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L'intervista

“Le città del futuro saranno più verdi, ma serve pianificazione e formazione”

L’architetto paesaggista Monica Botta, membro del Comitato Scientifico dell’Accademia ‘I Giardini del Benessere’ (Coop. OIKOS – Associazione Arketipos), spiega contenuti e obiettivi del corso per progettisti del verde in partenza il 17 gennaio 2024

Architetto, cosa si intende quando si parla di “benessere” associato ad un giardino o ad un’area verde?

Quello del “benessere verde” è un concetto che può essere declinato in tanti modi. Parliamo del beneficio nel godere di uno spazio verde in particolare per le persone, legato ad aspetti sensoriali, all’attività motoria, di relazione e di cura che si compie in questi luoghi. Ma il tipo di progettazione che riguarda nello specifico quello di cui mi occupo, ovvero gli healing gardens (dall’inglese, giardini terapeutici, giardini del benessere), porta benessere anche all’ambiente stesso, perché si basa su scelte oculate delle specie arboree, sul design, sulle ergonomie, su metodi manutentivi e cura del paesaggio. Che per le persone sia fondamentale immergersi nella natura per recuperare ossigeno e migliorare il proprio stato di salute è indubbio, lo abbiamo capito bene durante la pandemia. È importante però anche come si sta nel verde. Bisogna viverlo con consapevolezza dei benefici che è in grado di portare, senza distrazioni.

Perché è così importante portare il verde nell’ambiente lavorativo?

Dalla mia esperienza posso dire di aver visto quanto migliori l’approccio nei confronti della propria attività lavorativa una progettazione che tenga conto dell’elemento naturale. Faccio alcuni esempi, che possono apparire banali ma che hanno un grande impatto: svolgere riunioni in un terrazzo o in un giardino aziendale allenta le tensioni che si possono creare all’interno di una stanza. Un’area riservata alla pausa pranzo ricca di elementi naturali o la possibilità di mangiare in un cortile portano un livello maggiore di relax a persone che passano otto ore in locali chiusi, dove in alcuni casi non è nemmeno garantito l’ingresso della luce del sole e non è percepibile il passaggio tra le diverse fasi della giornata e tra le stagioni. Sto parlando di una fabbrica ma anche, ad esempio, di un reparto di radiologia nel seminterrato di un ospedale. Penso anche al fatto che non tutti a casa possono fruire di un giardino o di spazi verdi: trovarli sul posto di lavoro porta grandi opportunità per il benessere collettivo. Generalmente l’elemento verde è un ritaglio all’interno di un grande progetto architettonico aziendale: bisognerebbe pensarlo invece come una risorsa per tutti.

Una grande attenzione all’interno dell’Accademia è dedicata ai giardini terapeutici, collocati in strutture sanitarie e di riabilitazione, RSA, Centri Alzheimer. Quanto si stanno diffondendo?

Molto, lo si può notare in un numero sempre maggiore di bandi nazionali e internazionali. In questo caso il giardino è considerato un’estensione del luogo di cura, con tutti i benefici derivati dalla vegetazione, dagli arredi, dagli ausili e da molti altri elementi che lo caratterizzano. La massima efficacia però si raggiunge quando il giardino terapeutico non rimane un elemento isolato ma è inserito in una struttura dove vengono promossi percorsi a questo legati. L’efficacia della fisioterapia svolta in esterno è molto più alta di quella al chiuso. Il giardino porta a relazioni, ad un tempo prolungato di incontro con i parenti, ad un miglioramento evidente della qualità della vita delle persone – non solo degli ospiti. Perché cura significa guardare alle persone in senso olistico, attenti alla qualità della loro vita anche nella malattia.

Per gli enti pubblici la sfida è anche quella di una progettazione dei centri abitati basata, in tema di verde, su un approccio “integrato”. Cosa significa?

Significa progettare tenendo conto dell’apporto di professionalità differenti come professionisti tecnici (architetti, agronomi, geologi, ecc…), professionisti che si occupano della collettività (psicologi, sociologi, medici), fino alle aziende, che possono lavorare in sinergia fra loro affinché la progettazione del verde porti benefici alle persone e all’ambiente. È significativo che un progetto come quello dell’Accademia ‘I Giardini del Benessere’ sia nato da una realtà – la Cooperativa OIKOS – che conosce bene questi temi e per la quale il benessere delle persone e dell’ambiente è fondamentale.

Negli ultimi anni sono diverse le iniziative (a partire dai giardini verticali sui palazzi di Milano) che puntano a portare la natura nei centri abitati. Come vede la città del futuro?

Alcuni dei progetti più noti hanno fatto scuola, altri hanno fatto discutere. Ma non rappresentano una novità: dai Giardini Pensili di Babilonia alla Singapore di oggi, l’elemento naturale è sempre stato inserito. La città del futuro sarà sicuramente più verde. La sensibilità tra i professionisti è cresciuta, ma credo che ci sia molto da fare sulla pianificazione integrata del verde, e con una prospettiva di lungo periodo. Tutto questo patrimonio arboreo va poi mantenuto con criterio, utilizzando tecnologie efficaci ma anche metodi di gestione virtuosi, per cui sono fiduciosa che questo obiettivo di rinverdimento delle città sia raggiungibile.

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