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La recensione

La leggerezza e il dramma del cabaret tedesco degli anni ’30 conquistano il teatro Sociale

Bubikopf, tragedia comica per pupazzi, è un’opera minimalista e potente, che fa sorridere ma anche riflettere

Bergamo. Il palco è spoglio, al centro della scena solamente due muri che si aprono e si richiudono e tra di essi si muovono il talento e le marionette di Silvia Fancelli, Damiano Augusto Zigrino, entrambi anche attori e ideatori di Politheater. La vicenda si svolge nel periodo storico in cui il cabaret tedesco raggiunse il suo apice, ovvero la Repubblica di Weimar, quando l’illusione del benessere portò molti tedeschi a frequentare questo genere di locali. L’atmosfera di fondo tuttavia non è né allegra né spensierata… Bubi, la protagonista, canta per pochi spiccioli nelle strade e il suo grande talento la porta diretta­mente dalla strada al palcoscenico, grazie ad Hullo, il capocomico di una compa­gnia di cabaret che cerca di sopravvivere in tempi molto incerti. Ben presto infatti emergono tutte le difficoltà: sia quelle interne alla compagnia dove amori, gelosie e voglia di primeggiare rendono la vita del cabaret piuttosto movimentata, sia quelle esterne che rendono la vita dei attori e produttori sempre più complicata.

Dalla strada provengono infatti rumori e notizie inquietanti che preannunciano l’arrivo dei “Cani Sciolti”, un gruppo armato reazionario in ra­pida e violenta ascesa. Così sul palco si alternano tragedia e commedia e i due attori sono abilissimi nell’impersonare e dar voce ai diversi personaggi tra cui Hedwig la diva, Suse la primadonna e Ri­chard il compositore. Lo spettacolo è ben congegnato e nella scarsità di “effetti speciali” emergono prepotentemente sia le capacità dei due attori sia quella del regista Neville Tranter, maestro consacrato del te­atro di figura a livello mondiale. Quest’ultimo, approdato in Europa dall’Australia con il suo gruppo Stuffet Puppet Theatre, lavora con pupazzi a dimensioni umane ma­nipolati dagli attori, in spettacoli di potente suggestione teatrale ed è diventato un punto di riferimento per gli artisti europei.

Il pubblico gradisce e applaude a scena aperta, soprattutto di fronte alle esibizioni canore di Silvia Fancelli, capace, insieme al suo compagno di scena Damiano Augusto Zigrino, di dare voce e vita ai diversi personaggi con grande competenza e sincronia. Va inoltre sottolineato che le figure utilizzate in scena sono state realizzate interamente a mano dai due attori che utilizzando molteplici materiali: dal legno alla carta, alla gommapiuma.

Bubikopf, spettacolo nato nel 2019, trae il nome dall’iconica acconciatura che portavano tutte le donne alla moda nel periodo storico in cui è ambientata l’opera ed è un ritratto delicato e struggente di un’epoca, purtroppo sempre attuale, in cui vanità e spensieratezza possono presto lasciare il posto alla tragedia e al dolore.

 

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