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Il caso

Al cementificio di Calusco aumentano le tonnellate di rifiuti da bruciare: sei comuni fanno ricorso al Tar

L'aumento da 30mila a 110mila tonnellate all’anno fa infuriare sei sindaci: Solza (Bergamo), Merate, Paderno d’Adda, Robbiate e Imbersago (Lecco), Cornate d’Adda (Monza e Brianza)

Calusco D’Adda. Polemiche nell’Isola. L’aumento dei rifiuti proposto dal cementificio di Calusco d’Adda, che ha ricevuto il via libera da tutti gli organi competenti, non è stato gradito dai sindaci dei comuni circostanti. E il caso si è aperto, con due ricorsi presentati al Tar.

A raccontare la vicenda è Il Fatto Quotidiano, che spiega come lo storico impianto (aperto da Italcementi nel 1907) abbia ottenuto tutti i permessi da parte di Comune, Provincia, Arpa e dalle ATS di Bergamo e di Monza Brianza, per aumentare il carico di rifiuti solidi non pericolosi, in “parziale sostituzione dei combustibili fossili convenzionali”, da 30mila a 110mila tonnellate all’anno. Praticamente più del triplo.

Fatto che ha mandato su tutte le furie sei sindaci dei paesi circostanti: da Solza (provincia di Bergamo) a quelli dall’altra parte dell’Adda, vale a dire Merate, Paderno d’Adda, Robbiate e Imbersago (provincia di Lecco) e Cornate d’Adda (Monza e Brianza). Insieme alla Provincia di Lecco e al Parco Adda Nord – che comprende i territori di pianura attraversati dal fiume Adda, a valle del ramo lecchese del lago di Como – hanno presentato due ricorsi al Tar, contro Ats per non aver fornito risposta alla richiesta di accesso agli atti e contro la Provincia di Bergamo per aver sospeso e annullato le autorizzazioni all’incremento del carico di Combustibili Solidi Secondari ammissibili da bruciare.

“L’impianto si trova in una delle zone più inquinate d’Italia e in pieno centro abitato – denunciavano gli attivisti del comitato La Nostra Aria e di Rete Rifiuti Zero Lombardia a Il Giorno lo scorso novembre -. Le informazioni disponibili sullo stato di salute dei cittadini residenti in zona sono già drammatiche: i tumori allo stomaco negli uomini hanno un’incidenza del 20% superiore, il mesotelioma sempre per gli uomini del 42%, il linfoma non Hodgkin per uomini e donne del 40%, il carcinoma mammario dell’87% in più”.

La società nei mesi scorsi aveva affermato che la nuova proposta prevedeva “l’incremento dei quantitativi di combustibili alternativi” al fine di “ridurre le emissioni di anidride carbonica e soprattutto, sostituire fonti fossili non rinnovabili con materiali come carte e cartoni non più riciclabili, tessuti, plastiche non riutilizzabili, senza impatti per l’ambiente e la salute”. Tesi sostenuta al Fatto Quotidiano anche dal sindaco Michele Pellegrini (“L’utilizzo di combustibili alternativi a quelli fossili è auspicabile che migliori la situazione”). Da ATS Bergamo sostengono che che “in attesa degli esiti del ricorso al Tar non procede nel fornire informazioni sulla vicenda”.

 

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