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La sentenza

Neonata morta in ospedale: assolta la ginecologa

La piccola era deceduta mezz'ora dopo la nascita all'ospedale di Ponte San Pietro. Accusa e difesa hanno avanzato la stessa richiesta ma con formule diverse

Ponte San Pietro. Piange Lara Bosisio, la mamma di Aurora, la piccola nata all’ospedale di Ponte San Pietro il 20 novembre 2018 e deceduta solo mezz’ora dopo. Il giudice Giovanni Petillo ha appena assolto la ginecologa di 43 anni accusata di omicidio colposo. Se con la formula per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste lo stabilirà in seguito, quando depositerà le motivazioni della sua decisione tra 90 giorni.

D’altronde anche il pubblico ministero Giancarlo Mancusi, nella sua breve requisitoria, ha chiesto l’assoluzione per la dottoressa. Ma lui l’ha fatto con formula dubitativa. “Il quadro è confuso e alcune valutazioni dei consulenti sono cambiate a dibattimento, soprattutto per quanto riguarda gli orari”. C’era stato un passaggio di consegne quel giorno durante il travaglio di Lara “ma non è chiaro chi ha fatto cosa”, spiega il pm.

Rispetto alla lettura dei tracciati ecografici della piccola i pareri dei consulenti si discostano: quella del pm, la dottoressa Yao Chen, dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Pavia, reputa sospetto il tracciato cosiddetto di tipo 2, mentre l’esperta nominata dalla difesa, la dottoressa Maria Rosaria Di Tommaso, lo considera neutro, non allarmante.

Su questo aspetto si concentra anche la difesa, retta dall’avvocato Claudia Zilioli. “I tracciati non sono l’unico parametro da tenere in considerazione per stabilire il benessere fetale. La situazione non destava nessuna preoccupazione, il travaglio non era problematico, la gravidanza era andata bene, non si poteva prevedere ciò che poi è accaduto. Alle 20.40 il tracciato è diventato di tipo 2, la situazione era neutra, poteva migliorare o anche peggiorare, ma in quel momento non era allarmante”.

L’avvocato reputa il capo d’imputazione “completamente sbagliato. Ha sbagliato il medico legale che ha eseguito l’autopsia e ha sbagliato il consulente del pubblico ministero. Innanzitutto la ginecologa non era di guardia, ma era reperibile. Ha seguito lei la paziente Bosisio fino alle 20, quando ha finito il turno, poi ha fatto il passaggio di consegne e, invece di andare a casa, è rimasta in ospedale per sbrigare alcune pratiche. Non c’è stata quindi una co-gestione del caso. La dottoressa è stata chiamata dall’ostetrica al momento del parto ed ha utilizzato correttamente la ventosa per far nascere la bambina”.

Altro punto sul quale si è soffermata la difesa è la somministrazione alla paziente dell’ossitocina che, secondo il capo di imputazione e il medico legale, avrebbe causato uno stress fetale. “Il farmaco non è stato somministrato dalla dottoressa ma da un altro medico alle 18 – dichiara l’avvocato Zilioli -. Secondo le linee guida dell’ospedale la procedura seguita è stata corretta, considerato anche il fatto che la paziente aveva subito una partoanalgesia e l’ossitocina aiuta a stimolare le contrazioni. Il farmaco le era stato somministrato a dosi molto basse e continue e non c’era nessun motivo di sospenderlo dato che il tracciato del feto non si era modificato. Ciò significa che non c’è un nesso di causa con il decesso. L’ossitocina è stata sospesa solamente alle 20.20, quando la collega subentrata alla mia assistita ha visto che il tracciato si modificava”.

Infine l’avvocato sottolinea: “Non vi era nessuna necessità di procedere con un taglio cesareo, almeno fino alle 20, orario nel quale l’imputata era in servizio”.

La difesa chiede quindi l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non costituisce reato e il giudice accoglie.

 

Tribunale
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