L’Atalanta torna da Roma con un un punto arrivato sudando la maglia, lottando per oltre cento minuti, resistendo. Doti che storicamente contraddistinguono la Dea, riemerse con forza nella “corrida” dell’Olimpico, come l’ha rinominata Gian Piero Gasperini.
Una definizione che va oltre le semplici questioni arbitrali: è il ritratto di una partita fallosa, sporca, sofferta, nella quale i nerazzurri hanno dimostrato di saper restare mentalmente dentro le dinamiche di gioco per i cento minuti giocati ad altissima intensità.
In una notte in cui il filtro del centrocampo non è stato brillante come al solito, a salire in cattedra è stata la difesa, chiamata ad uno dei test più duri dell’intera Serie A, perché quando si parla di Paulo Dybala e Romelu Lukaku si parla di giocatori che in passato hanno dominato il campionato italiano.
Di fronte alla coppia giallorossa, Giorgio Scalvini, Berat Djimsiti e Sead Kolasinac hanno vissuto una serata più che impegnativa. Anche perché il fiato tende inevitabilmente a mancare: se si fa eccezione per la trasferta in Polonia, da due mesi il trio è costantemente sollecitato e chiamato a fare gli straordinari, andando anche oltre i problemi fisici con cui ha dovuto fare i conti.
Lo scenario potrebbe presto cambiare e proprio nel match che ha chiuso il girone d’andata c’è stato un primo assaggio, perché si è finalmente rivisto il José Palomino dei giorni migliori. Un quarto d’ora per tappare ogni buco con precisione e determinazione, a suo agio come sempre nei finali concitati, in cui conta soprattutto spazzare la palla lontano dall’area.
Al netto delle situazioni di mercato che lo potrebbero riguardare, il centrale argentino si è dimostrato una volta di più un giocatore ancora utilissimo, nonché membro del “gruppo storico” su cui Gasp batte spesso. Come d’altronde è Rafael Toloi, prossimo al rientro dopo aver lavorato in buona parte in gruppo già lunedì mattina. Non è da escludere una sua convocazione già per il quarto di finale di Coppa Italia di San Siro contro il Milan di mercoledì 10 gennaio.
A ciò si aggiunge il rinforzo Isak Hien, portato dal mercato come primo colpo (e forse unico) per allungare le forze nel reparto arretrato. Entrato anche lui nel finale, si è calato bene nella nuova realtà mettendo anche a referto un paio di chiusure.
Forse è ancora un po’ presto per definirle “certezze”, perché quella che conta è la prova della continuità, ma la sensazione è che ci si arriverà presto. Anche perché il trio di cui sopra ha fisicamente necessita di riposare.
Le quasi due settimane libere da impegni tra i match casalinghi contro Frosinone (15 gennaio) e l’Udinese (27 gennaio) saranno provvidenziali per riallineare le condizioni del gruppo, con la difesa in primis: la sensazione è che quanto visto a Roma, senza peraltro commettere errori, sia solo un inizio.
commenta