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Tra consuntivi e previsioni

Terziario, le 44mila imprese bergamasche mostrano segni di cautela sul trend del 2024

Pierluigi Ascani, presidente di Format Research: "Rallentamento dell’economia del settore in linea col deterioramento generale che si ravviserà a livello nazionale, dovuto sia al contesto macroeconomico sia ai rischi geopolitici a livello internazionale”

Bergamo. “Dopo un anno, il 2023, in cui le 44mila imprese bergamasche del Terziario hanno mostrato un livello di resilienza superiore a quello della media nazionale, per la fine del 2024 si prevede invece un rallentamento dell’economia del settore, in linea col deterioramento generale che si ravviserà a livello nazionale. Rallentamento dovuto sia al contesto macroeconomico sia ai rischi geopolitici a livello internazionale”.

Questa la tranchant conclusione di Pierluigi Ascani, presidente di Format Research, su trend e risultati che a fine anno 2024 metterà in luce l’economia del Terziario in provincia di Bergamo, sulla base di quanto emerso dal freschissimo (aggiornato a pochi giorni fa) ‘Rapporto di ricerca’ condotto su incarico di Ascom Confcommercio Bergamo, presentato questa mattina. Unica nota consolatoria: “Pur se in difficoltà, le imprese del Terziario di Bergamo e provincia continueranno a mostrare performance superiori alla media nazionale”.

Una linea, quest’ultima, che anche il presidente di Ascom Confcommercio Bergamo, Giovanni Zambonelli, si è sentito di sposare, pur non nascondendosi e non nascondendo i quattro macrorischi che, a livello globale, nel 2023 hanno rallentato il ritmo di ripresa economico, avviato nel biennio 2021-2022: Inflazione e politiche monetarie, Rallentamento economico della Cina, Situazione geopolitica e Rallentamento della crescita economica globale.

Se la gestione dell’inflazione, da parte delle Banche centrali, ha avuto un impatto significativo sui tassi d’interesse e sui costi dei prestiti (con un crescente peggioramento dei tassi che, forse, invertirà la rotta solo dopo il 30 giugno; ma non è detto), il rallentamento della crescita economica globale (con una previsione di riduzione dal + 3,5% del 2022 al + 3% dell’anno scorso) ha avuto e avrà effetti anche sul nostro Paese (che dal + 3,7% del 2022 è passata ad una proiezione del + 1,1% a fine 2023 e che per quest’anno prevede una crescita inferiore al punto percentuale); se la preoccupazione per un rallentamento dell’economia cinese è sempre più considerata come un rischio per l’economia globale (dal + 10% di produzione industriale registrata a fine 2021 si tenderà a scendere ad un + 4% a fine 2025 e se il Pil cinese si dimezzerà, passando dal +8% registrato a fine 2021 al + 4% immaginato per fine 2025), le tensioni geopolitiche, ed in particolare l’aggressione della Federazione russa nei confronti dell’Ucraina (di cui tra un mese ricorrerà il secondo anniversario), hanno avuto un effetto diretto sui mercati energetici ed un impatto indiretto sull’incertezza economica globale. E italiana, in particolare.

“Le imprese del Terziario – ha evidenziato Ascani – hanno registrato variazioni dei costi delle bollette, tra l’inverno ’19-’20 e quello in corso, dal 94 al 111%. In dettaglio: + 94% per il comparto Commercio no food, + 96% per il Commercio food, + 97% per i Bar, +108% per i Ristoranti e + 111% per Alberghi e altre strutture ricettive”.

In questo complesso scenario, che definire fluido è poca cosa, lo scorso anno nel Terziario bergamasco si è assistito ad un recupero del tessuto imprenditoriale: sono nate più imprese rispetto al 2022 (813 rispetto alle precedenti 783) e ne sono cessate di meno (1468 contro le 1847 dell’anno precedente). Effetto diretto: deciso miglioramento del saldo, passato da quota – 1064 del 2022 a – 655 di dicembre 2023.

Nell’arco dell’anno alle spalle, si è poi assistito ad un consolidamento della fiducia manifestata dalle imprese del Terziario bergamasco, sull’andamento dell’economia italiana e, ancor di più, della propria attività. “Le imprese del territorio – ha spiegato ancora il presidente di Format Research – si sono mostrate più ottimiste rispetto alla media nazionale (dove la fiducia è calata da 39 del primo semestre a 36 del secondo) con indicatore a quota 43 tra gennaio-giugno e 42 nel periodo luglio-dicembre. Se la fiducia regge, decisamente più accentuato è il livello di quella che gli imprenditori ripongono nella propria impresa, che sale dall’indicatore 48 (rilevo alla fine del primo semestre) a 51 nel secondo scorcio del 2023”.

Altro elemento emerso dalla Ricerca commissionata da Ascom Confcommercio Bergamo: il livello dei ricavi del Terziario bergamasco è risultato in crescita, confermando il trend in atto da un anno e mezzo: a quota 53 nel secondo semestre 2023 (cinque punti in più rispetto al dato nazionale) dopo aver toccato quota 48 a fine giugno (in linea col dato nazionale).

Buone notizie anche dal fronte dell’occupazione. Le imprese del terziario hanno ripreso ad assumere (l’ultimo indice semestrale ha toccato quota 53 a settembre e le previsioni per fine marzo indicano un leggero passo indietro, a quota 52. Se il 42% circa delle imprese interpellate ha risposto di aver incontrato “poca o nessuna difficoltà” nel reclutamento delle risorse umane, il 58% si è invece espresso in maniera differente. “Molte” le difficoltà incontrate dal 37% del campione testato, poco più di 21% dice di aver incontrato “abbastanza difficoltà”.

Come abbiamo visto, la crisi dei prezzi dell’energia ha impattato notevolmente anche sulle imprese del Terziario: il 60% di esse ha ravvisato un incremento dei prezzi praticati dai fornitori; solo un risicatissimo 3,6% segnala una flessione di tale indicatore. A seguito dell’aumento del costo dei fornitori, il 70% delle imprese ha aumentato i prezzi di vendita: nel 30% dei casi, gli aumenti praticati dalle imprese sono stati inferiori rispetto all’aumento dei costi sostenuti, mentre in poco meno del 40% dei casi i prezzi di vendita “sono stati aumentati in proporzione all’aumento dei costi.

In questo contesto, si è ovviamente registrata una frenata dell’indicatore della liquidità nel Terziario.

Dalla Ricerca è infine emersa una diminuzione del numero di imprese che hanno chiesto credito (il 26% rispetto al 30% di marzo 2023). “Probabilmente – ha spiegato il presidente Zambonelli – ciò è accaduto perché i titolari di una parte delle attività hanno preferito far ricorso a prestiti già riscossi in precedenza, ma non intaccati, piuttosto che chiederne di nuovi, a condizioni decisamente meno vantaggiose”. Detto ciò, tra quelle che hanno inoltrato la richiesta, tre su quattro hanno viste accolte le domande, mentre uno su quattro ha ottenuto un prestito minore di quello richiesto. Il 14,3% è in attesa di risposta, mentre il 9% si è visto respingere la domanda.

In un contesto generalizzato di difficoltà, in termini di offerta di credito, lo scorso anno si è assistito ad un innalzamento dei tassi d’interesse e delle condizioni generali del credito. Le imprese bergamasche del Terziario hanno rilevato un incremento dei tassi, seppur con un indice migliore rispetto al resto d’Italia (indice 52 contro 42 a livello nazionale) oltre che dei costi complessivi dei servizi bancari.

 

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