Martinengo. I familiari non riescono a darsi spiegazioni. Come il fratello Angelo, falegname anche lui e residente a Brusaporto. Lì Diego Rota aveva abitato a lungo, prima di trasferirsi a Martinengo una dozzina di anni fa.
La villetta di via Cascina Lombarda, tra i campi e la zona industriale del paese, era casa sua ma anche sede legale della sua attività. Un’abitazione pensata a sua immagine e somiglianza, plasmata dal suo talento e dalla sua passione per il legno. “Ho cominciato facendo il fabbro ma è nel legno, un materiale caldo e vivo, che ho trovato il modo ideale per esprimermi”, si legge sul sito web del 56enne ucciso con almeno dieci coltellate dalla moglie Caryl Menghetti, dieci anni più giovane, nella loro camera da letto.
L’uomo, titolare della R.D.esign, aveva un’attività in proprio e una passione forte per tutto ciò che si realizza con il legno, il materiale principe della sua attività lavorativa. Riparava e creava mobili su misura e si autodefiniva “un perfezionista”, “una persona dinamica”.
![Omicidio a Martinengo: moglie accoltella il marito](https://www.bergamonews.it/photogallery_new/images/2024/01/omicidio-a-martinengo-moglie-accoltella-il-marito-763622.jpg)
Dalla moglie Caryl aveva avuto una bimba (dopo la tragedia affidata ai nonni su disposizione della Procura dei Minori di Brescia). La donna, attualmente senza impiego, in passato aveva aperto un centro estetico in via Isonzo a Romano di Lombardia, nella zona del supermercato Conad, e aveva gestito un chiosco all’interno del parco Suardi a Bergamo.
Nel loro passato non c’è traccia di maltrattamenti e violenze, ma la donna temeva che il marito potesse fare del male alla figlia. Pensieri ossessivi privi di fondamento, secondo chi indaga. L’uomo, incensurato, ha accompagnato giovedì mattina la moglie in ospedale a Treviglio, dove era già stata sottoposta a trattamento sanitario obbligato qualche anno prima. Aveva pronunciato frasi sconnesse e deliranti nei confronti del 56enne, ma sarebbe stata dimessa poco dopo con una terapia farmacologica. Dall’ospedale, sulla vicenda, nient’altro che un secco “no comment”.
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