Milano. “Abbiamo vinto bene. Vincere qui è sempre un’impresa per noi: abbiamo sofferto la prima mezz’ora, non tanto per le occasioni ma per le idee di gioco che non riuscivamo ad esprimere. Poi siamo cresciuti e nel secondo tempo abbiamo fatto ancora meglio: vincere in questo modo è una grande iniezione di fiducia”. Così Gian Piero Gasperini ha commentato in conferenza stampa il successo per 1-2 dell’Atalanta sul campo del Milan.
Milan-Atalanta, la conferenza di Gasperini
“Siamo molto contenti: la semifinale era un obiettivo, non è mai facile da raggiungere, non avevamo nessun vantaggio a giocare a Milano e abbiamo visto squadre importanti uscire. È una competizione che quando si arriva alle semifinali piace a tutti e fa gola. Basta guardare l’albo d’oro”.
Il successo vale doppio, perché arriva tre giorni dopo la prestazione di Roma: “Giocare in tre giorni all’Olimpico, in uno stadio con 70mila persone, e poi venire qui davanti a 64mila persone e proporci come Atalanta, mettere in difficoltà le big, fare risultato vincere, per me vale come una coppa”.
E il prossimo passo? “Un titolo per la mia gestione sarebbe importantissimo? Forse sì. Ma prima di me l’Atalanta faceva 50 punti a volte, ora si compete sempre con piazze superiori. Cosa deve vincere l’Atalanta? Lo Scudetto, la Champions? La Coppa Italia forse è l’unica. Ma non è che se non vinciamo il resto non vuol dire niente. Non è solo una coppa, ognuno deve misurarsi sulle sue forze”.
“Siamo andati 3 volte in Champions di fila, non equivale a una coppa? Due volte abbiamo sfiorato il 2° posto. Per me sono delle coppe. La Champions dà una cosa importantissima: i soldi. Chi ci va ha un surplus che permette di essere ancora più competitivo. A volte penso che le big se non ci arrivano hanno perdite notevoli. Per l’Atalanta è stata la vittoria di una lotteria, non vorrei diventi un problema: io dico sempre che l’Atalanta è costretta a vendere per stare in alto e deve puntare sui giovani. Chi vince gli scudetti ha squadre forti e le rinforza. Noi non possiamo essere non sostenibili”.
Discorso anche sul Var: “Vedo una competizione tra arbitri e Var e non capisco bene chi arbitra: il Var è nato per ridurre gli errori gravi degli arbitri, adesso si vedono stuazioni in cui non si capisce quando è rigore o no. Ci sono episodi in cui tutti strillano, tutti gridano, quando la gente non ha certezza di regolamento non va bene: si arriva su rigorini che l’arbitrp non vede. Se anziché cercare di risolvere i problemi il Var cerca i problemi, poi qualcosa si trova”.
“Di Bello è un gran maleducato” ha aggiunto a Mediaset, “prima della partita mi è passato davanti e non mi ha neanche salutato. Non è obbligato, ma non mi ha salutato”.
Il commento di Stefano Pioli: “Siamo delusi, volevamo un altro risultato. Dal campo non avrei mai assegnato il rigore di Jimenez, faccio fatica a capirlo. Così come fatico a capire come mai non si sia stato neanche rivisto il calcio di rigore”.
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