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L'inchiesta

Incendio in via Moroni, l’ipotesi del flessibile e quel picco nei consumi di energia prima delle fiamme fotogallery

Il punto sulle indagini dopo il rogo dello scorso agosto: unico indagato il titolare della ditta alla quale erano stati appaltati i lavori di ristrutturazione. Il 27 febbraio incidente probatorio

Bergamo. Un picco nei consumi di energia elettrica sarebbe stato registrato poco prima che le fiamme divampassero lo scorso 21 agosto in via Moroni, quando un grosso incendio distrusse una superficie di circa 300 metri quadrati, a partire dall’ultimo piano dello stabile, per poi propagarsi alle palazzine adiacenti. Decine le persone rimaste sfollate.

Un elemento che non gioca a favore di R.C., titolare delle ditta artigiana di Brembate che aveva firmato il contratto d’appalto per i lavori di ristrutturazione nello stabile al civico 20, quello dal quale partirono le fiamme. Unico indagato per incendio colposo, l’impreditore disse che quel giorno la sua squadra di operai aveva semplicemente scaricato del materiale, senza iniziare alcun tipo di lavori.

L’ipotesi è che quella mattina sia stato invece utilizzato un flessibile, dal quale potrebbe essere divampata la fiammata. Il materiale con cui sono stati realizzati i palazzi (piuttosto datati), il vento che soffiava a velocità doppia rispetto al solito e le elevate temperature avrebbero fatto il resto, alimentando i continui focolai.

Il pubblico ministero Antonio Pansa, titolare del fascicolo d’inchiesta, ha accolto la richiesta di incidente probatorio avanzata dagli inquilini degli appartamenti interessati dalle fiamme. Il giudice per le indagini premilinari Federica Gaudino lo ha disposto per il 27 febbraio. L’obiettivo è fare maggiore chiarezza possibile, anche se non ci si aspettano grosse novità rispetto a quanto già ricostruito dai vigili del fuoco. L’abitazione, totalmente distrutta, è ancora sotto sequestro.

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