mauro Fapanni contrasta l’inquinamento da combustibili fossili, che tanto incide sull’attuale cambiamento climatico. Stigmatizza mediante il segno stilizzato e i toni valoriali del bianco e nero, accende un’ariosa campitura rosa shocking, rivisita una pompa della benzina che distribuisce acqua (H2O) – risorsa primaria, tanto indispensabile quanto preziosa e non privatizzabile – invece di generare anidride carbonica (CO2) e polveri sottili.

Sono esempi di “ri-mediazione” tra vecchi e nuovi media, anche in chiave meta-artistica. Come Édouard Manet (Parigi, 1832-1883), padre inconsapevole della moderna pittura impressionista, rivisitò modelli cinquecenteschi quali il “Concerto campestre” di Tiziano, il “Giudizio di Paride” di Raffaello e l’opera grafica del veneziano Raimondi, così Sofia Fedoni rilegge e aggiorna il suo inconfondibile dipinto “Le déjeuner sur l’herbe” (La colazione sull’erba); come nel 1863 il grande olio su tela conservato al Musée d’Orsay finì nel Salon des Refusés, cioè nel Salone dei Rifiutati, e scandalizzò per ragioni di estetica e morale la società francese dell’Ottocento, così nel 2024 la sua rivisitazione digitale denuncia la società mondiale del nuovo millennio: l’ambientazione sulle rive della Senna, deturpata dalla presenza umana con rifiuti di plastica, rievoca un altro “ritorno alla natura” e la figura femminile in primo piano non è più disinibita e al centro dell’attenzione come la
modella operaia di Montmartre, bensì inibita e trattata al pari di un rifiuto.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI