• Abbonati
L'esperto

Rogo in Psichiatria, la superperizia: “Elena morì nel giro di pochi secondi”

Il tribunale aveva nominato Francesco De Ferrari perché le due consulenze di accusa e difesa differivano circa i tempi del sopravvenuto decesso

Bergamo. Elena Casetto sarebbe morta nel giro di pochi secondi, non di pochi minuti. Ad ucciderla i fumi e i vapori bollenti inalati e lo shock termico al quale è stato esposto il suo corpo, legato ad un letto andato in fiamme del reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

È quanto si legge nella superperizia richiesta dal giudice Laura Garufi a Francesco De Ferrari, medico legale di Brescia. Le due relazioni dei consulenti di parte, nominati dal pubblico ministero Letizia Ruggeri e dalla difesa dei due imputati, discordavano infatti sulle tempistiche del sopraggiunto decesso della 19enne, avvenuto il 13 agosto 2019. Chiamati a rispondere della sua morte i due addetti della squadra antincendio all’epoca dipendenti della società che gestiva il servizio all’ospedale di Bergamo.

Il consulente dell’accusa, Matteo Marchesi, medico legale del Papa Giovanni subentrato al deceduto Antonio Osculati, sosteneva che la ragazza fosse morta in pochi minuti per una serie di concause, ovvero “l’effetto termico diretto delle fiamme sul corpo, ma anche per gli effetti del calore sulle mucose delle vie aeree, che scatenano delle reazioni del corpo e possono portare a crisi respiratorie, contrazione della laringe e attività nervosa vegetativa che può provocare un arresto cardiaco”, aveva spiegato in udienza.

Diversa la tesi del consulente della difesa, il medico legale milanese Arnaldo Migliorini. La sua relazione stabiliva che il decesso della 19enne era sopraggiunto nel giro di pochi secondi dall’innesco del rogo e che la causa fosse da ricercarsi nel cosiddetto del flash fire: “Si tratta di un fenomeno che consiste nell’inalazione di aria ad elevate temperature che provoca una reazione nervosa e può chiudere le vie aeree, rallentare il cuore e il respiro, portando al decesso in un tempo brevissimo, 30-40 secondi al massimo. Questo spiegherebbe perché la vittima sarebbe morta prima di venire intossicata dal fumo”, aveva illustrato durante la sua deposizione.

Secondo il perito del giudice il flash fire si sarebbe sì verificato, viste le modalità di sviluppo dell’incendio, ma non sarebbe la causa della morte di Elena. Fu lei stessa, lasciata sola nella stanza del reparto e, visto il suo stato di agitazione, contenuta con delle cinghie, ad appiccare il fuoco con un accendino che era riuscita a nascondersi addosso.

Durante l’udienza di giovedì 1 febbraio le difese hanno comunicato al giudice di non aver ancora ricevuto il piano antincendio dell’ospedale, richiesto tramite pec il 24 agosto 2023. Sarà quindi il tribunale a richiederlo direttamente, “da acquisire entro 20 giorni dalla data odierna”.

Prossima udienza l’8 aprile.

 

Elena Casetto e la mamma
Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI